Bossi, col camiciotto verde e quella smorfia che lo blocca in un ghigno di sinistra ebetudine. Maroni, con gli occhialini colorati a riscattare un volto altrimenti troppo dimenticabile. Maroni che brandisce una scopa, triste scettro di saggina per montare su un trono pericolante. Bossi che borbotta e grida, rubando il palco a Maroni. Maroni che sorride torvo e continua a recitare la litania per la cerimonia dell’incoronazione. L’unanimità bulgara dei delegati ad approvare Maroni, le lacrime di Bossi, indegne per uno del nord (“non dare spettacolo”, mi diceva la mia padanissima madre, se mi veniva da piangere in pubblico. Anche a 6 anni). E poi le minacce, le parolacce, le scissioni, gli striscioni scatologici (Italia di merda), i fazzoletti verdi, i soli delle alpi, gli aventini, le ampolle del Po… la sensazione è quella di assistere a un funerale, al battesimo di gente morta.

Dopo che Berlusconi è stato finalmente disarcionato, dopo che la santa alleanza di populisti di destra, estremisti di centro e razzisti di tradizione barbarica, si è sfasciata sotto il peso della catastrofe economica, la cara vecchia Lega Ladrona non conta più niente, raccoglie il 4,5% di consensi, ha stancato perfino la sua tribù. Non sarebbe ora di cominciare a dimenticarla?

Il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2012

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