C’è stato un tempo in cui il dizionario era la fonte del sapere da cui attingere informazioni, conoscere nuove parole e ritrovare un certo “galateo” della buona scrittura. Poi è arrivato il momento in cui, se prima il dizionario condizionava la lingua scritta e parlata, era la società a contagiare i vocabolari, riuscendo ad iscrivere tra le sue pagine neologismi, parole nuove e linguaggi letteralmente inventati con il passare del tempo. Oggi, invece, è stato superato il concetto di definizione: nell’era in cui la vita è dettata dalla frenesia della connessione veloce, la parola non rimane solo più un oggetto sulla carta ma diventa prima di tutto immagine.

È da questo principio da cui sono partiti Felix Heyes e Ben West, due giovani artisti londinesi, studenti alla Kingston University, che hanno realizzato il primo “dizionario di Google”. Nessun vocabolo, nessuna definizione: il volume non è altro che una collezione delle prime immagini restituite da Google Immagini per ogni parola del dizionario. Il risultato è un tomo di 1240 pagine con, al suo interno, circa 21mila immagini sulla base di altrettante parole. “Abbiamo usato due script php (la cui elaborazione produce il codice html, utilizzato per la programmazione web, ndr) che mio fratello Sam ha scritto per noi – spiega Ben West –. Il primo prende una lista di parole dal dizionario e scarica per ciascuna di esse un’immagine in sequenza; il secondo invece le sistema in colonne e crea il pdf”. Questo enorme file che ne è risultato è quindi stato stampato, rilegato, gli è stata aggiunta una grande copertina rigida marmorizzata ed è stato impresso il simbolo luccicante di Google.

Essendo (per ora) solamente un’opera d’arte non c’è alcun rischio di violare copyright e autorizzazioni per l’utilizzo delle immagini, ma i due artisti non nascondono l’idea di poter stampare alcune copie per la vendita. Il prototipo zero di questo “dizionario di immagini” è stato finanziato a spese proprie con circa 500 sterline ma, se il progetto di vendita su larga scala dovesse andare in porto, i ricavati saranno davvero notevoli. L’unico nodo da sciogliere sembra essere quello legato alla proprietà intellettuale di ciascuna immagine, oltre che all’utilizzo di un servizio offerto da Google. Quello che è nato potrebbe essere quindi il capostipite di una serie di dizionari di immagini ma il risultato che ne consegue è anche uno spaccato della società moderna, purtroppo non così gratificante come si potrebbe pensare. “È un vero manifesto della cultura umana del 2012: senza filtri e senza critiche. – continua Ben West – Direi che circa la metà del volume è fatto di rivoltanti foto mediche, pornografia, razzismo e cartoni animati di pessimo gusto”. Un’opera d’arte quindi, potenzialmente senza alcuna utilità, che però sta facendo discutere psicologi e sociologi di tutto il mondo in base ai risultati ottenuti: può davvero Google Images essere lo specchio del nostro presente?

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