Dieci pagine scritte al computer e poi una cinquantina di allegati, mail, appunti diretti ai vertici del Vaticano. I segreti dello Ior, la norma antiriciclaggio, la volontà di trasparenza del Papa. Il nuovo interrogatorio di Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, da parte degli inquirenti della Procura di Roma, è durato diverse ore. L’ex numero della banca vaticana, “licenziato” solo alcune settimane fa, è stato sentito dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e dagli inquirenti che indagano su una ipotesi di riciclaggio relativa all’Istituto per le Opere Religiose. Un secondo appuntamento dopo l’audizione dello scorso 6 giugno quando Gotti Tedeschi era stato sentito a Milano sempre dai magistrati romani dopo la perquisizione ordinata dalla Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta Finmeccanica. 

L’ex presidente della banca in quel caso era stato sentito in qualità di testimone indagato in procedimento connesso, quindi con l’assistenza di un difensore perché è iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma per violazione delle norme antiriciclaggio in relazione alla movimentazione sospetta di 23 milioni di euro, sequestrati nel settembre 2010 e poi restituiti allo Ior. Quel verbale era stato secretato. I magistrati romani si erano precipitati a Milano perché durante la perquisizione dei inquirenti napoletani era stato trovato il documento ora sotto la lente dei magistrati romani.  

Gotti ha risposto a lungo proprio sul memoriale. Un dossier che era stato preparato a inizio di quest’anno per spiegare la sua attività allo Ior da quando era cominciata nel 2009. Il documento inizia con “caro monsignore” ed era diretto al segretario particolare del Papa, padre Georg Gaenswein, perché lo facesse avere a Bendetto XVI. Il memoriale è anche accompagnato da una cinquantina di allegati, tra mail e appunti. Tra gli allegati ci sono documenti diretti al segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone, al cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Aif, autorità di vigilanza finanziaria vaticana, al direttore generale dello Ior Paolo Cipriani. In un appunto inviato a Bertone, Gotti Tedeschi parla anche dei contrasti determinatisi con Cipriani e tocca il nodo relativo a un conto Ior che JP Morgan decise di chiudere a metà di febbraio. Al segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, che chiede spiegazioni, Gotti sostiene che, a suo avviso, la banca americana aveva giustificati motivi per chiudere i rapporti con lo Ior in quella fase, non avendo ricevuto dall’Istituto le informazioni richieste. Gotti scrive di questo vicenda rispondendo a Bertone, che gli chiese spiegazioni sul perchè la JP Morgan Chase Bank Na, filiale milanese della banca americana, avesse deciso di chiudere il conto n. 1365 – sul quale sarebbe transitato circa un miliardo di euro a partire dal 2009 – il cui saldo, in forza di una clausola contrattuale, veniva portato a zero a fine giornata giornata, con il contenuto che affluiva su un altro conto Ior a Francoforte. Jp Morgan chiese chiarimenti su alcuni pagamenti, dopo di che comunicò che avrebbe chiuso il conto non avendo “sufficienti informazioni per poter continuare a fornire il servizio di pagamenti e incassi”. 

Nel memoriale non si parla di specifici conti, ma si fa un discorso più generale legato al mandato con cui Gotti Tedeschi era stato chiamato allo Ior e che egli vedeva, a suo giudizio, disatteso. Il documento è anche una relazione che fotografa la situazione, con l’intenzione di mettere padre Georg al corrente. In particolare il banchiere ripercorre l’iter della legge antiriciclaggio vaticana, una norma voluta da Benedetto XVI per adeguare la Santa Sede e lo stesso Ior agli standard europei di trasparenza e riferisce dei freni che – sempre secondo la sua ricostruzione – ha incontrato all’interno, specialmente quando si è trattato di passare agli aspetti interpretativi della normativa. Uno dei passaggi più dibattuti è stato infatti quello della retroattività della legge e della possibilità quindi di applicarla ai casi precedenti al primo aprile 2011, data di entrata in vigore. Quanto ai conti, c’è una disamina generale sulle procedure che si sarebbero dovute seguire, procedure che Gotti Tedeschi individua nelle indicazioni fornite dalla società finanziaria Deloitte, con cui – spiega nel memoriale – lo Ior aveva in essere, a questo scopo, un rapporto di consulenza. Ma la collaborazione con l’advisor si è interrotta a luglio perché all’interno del board dello Ior – spiega sempre il documento – furono avanzate critiche sui costi richiesti dalla società.

Oltre al memoriale i pm hanno acquisito nei giorni scorsi un appunto di un paio di pagine che Gotti Tedeschi aveva preparato temendo per la propria incolumità e che avrebbe in quel caso fatto arrivare a persone di sua fiducia, tra cui un avvocato e un giornalista. Gotti Tedeschi temeva di essere ucciso e in un memoriale, trovato durante le perquisizioni dagli uomini del Noe, invitava a cercare determinate carte alle persone cui aveva affidato la documentazione. Gotti in quelle carte spiega come la sua defenestrazione sarebbe iniziata quando avrebbe chiesto spiegazione sui conti di alcuni politici.  

 

 

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