Narciso, uno dei più bei ragazzi della mitologia greca,  era indifferente all’amore altrui al punto che una sua pretendente, la Ninfa Eco, si consumò così tanto nel dolore che divenne una voce sterile che poteva solo ripetere la parola altrui. In psicoanalisi si è scelto di dare il nome di questo personaggio a una caratteristica psichica di per sé sana ma che, a seconda della sua gradazione, può diventare patologica fino ad assumere i connotati di vera e propria sindrome. 

Per spiegarla usiamo ciò che ci racconta la sorte della povera Eco. Perché chi ama un Narciso un po’ patologico può ridursi a ripetere la sua voce? Perché un narcisista patologico manca di empatia, necessita che l’altro diventi un gregario e che ripeta, come una eco, i suoi pareri. Un narcisista ha un’idea smisurata e idealizzata di se stesso, tende a manipolare gli altri per i suoi fini, non disdegna la menzogna e avendo un ideale dell’io smisurato, non sopporta la vergogna di avere torto, fino a negare davanti all’evidenza le sue colpe ma soprattutto ha bisogno di un pubblico da sedurre. 

Quale professione migliore per un narcisista se non quella del politico? Un tot di narcisismo sano è normalissimo, anzi necessario alla sopravvivenza, un leader non può non avere tratti narcisistici ma talvolta è possibile che si vada oltre, creando partiti politici che si reggono solo sull’ego smisurato di quello che io chiamo Narcisus politicus.

Dai tratti estremi di narcisismo del cavallo di Caligola e del Mausoleo di Berlusconi, fino a toccare  i picchi di cattivo gusto delle camicie di Formigoni, in Italia non possiamo dire di essere privi di Narcisi.

Nel nostro paese abbiamo ancora un complesso materno, ci manca il padre come figura collettiva autorevole ed ecco arrivare i figli narcisi ed esibizionisti sulla scena politica. Dall’esuberante Cirino Pomicino della Prima Repubblica alle battute di Di Pietro, dal narcisismo di D’Alema, tutto declinato in uno snobismo elitario, al linguaggio autoreferenziale e di maniera di Vendola, il picco di narcisismo l’abbiamo vissuto di certo con  Berlusconi. Ma non ci facciamo ingannare, il peggio non è passato: noi Italiani abbiamo “fame di personaggi” maschili in cui identificarci, siamo ancora in cerca dell’uomo forte, risolutivo, del messia e dell’eroe. Pensiamo ad un bimbo che cresce senza la figura paterna, non cerca forse di identificarsi anche in un eroe dei fumetti? Non sostituisce il padre persino con immagini cinematografiche? Allo stesso modo, un popolo che manca di principi paterni, di regole, di serietà, di limiti e di una giustizia equa, un popolo che vive da anni nel lassismo e nei vizi di regime, come un figlio unico di madre vedova, cerca un padre e rischia di trovarlo facilmente nel Narcisus Politicus.

Ma in questo momento di austerity il Narcisus Politicus finirà in via d’estinzione? Come si concilierà il protagonismo maniacale dei nostri politici con la sobrietà castigante di un Mario Monti, con l’impatto con un femminile solido ed europeo di una Fornero o peggio ancora della Merkel?

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