“Vanno cambiate idee, forme e facce… Ma anche le regole del gioco, anche perché non c’è solo uno che è il depositario della verità”. Matteo Renzi riunisce oltre 1000 amministratori locali al Palazzo dei Congressi di Firenze e rilancia la sfida all’interno del centrosinistra. Altro che Rosa Tricolore con il sindaco di Firenze leader di una surreale coalizione di centrodestra. Anzi, lui ci scherza: “Mi sarebbe piaciuto farvi vedere l’immagine della Rosa tricolore, ma alla fine ho scelto l’immagine di Fosbury, il primo che ha saltato in alto di schiena migliorando almeno del venti per cento le prestazioni sportive”. Una manifestazione che fa da “contraltare” alla riunione dei presidenti dei circoli del Pd, voluta dal segretario Pierluigi Bersani, in programma oggi a Roma. 

Sfida tutta interna al Pd, dunque. “Cari D’Alema, Veltroni, Bindi, Franco Marini… In tutti questi anni avete fatto molto per il paese, avete fatto molto per l’Italia. Ma adesso anche basta, si può servire l’Italia senza stare necessariamente attaccati ad una poltrona” ha attaccato Renzi. Poi parte “L’estate sta finendo” dei Righeira: “C’è gente – dice a quel punto – che sta in Parlamento dai Righeira. Noi vi accompagniamo con un sorriso, ma non si deve per forza stare appiccicati alla poltrona, non l’ha ordinato il medico”.

Quindi il messaggio in bottiglia al segretario Bersani: “Dobbiamo prendere un impegno con il nostro partito. L’adesione al principio di lealtà ed a quello di realtà. Lo dico a Pierluigi Bersani, a cui va un saluto affettuoso da parte mia e spero da tutti noi. Mi dispiace che tutte le volte che facciamo qualcosa, le agende si complicano. Dico subito che la Leopolda la faremo quindici giorni prima delle primarie, week end per il quale ci terremo liberi”. Renzi ha spiegato che ”mi lega unsentimento di affetto perché credo che avere idee diverse non può provocare un atteggiamento di insulti in una logica, un po’ cannibale; questa è una visione assurda”. “Noi – ha continuato – ci chiamiamo partito e anche democratico, e la democrazia vera è rispetto dell’altro. L’espressione ‘fedeltà alla ditta’, come dice il segretario, mi lascia perplesso. Ma leali a una comunità sì, e la nostra lealtà non è in discussione”.

Ma la sfida è aperta e secondo Renzi non è un azzardo: “Io credo che noi siamo maggioranza nel Pd, se non lo saremo, prenderemo atto. Non io Matteo, ma noi amministratori. Non siamo extraterrestri. C’è nel mondo del militante del centrosinistra la nostra scommessa è essere maggioranza”. 

Prende la palla al balzo della prossima presunta confessione “totale” annunciata da Luigi Lusi per dire di non aver preso mai un centesimo e che tuttavia lui il finanziamento pubblico ai partiti lo abolirebbe tout court.

Ma oltre che sostanza il congresso di Renzi è fatto anche molto di forma. La foto di Dick Fosbury, la canzonetta dei Righeira, ma sul palco salgono anche le macchine fotografiche. “Vanno cambiate idee, forme e facce” dice appunto Renzi. E presenta due macchine fotografiche polaroid e scattando foto: “Le facce delle foto sono le stesse, ma tutto è diverso. Voglio arrivare a dire che anche una politica può essere così. Tentare di rappresentare la realtà con due strumenti diversi: uno vecchio stile, che non butto via, ma che fa la foto peggio di quello nuovo. Noi vogliamo cambiare macchina fotografica”. Tanta forma, ironia, trovate sceniche, riferimenti pop (agli europei, ai giocatori del Barcellona Messi e Iniesta). E annunci a sorpresa: “Volevo farvi vedere un video di Pep Guardiola quando ha lasciato il Barcellona; invece non lo farò. Guardiola ve lo porterò di persona, durante la campagna elettorale”.

“Piacere agli avversari non è un delitto”. E però la cosa della Rosa Tricolore, sì, farà ridere, ma un po’ lo inorgoglisce. “Mi dicono: ma tu piaci a quelli di centrodestra? Pescare tra quelli di là è l’unica condizione per non riperdere le elezioni. Piacere all’altra parte politica non è un delitto – dice Renzi – L’idea è quella di pescare in un elettorato deluso. Come fa l’elettorato di Berlusconi, che era quello della rivoluzione liberale, a non essere deluso dopo questi anni e tutto quello che ha dovuto vedere? Ma purtroppo per alcuni chi cerca di fare questo, di guardare a questo elettorato deluso, diventa automaticamente identico a essere amici di Dell’Utri, Moggi, Capitan Uncino e tutti gli altri”.

Il “Big bang”. E’ stato il presidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Matteo Richetti, ad aprire i lavori di “Big Bang Italia”. Subito dopo i saluti, Richetti si è collegato con Finale Emilia, con il sindaco Fernando Ferioli. Poi sul palco dove campeggia il logo del Big Bang con una piantina dell’Italia, i primi interventi dei presenti, in tutto dovrebbero essere un’ottantina, che hanno 5 minuti ciascuno per avanzare proposte, raccontare la loro esperienza e cercare, se possibile, come ha chiesto Renzi di evitare polemiche. Naturalmente diretta streaming su www.bigbangitalia.it e commenti su Twitter e su Facebook. In particolare su Twitter, attraverso l’hashtag ‘#bigbang’ che ora è ai primi posti della trending topics, sono molti gli interventi e tra questi anche quello di Renzi: “E’ bello ascoltare idee, proposte, sogni. Bellissimo il video iniziale di Ferioli, sindaco di Finale Emilia”. A moderare gli interventi c’è anche Giorgio Gori

“Se perderemo alle primarie, saremo al fianco del vincitore”. Renzi non ha fatto, come previsto, nessun annuncio sulla sua candidatura alla primarie. Anche ieri sera, d’altronde, al termine dell’incontro organizzativo del Big Bang lo ha ribadito con forza: prima vuole conoscere le regole e, anzi, se le primarie non sono aperte lui non intende correre. A credere che il “rottamatore” possa fare un passo indietro, in realtà, sono rimasti in pochi e anche l’annuncio di una nuova Leopolda, già fissata da Renzi quindici giorni prima delle primarie, in autunno, sa tanto di momento finale della campagna che in qualche modo parte proprio oggi da Firenze, dove sindaci, amministratori e anche segretari sono arrivati un po’ da tutta Italia. “Se ci saranno primarie, se saranno aperte e libere e se uno di noi ci sarà, come credo, se avremo perso noi dal giorno dopo saremo al fianco di chi le avrà vinte. E siamo sicuri che avverrà anche a parti inverse. Loro sono sicuri di vincere, ma può accadere il contrario”. Poi ribadisce il concetto parlando con i giornalisti: “E’ una partita che noi possiamo vincere. Poi se si perde nessun problema, ma noi si gioca la partita per vincere. Il nome uscirà alla fine del percorso che stiamo facendo, ma è chiaro che non faremo i ‘preliminari delle primarie’“. Insomma: “Noi non usciremo dalla dinamica della vecchia politica se non uscendo da qui e dicendo: non candidiamo un io, ma candidiamo un noi”.

“Avanti nonostante minacce e minaccine”. Il rottamatore sembra volersi togliere qualche sassolino: “Non so come andrà a finire. So invece come andrà ad iniziare: con tante persone che indipendentemente da minacce e minaccine, mezze frasi, sono convinte che si tratti di una partita da giocare. Si può anche perdere la partita, ma non la faccia. Possiamo fare possesso palla, se non segna Messi segnerà Iniesta. Ma la foto che partirà non è quella di una persona alla guida del Paese, ma di tanti amministratori in grado di fare bene il loro lavoro e di restituire alla politica la dignità che le è stata tolta”.

“Cinque Stelle minoranza”. E infine traccia la linea, ben lontana da Beppe Grillo. Anzi, che quasi ignora il Movimento Cinque Stelle: “Abbiamo un esercito di persone che vogliono rendere la carta d’identità – avverte – che non vanno a votare, stufati dalle false promesse. Non sono solo quelli che votano Beppe Grillo sono una minoranza”. La gente aspetta di essere rimessa in gioco. A questo serve e servirà il Pd, non a correnti che spartiscono gruppi di potere. Dobbiamo trasformare in energia positiva quella rabbia che porta a rendere la carta d’identità. Dobbiamo metterci in gioco con le tre parole del Nobel Aung San Su Ki: libertà, gentilezza, onore”.

“Renzi bluff”, flash mob degli orchestrali. Ma se dentro non sono mancati gli scrosci di applausi la giornata era iniziata con un flash mob. Certo, un flash mob di altissima qualità visto che a organizzarlo e a parteciparvi sono stati circa 60 elementi dell’orchestra e del coro del Maggio Fiorentino. Un’ora di concerto di fronte al Palazzo dei Congressi. Gli orchestrali, vestiti come quando vanno sul palco, e con dello scotch nero sulla bocca, hanno eseguito musiche di Verdi, Mozart, Puccini, Ravel e l’Inno di Mameli; poi, hanno lasciato volare in cielo palloncini neri. Durante il flash mob gli orchestrali hanno scandito slogan come ‘Renzi bluff’ e ‘Colombo a casa’, riferendosi alla sovrintendente del Teatro Francesca Colombo. Anche sui palloncini sono state scritte frasi contro sindaco e sovrintendente. L’iniziativa è stata organizzata da Fials e Uil per denunciare la situazione del teatro e, hanno spiegato i manifestanti, “per dire “no alla cassa integrazione”. “Quello che sta accadendo in Teatro – ha detto Marco Salvatori della Fials – è il completo fallimento della politica del sindaco Matteo Renzi e del presidente della Regione Enrico Rossi”. I dipendenti del Teatro protestano da giorni per la cassa integrazione in deroga, che interesserà, a rotazione da luglio a dicembre, tutti i lavoratori. La cassa integrazione è uno dei punti contenuti nell’accordo siglato lo scorso 5 giugno tra la Fondazione e Cgil e Cisl (non da Fials e Uil), che è arrivato al termine di un lungo tavolo di trattative portato avanti da Comune e Provincia di Firenze e Regione.

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