La riforma agraria costituisce da moltissimo tempo uno dei principali problemi ancora irrisolti su scala mondiale e in particolare in America Latina. Questo problema è strettamente legato a una gestione razionale del territorio, alla salvaguardia ambientale e all’eliminazione della fame e della malnutrizione.

Come affermato dal direttore regionale della Fao per l’America Latina, Raul Benitez, in una recente intervista, il potenziamento dell’agricoltura familiare costituisce un fattore chiave per avanzare nella soluzione di questi problemi strategici.

Restituire l’agricoltura ai piccoli produttori e agevolarne la presenza sul mercato, dando particolare attenzione alle questioni poste dai popoli indigeni e dai settori più vulnerabili della popolazione, può rappresentare una risposta efficace su molti piani, ma a tal fine va contrastato l’accaparramento delle terre, il cosiddetto land grabbing, da parte di multinazionali e di fondi sovrani. A ciò si accompagna la necessità di limitare il latifondo, obiettivo enunciato dalle più recenti Costituzioni di molti Stati latinoamericani.

La riforma agraria, peraltro, continua ad essere un tema di scottante attualità politica. Ciò è dimostrato fra l’altro dal recente rovesciamento del presidente costituzionalmente eletto del Paraguay, Fernando Lugo, proprio a seguito di un oscuro e controverso episodio avvenuto a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine contro un gruppo di contadini che avevano occupato delle terre, che si è concluso con una ventina di morti tra contadini e poliziotti.

In un Paese come il Paraguay, dove l’85% delle terre appartiene al 2% della popolazione e continuano a registrarsi pressioni e interventi delle più potenti multinazionali agricole, la questione della terra conferma il suo rilievo centrale. Una coalizione di ambientalisti e organizzazioni contadine, l’Alianza Biodiversidad, ha denunciato le responsabilità delle grandi corporation dell’agribusiness, con alla testa Monsanto e Cargill, insieme ai grandi proprietari terrieri e ai politici complici.

Non possono peraltro essere sottolineate le implicazioni di ordine internazionale. La nuova leva dei governi democratici latinoamericani è soggetta da tempo a tentativi di rovesciamento promossi da centri di interesse legati agli Stati Uniti e alla loro politica storicamente interventista e imperialista nei confronti del continente. Un modello di intromissioni e sostegno a colpi di Stato che ha costantemente segnato la storia di quella parte del mondo almeno a partire dalla proclamazione della cosiddetta Dottrina Monroe.

Oggi però è oggettivamente più difficile, per le amministrazioni statunitensi, scardinare i governi democraticamente eletti dell’America Latina, come fu fatto con Salvador Allende e molti altri, sia in virtù dell’appoggio popolare che tali governi ricevono, sia per i nuovi legami di solidarietà reciproca e per l’adesione e fedeltà a valori democratici comuni da parte di essi, da ultimo riaffermati dalla Dichiarazione di Caracas del 4 dicembre 2011, costitutiva della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC).

Tale sentimento democratico comune si traduce anche in iniziative efficaci per il mantenimento della legalità e del diritto, come dimostrato dalla scelta dell’organizzazione regionale di integrazione economica Mercosur di escludere il nuovo governo paraguayo proprio in considerazione della procedura illegale con la quale Lugo è stato esautorato dal potere. La contemporanea adesione a tale ultima organizzazione della Repubblica bolivariana del Venezuela esalta ulteriormente le sue già fortissime potenzialità economiche, dando vita a un’unione regionale che dispone di un terzo delle risorse idriche e di un terzo delle terre coltivabili dell’intero pianeta.

Occorre in conclusione augurarsi il ristabilimento dello Stato costituzionale di diritto in Paraguay, che consenta la reintegrazione piena di tale Stato nella comunità dei Paesi latinoamericani, che è nell’evidente interesse della stragrande maggioranza della sua popolazione, così come di quella latinoamericana nel suo complesso. Lascia ben sperare, in questo senso, la decisione di Lugo di continuare a battersi, unitamente a settori consistenti del popolo del suo Paese, per il rispetto della Costituzione del Paraguay e dei valori democratici oggi comuni a tutti, o quasi, gli Stati latinoamericani.

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