“Insieme”. La parola la pronunciano sia Mario Monti sia Angela Merkel. Appena pochi giorni dopo il vertice Ue, l’Italia e la Germania si compattano con l’obiettivo di rilanciare la crescita. Il clima è apparso notevolmente più disteso della notte tra giovedì e venerdì scorsi, quando l’estenuante braccio di ferro è stato poi vinto dal Professore. Il presidente del Consiglio e la cancelliera si sono lasciati con rassicurazioni incrociate: da una parte la Merkel ha parlato di un “rafforzamento della crescita”; dall’altra Monti ha ribadito “la determinazione, che già conosce e apprezza, con cui il governo italiano intende proseguire sulla strada del contenimento di bilancio e delle riforme strutturali e in prospettiva della crescita in un domani, speriamo non troppo lontano”. Tanto da garantire, una volta di più, che l’Italia non ha bisogno di aiuti. Una giornata di focus sul dopo-vertice, insomma, ma che guarda anche al prossimo eurogruppo del 9 luglio (e forse anche il 20) che dovrà mettere a punto e tradurre in dettagli tecnici l’accordo “politico” raggiunto a Bruxelles la scorsa settimana che vede, tra i principali temi, l’utilizzo dei fondi salva-Stati, lo scudo anti-spread e l’Unione bancaria. 

Il vertice bilaterale ha toccato molti argomenti e Monti ne ha approfittato per intervenire su temi di politica interna, come la disoccupazione giovanile che, al 36%, ha definito “inaccettabile”. Dopotutto anche la Merkel non ha parlato solo alla platea europea, ma anche a quella tedesca: ha ripetuto più volte che il risultato del vertice di Bruxelles non ha coinciso con una sconfitta della cancelliera, bensì con una “soluzione soddisfacente per tutti”. 

Il confronto tra ministri e imprenditori. La cancelliera, sorridente, è arrivata a Roma accompagnata da parte del suo governo. Per un vertice intergovernativo che vede schierati, da parte italiana, oltre al premier Monti, anche i ministri degli Esteri, dello Sviluppo Economico, del Lavoro, degli Affari Europei – Giulio TerziCorrado Passera, Elsa Fornero e Enzo Moavero Milanesi. Al vertice partecipa anche il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, che avrà un bilaterale con il collega delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. La delegazione che arriva da Berlino è composta inoltre dal capo della diplomazia, Guido Westerwelle, dal responsabile dei Trasporti Peter Ramsauer e da quello del lavoro e le Questioni sociali, Ursula von der Leyen. E ancora il vicecancelliere e ministro dell’Economia, Philipp Rossler. Monti ha sottolineato l’importanza dell’incontro bilaterale anche sotto il profilo dei rapporti commerciali tra i due Stati (che valgono – ha ribadito Monti – interscambi per più di 100 miliardi di euro). Tanto che erano presenti anche i presidenti delle unioni degli industriali dei due Paesi.

L’impegno e gli obiettivi dell’Italia. Oltre all’orizzonte principale della disciplina di bilancio, Monti ha messo in fila gli altri impegni necessari. Dopo la riforma del mercato del lavoro – ha aggiunto infatti il presidente del Consiglio italiano – stiamo procedendo in un esercizio impegnativo ma molto importante di revisione e riduzione della spesa pubblica, sia per evitare sprechi sia per evitare l’aumento di 2 punti dell’Iva altrimenti necessario dal primo ottobre. “La qualità della spesa pubblica – ha proseguito il capo del governo – è essenziale per una crescita sostenibile in Italia ma anche in Unione Europea, dove la priorità è orientare gli interventi verso la crescita”.

“C’è soprattutto un modo in cui l’Italia si sta sforzando di contribuire” alla stabilità: mettere sotto controllo il disavanzo, infatti avrà nel 2012 un disavanzo del 2% del pil, metà di quello medio Ue. E l’anno prossimo avrà un avanzo in termini strutturali. “Ecco perchè non presenta domanda” per lo scudo antispread, ha detto Monti. Secondo il presidente del Consiglio “l’Italia avrà nel 2012 un disavanzo del 2% del pil, la metà di quello medio europeo e l’anno prossimo avrà un avanzo in termini strutturali”.

“Disoccupazione giovanile inaccettabile”. Ma Monti ha parlato anche di lavoro e soprattutto del lavoro che non c’è: “La disoccupazione giovanile al 36 per cento è inaccettabile”. La riforma del lavoro è stata varata dal governo d’altronde proprio “nell’interesse pubblico e nell’interesse delle future generazioni” e lo scontento di entrambe le parti sociali deriva dal fatto che tale riforma non è stata fatta fabbricare esclusivamente dal metodo concertativo tra le due parti sociali. “La riforma non ha goduto di buona stampa in Italia” ha ironizzato Monti. Molto è dipeso, ha riflettuto, dal fatto che “le parti hanno assunto, da una parte, un atteggiamento desideroso di stravincita, e un desiderio di conservatorismo dall’altra. E quindi la riforma ne è uscita abbastanza svilita da entrambe le categorie”. “Riducendo il peso del settore pubblico nei mercati, anche finanziari – secondo Monti – creiamo più possibilità d’impiego produttivo e lavoro per i giovani”. 

Salvare l’Italia. Monti rivendica e la Merkel riconosce che “lo scopo essenziale del governo – dichiara il capo dell’esecutivo italiano – era di evitare che l’Italia si trovasse ad impensierire ancora di più la cancelliera Merkel o meglio, fuor di metafora, che si trovasse in una situazione simile alla Grecia”. Non solo ma bisognava anche “evitare che livelli molto alti dello spread scoraggiassero alcuni Paesi a perseguire in modo risoluto le politiche economiche intraprese. Questo spiega perchè l’Italia ha chiesto queste misure e perchè l’Italia non fa domanda di aiuto: perchè non si trova nelle condizioni in cui si trovavano Grecia e Portogallo”.

Angela Merkel, dal canto suo, ha voluto evidenziare il fatto che “il governo Monti ha già intrapreso molteplici riforme in tempi rapidi e ci ha annunciato che altre decisioni fondamentali stanno per arrivare”. 

La Germania riconosce gli sforzi. Dal canto suo il cancelliere tedesco ha riconosciuto gli sforzi compiuti dall’Italia e ha ribadito l’esigenza di collaborazione: “Anche nei giorni a venire ci saranno altre decisioni – ha sottolineato Merkel – dobbiamo affermarci sui mercati e dobbiamo scambiarci le nostre esperienze per garantire il lavoro ai giovani, per migliorare le infrastrutture e sostenre le piccole e medie imprese.In un tempo veramente non facile abbiamo la forza di volonta’ di superare le difficolta’ insieme”. Merkel ha quindi sottolineato la necessita’ di “attuare le proposte della Commissione su come portare avanti la crescita economica”.

Germania e Italia insieme per l’Ue. Italia e Germania sono decisi ad affrontare “insieme” le difficoltà e la crisi della zona euro, ha detto la Merkel. L’atmosfera è diversa da Bruxelles: i capi dei rispettivi esecutivi hanno utilizzato spesso i nomi di battesimo. La stessa versione di Monti di ciò che è successo la scorsa settimana al vertice europeo è di notevole fair play: “Al Consiglio europeo abbiamo parlato di nuove misure a breve termine: io sono soddisfatto, e tutti i 17 Paesi dell’Eurogruppo sono soddisfatti perchè sono conclusioni raggiunte all’unanimità”. Versione ripetuta poi dalla cancelliera: “Abbiamo trovato una soluzione soddisfacente per tutti”. Una collaborazione con “tale intensità di scambio” che “è necessario rafforzare giorno per giorno”: siamo tutti “operosi e diligenti”. “Sono sempre riuscita a trovare un’intesa con Mario” ha ripetuto una volta di più la cancelliera. Spiegando così il suo atteggiamento nei confronti delle decisioni dell’incontro di Bruxelles: “Ciò che conta per me è che gli strumenti elaborati dal vertice Ue vadano avanti su regole già in vigore”.

Un’intesa anche più facile, rivela il presidente italiano, perché “la Cancelliera e io lavoriamo molto bene insieme, ma crediamo tutti e due in una cosa che si chiama ‘soziale marktwirtschaft’ competitiva”. Cioè economia sociale di mercato. 

Monti ha anche precisato come Italia e Germania siano “i Paesi più disposti ad una condivisione di sovranità” in ambito europeo “se questo vuol dire avere strumenti di politica economica più efficaci”. Fermo restando, ha precisato il presidente del Consiglio, che ogni Stato deve fare i compiti a casa propria. Ma servono comunque “politiche dell’Unione Europea che possano portare l’Europa a un livello di competitività (della quale la Germania è un esempio illustre) e a livello di presenza economica globale che dia sicurezza ai cittadini e superare stereotipi e pregiudizi che possano costituire un effetto dirompente e un ostacolo alla crescita dell’Unione europea”. Serve un’economia globale “che torni a dare sicurezza ai cittadini europei” e aiuti a “superare stereotipi e pregiudizi latenti” nelle opinioni pubbliche che sono “il fattore dirompente” e il “maggiore ostacolo all’integrazione”. 

La Germania ha un modo in più per convincersene. “Se i nostri vicini in Europa non stanno bene, a lungo andare neppure noi tedeschi possiamo star bene: è nostro interesse che tutti abbiano un positivo sviluppo economico, altrimenti la Germania non portrà mantenere la sua prosperità”.

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