“Il Quirinale è uno dei pochi presidi di questa democrazia. Sarà meglio evitare manovre attorno a lui perché poi non ci ritroviamo più niente”. Dopo la giornata di polemiche di ieri, rinfocolate dopo le parole di Giorgio Napolitano, è stato il giorno della difesa del segretario del Pd Pierluigi Bersani. “Sottoscrivo e appoggio le parole di commento del Quirinale su questa vicenda” ha insistito Bersani.

Ancora oggi la dose è rincarata da Angelino Alfano: “Consideriamo indecoroso e indegno la pubblicazione di intercettazioni che sfiorano il Quirinale”. Alfano ribadisce la sua posizione sul tema intercettazioni e cioè che “tutto ciò risponde ad una modalità barbara a cui abbiamo provato a porre rimedio”. E riferendosi a quelle “forze politiche che oggi si indignano”, per Alfano le loro sono “lacrime da coccodrillo”. Il riferimento è chiaramente diretto all’Udc.

Infatti quelle dei leader dei democratici e del Pdl sono solo le ultime voci di un coro. L’attacco al presidente della Repubblica, aggiunge infatti Pierferdinando Casini, “è chiaramente pretestuoso e infondato. E, tanto per essere chiari, non penso venga da partiti politici ma da schegge della magistratura che forse hanno obiettivi intimidatori”. ”Come cittadino voglio sapere chi, divulgando intercettazioni in un perverso circuito giudiziario-mediatico, ha determinato questo attacco al Quirinale” ha detto Casini parlando ai dirigenti dell’Udc riuniti in assemblea. “In questo momento stanno succedendo cose gravi e siccome a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca dico che non vorrei che questo attacco fosse determinato da chi si sente minacciato nei privilegi di casta o che pensa di avere il monopolio su alcuni poteri dello Stato rispetto ad un uomo che garantisce il rispetto dell’equilibrio tra i poteri”.

Secondo Casini, in ogni caso, “il presidente Napolitano ne ha viste di tutti i colori, ha i nervi saldi e non si fa intimidire” continua Casini che tuttavia chiede di “aprire un’indagine per capire come queste intercettazioni siano potute finire sui giornali”.

Dopo l’intervento di ieri del presidente della Camera Gianfranco Fini, si aggiunge anche il commento del presidente del Senato Renato Schifani: “Attaccare Napolitano significa attaccare il Paese – ha spiegato – E’ da tempo che collaboro con lui e ho sempre apprezzato il grande senso dello Stato del Presidente”. Per il vicepresidente del Csm Michele Vietti è una “tempesta in un bicchier d’acqua”. “Si tratta di polemiche sconcertanti: il capo dello Stato è anche presidente del Csm ed è naturale che, in tale funzione, abbia attivato ciò che è previsto dall’ordinamento perché ci fosse un’attività di vigilanza e coordinamento della Procura Generale della Cassazione, a cui questi compiti spettano per legge”. 

Secondo il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri “da mesi e mesi ho detto conchiarezza quali sono le persone e le situazioni sulle quali si deve indagare per capire la verità della resa dello Stato alla mafia nel ’93-’94, e che portò alla cancellazione del carcere duro per centinaia di capi cosche. In questa vicenda non c’entra nulla il Quirinale di oggi, ma bensì il Quirinale di venti anni fa”. Quindi nessuno tocchi Napolitano, semmai parliamo di Scalfaro. A difesa di Napolitano anche il leader della Destra Francesco Storace: “Non ce lo vedo proprio Napolitano al vertice della cupola”.

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