“L’Europa ha le sue responsabilità per la crisi ma anche gli altri paesi hanno i loro problemi. Quindi non è giusto, equilibrato, dire che l’Europa è la causa principale della crisi”. Il presidente della Bce Mario Draghi dipinge un prossimo futuro a tinte fosche per il Vecchio Continente, ma difende le istituzioni dell’Unione Europea. “Tutti i paesi dovrebbero riconoscere le loro difficoltà” spiega. Un appunto che risuona molto chiaramente alle ripetute dichiarazioni degli ultimi giorni da parte degli Stati Uniti d’America (e direttamente dal presidente Barack Obama) che invitava l’Europa a fare di più e, anzi, prendere esempio proprio dalle misure americane. Draghi invita tuttavia i leader europei a “indicare la loro visione”, già dal vertice di fine mese, su quello che deve diventare l’Eurozona.

La situazione attuale, sui mercati come nelle economie dell’area euro, “non è affatto” come nel dopo-Lehman Brothers, aggiunge il presidente della Bce, dopo aver ribadito che il maxi-prestito fornito fra dicembre e febbraio deve ancora in parte esplicare i suoi effetti. “Alcuni dei problemi dell’area euro – ha detto Draghi – non hanno a che vedere con la politica monetaria” e “non credo sia giusto che la politica monetaria compensi la mancanza di iniziative di altre istituzioni”. L’eurobond, tuttavia, non sembra la soluzione ai problemi: secondo l’ex governatore della Banca d’Italia il progetto di una mutualizzazione del debito europeo, come quello previsto da chi invoca gli eurobond, è ipotizzabile “più per il lungo termine che per il medio termine”.

Obama e Cameron: “Piano immediato per l’euro”. L’ultimo “avvertimento” della Casa Bianca, per l’appunto, arriva proprio oggi: Obama, insieme al primo ministro britannico David Cameron, giudicano “necessario” un “piano immediato” per la crisi dell’eurozona. Un’annotazione che non proviene direttamente da Washington, ma da Downing Street dopo il colloquio telefonico che i due leader hanno avuto ieri sera. “Il piano – ha proseguito il portavoce di Cameron – dovrà riportare la fiducia nei mercati e elaborare una strategia di lungo termine per garantire una forte moneta unica”. Il premier britannico domani si recherà a Berlino insieme al primo ministro norvegese Jens Stoltenberg e avrà un incontro con la cancelliera Angela Merkel. Cameron, sostiene il Guardian, s’incaricherà di consegnare alla Germania il “chiaro” messaggio che, tra le altre cose, prevede anche il pressing anglo-americano sulla spinosa questione degli eurobond.

La telefonata di Obama a Monti. Fra i tanti contatti oggi Obama ha chiamato anche il presidente del Consiglio Mario Monti, per uno scambio di idee sulla situazione economica, anche in vista del vertice G20 in Messico il 18-19 giugno. Entrambi si sono trovati d’accordo sull’importanza di rafforzare la capacità della zona euro di rispondere alla crisi e di stimolare la crescita in Europa. A termine della chiamata hanno deciso che rimarranno in “stretto contatto”. 

Draghi: “Non usare solo le tasse per risanare”. Il capo della Banca Centrale Europea al termine del consiglio direttivo dell’Eurotower aggiunge che i Paesi europei devono essere più cauti e quindi risanare, sì, i bilanci, ma non solo utilizzando lo strumento dell’aumento delle tasse. Il messaggio è diretto in particolare ai Paesi “Pigs”, che sono in grave difficoltà dopo la crisi economica: “Il consolidamento fiscale nel medio termine non può, e non deve, essere basato su aumenti delle tasse” è il monito dell’ex governatore di Bankitalia, dopo aver enumerato le riforme mese in atto da Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda. La Spagna, tuttavia, deve essere “realistica” nel valutare un salvataggio europeo, ha chiarito Draghi: “E’ una loro decisione se vogliono usare Efsf (cioè il fondo salva-Stati, ndr)”, ma anche che “qualsiasi decisione dovrebbe basarsi su una valutazione realistica dei requisiti per ricapitalizzare le banche e sui soldi disponibili senza l’aiuto esterno”.

“Il fiscal compact – prosegue in ogni caso la guida dell’EuroTower – è un primo grande passo importante e Paesi come l’Italia, la Spagna e la Grecia hanno varato misure importanti”. Il progresso, secondo Draghi, deve ora continuare con riforme strutturali e del lavoro, attraverso la diminuzione della pressione fiscale e il taglio della spesa. I timori dei mercati ”non sono sbagliati”, ma “molti sottovalutano la forza dell’impegno politico” e “la consapevolezza dei benefici straordinari che l’euro ci ha portato”. Resta che la Bce monitorerà “molto da vicino” tutti gli sviluppi ed è “pronta ad agire”, ma non può risolvere tutti i problemi, sostiene Draghi, sottolineando che alcuni problemi dell’euro non hanno nulla a che fare con l’azione di Francoforte.

Stime sul Pil 2012 stimate al ribasso. La crescita economica dell’Eurozona, tuttavia, “resta debole e con grandi incertezze” e “aumentano i rischi al ribasso” per l’economia. La ripresa economica, aggiunge Draghi, “procederà gradualmente”. Tanto vero è che la Bce ha ulteriormente peggiorato la sua stima sulla crescita dell’Eurozona: il Pil 2012 è ora atteso fra -0,5% e +0,3%, mentre l’inflazione resterà oltre il 2 per cento. Secondo Draghi a medio termine gli sviluppi dei prezzi resteranno “in linea con la stabilità dei prezzi” e l’andamento delle politica monetaria sarà “cauta”.  “Nei prossimi mesi – aggiunge il presidente della Bce – è probabile che la domanda di credito resti debole. I bilanci delle banche peseranno sul flusso del credito”. La Bce continuerà a rifornire le banche di liquidità illimitata a tre mesi al tasso fisso dell’1% “fino alla fine del 2012”. Sulla possibilità di incrementare il Ltro e cioè le aste di rifinanziamento a tre mesi per le banche, Draghi ribadisce che i mille miliardi di liquidità straordinaria decisi dalla Bce hanno consentito di “prevenire altri problemi”. Adesso, dice, “i problemi non hanno niente a che vedere con la politica monetaria. Per questo dobbiamo stare attenti e io penso che sarebbe giusto per la politica monetaria coprire la mancanza di azione di altre istituzioni”.

Tassi d’interesse invariati. Nessuna modifica al tasso ufficiale di riferimento da parte della Bce che lo mantiene invariato all’1 per cento, lo stesso valore dall’8 dicembre 2011. Il picco più alto era stato toccato il 9 luglio del 2008 quando il “Tur” aveva toccato il 4,25 per cento. La Banca centrale quindi, tenta di dare una mano alla ripresa di consumi e investimenti mantenendo un basso costo del denaro per le banche, che conseguentemente possono concedere prestiti a basso interesse ai loro clienti. Il consiglio direttivo presieduto da Mario Draghi non ha modificato nemmeno il tasso sui depositi, che rimane allo 0,25 per cento e quello marginale, fermo all’1,75 per cento. A dispetto delle molteplici richiestearrivate dal mondo politico europeo per un taglio dei tassi, l’Eurotower ha optato per mantenere lo status quo. Dall’Eurotower comunque fanno sapere che sono pronti ad abbassare i tassi quanto prima. “Quella di mantenere inalterati i tassi di interesse – ha spiegato Draghi – è stata una decisione presa a maggioranza, anche se una maggioranza molto ampia. Alcuni, pochi membri del direttivo avrebbero preferito un taglio dei tassi già da oggi, ma non erano molti”. Secondo gli esperti la Bce non intende toccare i tassi prima dell’esito delle elezioni greche che si terranno il 17 giugno.

Le borse europee reagiscono bene all’annuncio e Piazza Affari, conferma il suo rialzo. L’indice Ftse Mib chiude in crescita del 3,5 per cento. Anche le piazze del Vecchio continente hanno terminato bene la giornata in guadagno di oltre due punti percentuali per tutte.

Il differenziale fra Btp e Bund continua a scendere dopo le impennate della scorsa settimana, oggi ha aperto a 440 punti e ora si attesta intorno ai 433. Il differenziale calcolato sui Bonos spagnoli è invece ancora molto alto, a quota 500 punti per un tasso del 6,26 per cento. Anche l’euro sale sul filo di quota 1,25 dollari, dopo la decisione sui tassi della Banca centrale europea. 

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