Non sono bastati i 100 miliardi di euro messi sul tavolo per salvare la Spagna. Dopo un periodo di relativa calma la tempesta finanziaria torna a bussare alle porte dell’Italia. I tassi a cui sono stati collocati ieri i Bot a 12 mesi (3,972%) e oggi i Btp a tre anni (5,3%) sono tornati vicini ai livelli preoccupanti di dicembre. La situazione italiana non è certamente paragonabile a quella spagnola: le banche non sono state travolte dalla catastrofe immobiliare, i conti pubblici sono relativamente in ordine. Ma la psicologia dei mercati è un’altra cosa. Da mesi gli analisti dichiarano che, nella percezione degli investitori, quello che succede e succederà in Spagna potrebbe essere solo un’anticipazione di una più ampia crisi italiana.

Una profezia di sventura che, ancora una volta, potrebbe finire per auto-avverarsi in un periodo in cui la fiducia dei mercati verso Mario Monti sta raggiungendo i minimi. “L’economia italiana è in difficoltà, la fiducia delle imprese è debole e la colpa in parte è anche del governo”, ha scritto martedì il Financial Times. “Lo spirito riformista dimostrato nei primi cento giorni si è esaurito a causa di un eccesso di cautela ministeriale, che ora rischia di degenerare in una assoluta inerzia”. Monti appare indeciso, ingessato dalle lotte tra i partiti che lo sostengono, ma anche dalle “ambizioni politiche di alcuni ministri, distratti dal collasso dei grandi partiti”. Il riferimento al ministro dello sviluppo economico Corrado Passera è scontato.

A far paura di nuovo è però soprattutto l’irrazionalità dei mercati e la mancanza di strumenti di tutela. “Quello che è successo ieri e oggi con le aste dei bond pubblici è assurdo”, ha spiegato al fattoquotidiano.it Filippo Montesi Righetti, consigliere di Banca Ifigest e trader di esperienza. “Stiamo vivendo un momento critico nel quale sono le mezze verità a farla da padrone: i mercati sono comandati dalla paura e non ci sono autorità che siano in grado di porvi rimedio”. A pesare sull’umore dei mercati sarebbero soprattutto le elezioni in Grecia e l’idea, ripetuta come un mantra, secondo cui “dopo la Spagna toccherebbe in modo automatico all’Italia”. Ma le visioni sul nostro paese non sono tutte negative.

“Dopo l’asta di oggi si esaurirà molto probabilmente anche l’ultima ondata speculativa. I tassi sui decennali italiani sono già scesi dai massimi, mentre preoccupano i rendimenti dei Bonos spagnoli, attualmente vicini al 7%”, spiega Righetti. “La prossima asta sarà in luglio, possiamo respirare, e se il governo Monti riuscirà effettivamente a far partire la dismissione di una parte del patrimonio pubblico entro settembre si può immaginare di sospendere l’emissione del debito anche per un anno, in modo da sottrarsi agli attacchi speculativi: si tratterebbe di una vera e propria operazione a tenaglia per affrontare la speculazione a testa alta”.

Peccato che, almeno per ora, i mercati continuino a pensarla diversamente, disegnando nubi sempre più scure sul destino dell’Italia. Un paese con “un’economia moribonda”, come l’ha definito ieri il Wall Street Journal, che in caso di crollo “sarebbe troppo grande per poter essere salvato”. E c’è chi, come il Sole 24 Ore, torna a parlare di attacchi ben congegnati al nostro Paese da parte dei mercati anglosassoni, con il vero obiettivo di colpire l’Europa, perché se “l’economia dell’Eurozona è in ginocchio, quella degli Stati Uniti d’America non è in piedi e anche l’America confida, per il suo rilancio, in un’Europa più debole che in forze”.

Intanto chi continua a sperare in un intervento risolutivo dell’Unione Europea guidata dalla Germania ha subito oggi un’ennesima doccia fredda da Angela Merkel, che a metà giornata parlando davanti ai deputati del Bundestag ha escluso la possibilità di “soluzioni miracolose” come gli Eurobond o la possibilità di creare uno schema di garanzia dei depositi europeo. Proposte “controproducenti”, secondo la cancelliera, che violerebbero la costituzione tedesca. Mentre sarebbe necessario fare “passi graduali” verso lo sforzo “erculeo” di costruire una vera unione politica europea. Un programma ambizioso per il quale però, nell’attuale situazione di crisi, il tempo potrebbe non bastare.

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