“La verità deve essere cercata senza guardare in faccia né presidenti, né ex presidenti”. Lo scrive sul suo blog il leader dell’Idv Antonio di Pietro in merito a quanto pubblicato dal Fatto quotidiano sulle indagini che riguardano la presunta trattativa tra Stato e mafia. Dal momento che “i cittadini devono sapere, devono capire se settori dello Stato hanno operato e collaborato con la mafia”, Di Pietro annuncia che questa settimana l’Idv interrogherà il ministro della Giustizia nel corso del Question Time sulle “pressioni” del Quirinale sui magistrati. Ma le domande di Di Pietro non piacciono al Pd e al vice segretario Enrico Letta che definisce il suo post un “attacco volgare e insultante” contro Giorgio Napolitano.

La polemica si è scatenata su quanto rivelato nei giorni scorsi dal Fatto: l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, oggi sotto inchiesta, lo scorso dicembre telefonò a Loris D’Ambrosio, uno dei più stimati consiglieri del presidente della Repubblica, dicendo di sentirsi un ‘uomo solo’. In seguito il Quirinale chiese informazioni sulle inchieste, segnalando l’opportunità di raggiungere una visione giuridicamente univoca tra le procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta che indagano sulle stragi del 1992-1993 e sul patto tra pezzi delle istituzioni e cosa nostra. Ricostruzioni che ieri il Colle ha definito “risibili” e “irresponsabili illazioni”, salvo poi pubblicare una lettera della Presidenza della Repubblica al procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito per chiedere chiarimenti riguardo proprio alle indagini che riguardano Mancino.

A Di Pietro la replica del Colle non basta: “Qui di irresponsabile – scrive – c’è solo la convinzione che per qualcuno la legge sia più uguale che per gli altri e che la verità venga dopo la necessità di difendere i potenti di oggi e di ieri. Come se i fatti documentati possano essere liquidati con termini offensivi e senza alcuna risposta”. Continua il leader dell’Idv: ”Purtroppo, quelle parole, pesanti come macigni, sono state snocciolate dallo staff del Capo dello Stato accompagnate da un dato di fatto importante: una triste conferma che ci preoccupa molto. In un altro Paese, di fronte alla notizia della telefonata dell’ex presidente del Senato, Nicola Mancino, al Capo dello Stato per chiedere di fare pressioni sui pm di Palermo, ci sarebbe stata un’alzata di scudi della politica e del mondo del giornalismo, ma in Italia i riflettori rimangono spenti”.

Di Pietro considera una “confessione” la lettera “di pressioni” scritta da Napolitano al Procuratore generale della Cassazione. E prosegue: “Mi chiedo, e chiedo a voi: è nel ruolo di un presidente della Repubblica italiana scrivere al Pg della Cassazione per chiedere di intervenire prontamente sulla questione? E poi: può il segretario generale della Presidenza della Repubblica informare il Pg evidenziando che le preoccupazioni di Mancino, ex Presidente del Senato, sono ‘condivise da Napolitano’? Sono quesiti che in un Paese civile e democratico non dovrebbero neppure porsi, visto che la ricerca della verità dovrebbe essere l’unica guida”.

Durante il Question Time l’Idv chiederà chiarimenti al ministro della Giustizia, Paola Severino: “Vogliamo sapere – spiega Di Pietro – se il guardasigilli intenda disporre degli accertamenti al fine di verificare se le pressioni del Quirinale sul Pg abbiano avuto un seguito. E perché il procuratore Capo di Palermo si è rifiutato di sottoscrivere l’indagine? Vogliamo capire se questi comportamenti sono la conseguenza di quelle pressioni. La verità deve essere cercata senza guardare in faccia nè presidenti, nè ex presidenti, e senza interventi di sorta”.

Le parole di Di Pietro scatenano la reazione del Pd, che si erge a scudo del presidente della Repubblica: “Con l’attacco volgare e insultante di oggi Di Pietro ha fatto fare il salto di qualità finale alla sua campagna denigratoria nei confronti del Presidente della Repubblica Napolitano e del suo operato, sempre improntato al servizio delle istituzioni”, accusa Letta. Per lui le parole del leader dell’Idv “hanno il solo scopo di terremotare ulteriormente il già precario equilibrio istituzionale del Paese e di rincorrere Grillo”. E ottengono un risultato concreto: quello di “tagliare definitivamente l’ultimo ormeggio che lo teneva legato al Pd’’.

A fianco di Letta si schiera subito il compagno di partito Andrea Orlando: “Attribuire al capo dello Stato comportamenti estranei al suo ruolo istituzionale o addirittura finalizzati a impedire in qualche modo l’accertamento della verità, senza disporre di elementi di fatto, ci pare da parte di Di Pietro un modo irresponsabile di alimentare il dibattito politico”. Accuse a Di Pietro arrivano anche dal deputato democratico Francesco Boccia: a questo punto – dice – l’alleanza tra Pd e Idv è compromessa, visto che Di Pietro “ha dato prova di non conoscere nemmeno l’abc delle regole del confronto democratico”.

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