Italia-Spagna sarà la partita dell’anno, la finalissima che vale il titolo di Euro 2012. E forse non solo: potrebbe decidere anche l’assegnazione del prossimo Pallone d’oro. È il più prestigioso riconoscimento a livello individuale per un calciatore. Fu istituito nel lontano 1956, e da allora tutti i più grandi o quasi (non Pelé e Maradona, fino al 1995 il premio era riservato ai soli europei) l’hanno vinto: da Di Stefano a Beckembauer, da Cruijff a Platini, da Van Basten a Ronaldo. È l’Olimpo del calcio.

Fino ad oggi l’Italia può vantare quattro vittorie: Gianni Rivera nel ’69, Paolo Rossi nell’82, Roberto Baggio nel ’93 e Fabio Cannavaro nel 2006. Anzi, quattro e mezzo contando quella del naturalizzato Omar Sivori nel lontano 1961. Ma non è detto che la lista non possa allungarsi. Da sempre, negli anni di Mondiali ed Europei è stato l’esito dei tornei a determinare l’assegnazione del Pallone d’oro. E, dopo aver eliminato rispettivamente il Portogallo e la Germania, domani in finale a Kiev ci saranno Italia e Spagna.

Vincessero gli iberici, i votanti avrebbero l’imbarazzo della scelta: da Xavi, terzo classificato nelle ultime tre edizioni, a Iniesta, match-winner della finale di Sudafrica 2010 e allora secondo, per finire con Casillas, capitano e primatista assoluto di presenze nella Roja. Ma se invece fossero gli Azzurri ad alzare la Coppa, la rosa dei papabili si restringerebbe notevolmente. Cassano – il numero 10 e forse il talento più limpido di questa nazionale – ha trascorso l’intera stagione ai box per causa di quel problema cardiaco che aveva fatto temere per la sua carriera. Balotelli, che con un gol domani potrebbe anche aggiudicarsi il titolo di capocannoniere di Euro 2012, ha fatto troppo il bad-boy in quel di Manchester per poter puntare al premio. Ci sarebbe Gigi Buffon, il capitano, già secondo nel 2006 alle spalle di chi allora indossava la fascia della nazionale: il Pallone d’oro sarebbe il giusto riconoscimento per quello che da molti è indicato come il più forte portiere della storia del calcio moderno; tuttavia, solo una volta è successo che il premio andasse ad un portiere (al mitico Lev Yashin nel ’63), e anche le voci sulle presunte scommesse illecite di Buffon (che hanno avuto discreta eco all’estero) potrebbero incidere negativamente.

Il favorito fra gli Azzurri è allora Andrea Pirlo: il regista bresciano ha giocato un Europeo su buoni livelli, ed è stato protagonista di una stagione straordinaria – davvero al di là di ogni aspettativa per un giocatore di 33 anni – alla Juventus, con cui ha vinto lo scudetto. Ma, soprattutto, è molto stimato da colleghi e allenatori a livello internazionale, come ha dimostrato la caterva di elogi piovuti da ogni parte del globo dopo il magico “cucchiaio” che ha aiutato l’Italia a passare il turno ai rigori contro l’Inghilterra. La sua è una candidatura forte. E ancor di più lo sarebbe in caso di trionfo.

Su tutti questi nomi, però, pesa l’incognita del nuovo meccanismo di voto. Nel 2010 il premio creato da France Football è stato unificato al Fifa World Player, con conseguente rivoluzione: prima a votare erano 96 giornalisti provenienti da tutto il mondo; adesso a loro si sono aggiunti anche i capitani e gli allenatori di tutte le nazionali facenti parte della Fifa. E fra i due gruppi di votanti non c’è grande omogeneità di vedute: i giornalisti, come già detto, tendono a premiare il giocatore più decisivo nel corso della stagione; i calciatori, invece, il migliore in assoluto. Lo si è visto soprattutto nell’edizione 2010: si pensava che avrebbe vinto Sneijder, protagonista assoluto del Triplete con l’Inter e poi anche ai Mondiali in Sudafrica; o al massimo Iniesta, autore del gol che assegnò il titolo alla Spagna. E invece, tra lo sconcerto generale, il premio andò a Messi.

A far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte furono proprio i voti dei calciatori, molto più soggetti a rivalità e ripicche rispetto ai giornalisti super-partes. E in particolare incisero i voti dei Paesi più periferici. Lo stesso potrebbe accadere anche quest’anno: se è vero che Casillas o Löew non avrebbero difficoltà a votare per il nostro Pirlo, è assai più probabile che il capitano della nazionale delle Bahamas o l’allenatore del Malawi si lascino attrarre dal fascino di nomi più altisonanti.

Come Cristiano Ronaldo, ad esempio: non è riuscito nell’impresa di far vincere per la prima volta il suo Portogallo; ma ha pur sempre segnato quasi 70 gol in stagione, e trascinato il Real Madrid nella Liga. Dopo tre edizioni di attesa e delusioni potrebbe essere la volta buona per tornare ad aggiudicarsi il premio già conquistato nel 2008. Sempre che poi, alla fine di tutto, non lo rivinca Messi. Come negli ultimi tre anni (eguagliato il record di Platini a cavallo tra il 1983 e il 1985). E probabilmente per i prossimi dieci a venire. Il numero uno al mondo è lui, senza alcun dubbio. Se è questo il criterio seguito, il nostro Pirlo – come del resto tutti gli altri – dovrà accontentarsi solo delle briciole.

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