Sull’Emilia che prova a rialzarsi si allunga l’ombra della criminalità organizzata. A lanciare l’allarme è il procuratore di Bologna alla guida della Direzione distrettuale antimafia dell’Emilia Romagna, Roberto Alfonso, che alla presentazione del dossier commissionato dalla Regione a Enzo Ciconte ha spiegato come la ricostruzione post terremoto potrebbe far gola ai clan, in particolare a quelli già insediati nel nord Italia e nel modenese. Il ragionamento del procuratore è semplice: “Dove ci sono soldi c’è anche il pericolo d’infiltrazioni mafiose”. E quindi anche l’Emilia non è immune a questo rischio. “La ricostruzione farà arrivare tanto denaro, e sarà una buona occasione anche per la criminalità organizzata, che non vorrà sicuramente mancare”.

Si teme per le grandi opere o per i piccoli lavori? “Può accadere di tutto – ha risposto il procuratore Alfonso- e allora bisogna attrezzarsi”. Questo non significa che bisogna fermare i cantieri, ma vuol dire che non si potrà mai abbassare la guardia. “Occorre restare vigili, mettendo in campo gli strumenti già messi a disposizione  dal legislatore per frenare le infiltrazioni. E provando a individuare nuovi mezzi. “Sono state adottate iniziative in questi giorni, e a seconda dei provvedimenti per la ricostruzione che prenderanno Governo e Parlamento metteremo in campo risorse e strumenti per prevenire le infiltrazioni”.

Ad aprire la strada alla criminalità organizzata una situazione di crisi economica e finanziaria. Perché “quando le banche chiudono il rubinetto del credito, le mafie hanno sempre denaro a disposizione magari da offrire a interessi vantaggiosi. Una pratica che inquina il mercato legale e crea una concorrenza illecita”. In questo contesto i clan, soprattutto quelli già presenti in Emilia, potrebbero intravedere nella ricostruzione di case e capannoni industriali un’opportunità per fare affari. Perché se è vero, come spiega Enzo Ciconte, che “questa zona non è una terra di mafia come la Sicilia o la Calabria, è anche vero che le infiltrazioni ci sono”.  Solo meno di due mesi fa, a Modena, sono state arrestate nove persone, con le accuse di estorsione e rapina, aggravate dall’uso di minacce, delle armi e del metodo mafioso. Su di loro anche il sospetto di appartenenza ai casalesi.

Intanto, la vicepresidente della Regione, Simonetta Saliera, ha proposto corsi di formazione gestiti dalla procura e dalla Dia e destinati a tecnici e dirigenti comunali e a vigili urbani. Un modo per prevenire le infiltrazioni attraverso la formazione di chi detta le regole e gestisce le gare di appalto. “In questo momento così complesso – ha detto la numero due di viale Aldo Moro – c’è bisogno di uno sguardo lucido, capacità d’ascolto, informazione e copertura del territorio con tutti i mezzi a nostra disposizione”.

La Cisl: “Attenti soprattutto al mercato privato”. Affidare a imprese qualificate e regolari la ricostruzione e la messa in sicurezza di case e capannoni nelle zone dell’Emilia colpite dal sisma, evitando di affidarsi ad aziende sconosciute, come quelle che già dopo la prima forte scossa del 20 maggio proponevano con volantini interventi ‘chiavi in mano’ a prezzi stracciati. E soprattutto “porre l’attenzione sul rischio di infiltrazione di soggetti a rischio di illegalità”. Lo chiede il sindacato Filca-Cisl di Modena, nello stesso giorno in cui a Bologna viene illustrato il rapporto sulle mafie commissionato ad Enzo Ciconte, tra i massimi esperti italiani di criminalità organizzata e ‘ndrangheta, che conferma come le realtà più vulnerabili alle mafie in Emilia-Romagna sono Reggio e Modena, dove le indagini confermano la presenza di ‘ndrangheta e casalesi nei cantieri edili. Una presenza forte, oltre che a Modena città, in provincia, soprattutto a Castelfranco, Nonantola, Bomporto, Bastiglia, Mirandola, Soliera e San Prospero. Un segnale ancora più allarmante perchè alcuni di questi comuni sono tra i più colpiti dal sisma.

“Invitiamo a diffidare di soggetti che non sono in grado di garantire capacità tecnica, competenza, qualificazione, regolarità e soprattutto legalità nell’esercizio dell’ attività imprenditoriale – rileva il segretario provinciale della Filca-Cisl, Domenico Chiatto – La nostra preoccupazione è rivolta al mercato privato, dove è più facile che possano insinuarsi aziende di dubbia regolarità. Già da oggi dobbiamo porre l’attenzione sul rischio di infiltrazione di soggetti a rischio di illegalità”. Per il sindacato edili della Cisl, il sistema delle imprese regolari del territorio “possiede tutte le potenzialità professionali, tecnologiche e di mezzi per affrontare il dopo sisma. Senza voler limitare la concorrenza tra le imprese, è doveroso prevenire potenziali infiltrazioni malavitose, specie nei settori in cui la criminalità prospera: trasporto, nolo, demolizioni, stoccaggio di materiali rischiosi come l’amianto, la cui rimozione e smaltimento richiedono competenze specifiche che non si possono improvvisare”.

Articolo Precedente

Terremoto, il ministro Passera: “Non vi lasceremo soli”

next
Articolo Successivo

Ikea, i facchini bloccano la produzione a Piacenza: “Condizioni di lavoro inaccettabili”

next