La notizia è rimbalzata su twitter prima di mezzanotte. Dall’account di Key4biz, quotidiano di informazione online su media e tecnologia, un messaggio annunciava che il totonomine per i vertici Agcom si era già chiuso: “Accordo già definito Angelo Cardani presidente, alle 23 tutti e quattro i nomi dei commissari bloccati dall’accordo”. Poco dopo sono arrivati: “Commissari Decina, Sassano, Martusciello, Preto. Poteva andare peggio”. Una partita che, se così fosse, finisce prima della votazione posticipata al 6 giugno, mentre il 1 giugno era l’ultimo giorno per l’invio del curriculum, come aveva stabilito il presidente della Camera Gianfranco Fini.

Una notizia che, se venisse confermata, vedrà il Parlamento “ratificare decisioni già assunte in altra sede”, spiega in una nota Open Media Coalition promotrice della campagna vogliamotrasparenza.it, nata per chiedere che le nomine pubbliche dalla Rai all’Agcom fossero trasparenti, così come i criteri di selezione dei candidati. “Solo pochi giorni fa – prosegue -una missiva della Presidenza del Consiglio assicurava di ‘non aver avviato il procedimento di nomina del Presidente dell’Autorità in parola, né esaminato, in quanto non detenuti, atti comprovanti i curricula degli eventuali candidati per ricoprire l’incarico suddetto”. E ricorda che “con il rinvio del voto sulle nomine Agcom e Privacy, lo stesso Parlamento aveva riconosciuto la necessità di adottare procedure trasparenti, mediante, tra l’altro, valutazione comparativa dei curricula dei candidati”. Anche per Guido Scorza, avvocato e ideatore di vogliamotrasparenza.it, se le indiscrezioni venissero confermate “Pd e Pdl, e più in generale i partiti, in linea con gli anni precedenti, preferiscono ancora una volta la spartizione delle poltrone alle procedura di selezione meritocratica delle candidature”.

L’Authority per le comunicazioni era già finita al centro degli scandali nel cosiddetto Trani-gate, che includevano le intercettazioni tra Silvio Berlusconi e e il commissario Giancarlo Innocenzi, e le minacce ai danni dello stesso garante per far chiudere Annozero. Archiviato per l’ex premier il reato di concussione, il programma che andava in onda su RaiDue, però, non viene più trasmessa dal servizio pubblico. Il termine ultimo per l’elezione dei vertici è fissato per il 16 luglio ma è possibile che la data di mercoledì possa subire uno slittamento a causa delle nomine Rai, sulle quali finora non è stato raggiunto alcun accordo politico. Sul garante delle comunicazioni, invece, Pd e Pdl avrebbero proposto i loro uomini. Il presidente, indicato dal premier, deve trovare il gradimento non vincolante delle commissioni parlamentari competenti. Key4biz definisce Cardani “un bocconiano fedele a Monti” che “guiderà per 7 anni l’Autorità”, scelto direttamente dal Professore e suo ex membro del gabinetto mentre era commissario europeo dal ’95 al ’99. Per parte sua il Pdl vorrebbe l’ex manager Fininvest e attuale commissario Antonio Martusciello e l’ex capo di gabinetto ai Trasporti e all’Industria alla commissione europea con Tajani, Antonio Preto. Gli uomini scelti dal Pd, invece, sarebbero Maurizio Decina del Politecnico di Milano e Antonio Sassano della Sapienza di Roma. Pare che i nomi siano emersi ieri sera nel corso di un vertice per le nomine Rai, dove si è discusso anche degli uomini del prossimo ‘mandato’  al Garante della privacy.

Ma la partita è davvero chiusa? “C’è ancora margine di manovra”, spiega Riccardo Luna, giornalista tra i promotori della candidatura indipendente di Stefano Quintarelli, ex direttore dell’area digital del Sole 24 Ore, sostenuto anche Paolo Gentiloni del Pd e Antonio Palmieri del Pdl. I nomi finora proposti sono soltanto di Pd e Pdl e tagliano fuori tutti i partiti minori, dalla Lega all’Api, ovvero circa 230 deputati. “Se convergessero su alcuni loro candidati il tavolo dell’accordo tra Pd e Pdl potrebbe saltare”. Il nome di Cardani circolava comunque da tempo e per il ‘candidato della rete’ Quintarelli si tratta di “una persona di elevata caratura, molto competente, molto strutturato che ha contribuito direttamente alla costruzione dell’antitrust a Bruxelles dove ha lavorato al fianco del Presidente Monti per molti anni. Sono contento che il livello si sia alzato così. Uso una formula condizionale per ragioni scaramantiche: se il presidente di Agcom fosse Angelo Cardani penso che sarebbe una ottima cosa”. 

Ragiona sulle ipotesi della rosa dei candidati anche Scorza secondo cui “è pur vero che il voto del 6 giugno è segreto e che i 230 deputati che non sono di Pd e Pdl più qualche franco tiratore potrebbero cambiare gli equilibri in sede di voto. Ma al Senato il Pdl è forte”. Dunque il centrodestra è sicuro di riuscire a portare in Agcom i suoi uomini. “Il problema in Italia è che arriva prima l’accordo politico e poi la persona competente, a differenza di altri paesi in cui le candidature vengono analizzate prima della spartizione tra i partiti”, aggiunge Quintarelli, convinto però che alla Camera “lo scenario è ancora aperto”.

Il presidente indicato da Monti finora è il nome più certo della cinquina perché dipende direttamente dal premier. Sugli altri la partita si giocherà nei prossimi giorni se i partiti oltre Pd e Pdl vorranno convergere sui nomi. Intanto in Rete alcuni tweet sollevano la polemica sulle quote rosa. Che non ci sono, dato che i potenziali vertici sono tutti uomini. Era stato creato anche un hashtag ad hoc, #donnagcom. Ma ai partiti questo non interessa. 

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