Doveva svolgersi il primo maggio come da tradizione ma le previsioni metereologiche hanno consigliato uno slittamento in avanti di un mese. Domenica 3 giugno non vorrete restare a casa a girarvi i pollici e a consumarvi, come canta Bugo, “in pieno stile 2000”? Armatevi orsù di plaid e buonumore e dirigetevi verso Guastalla, località Tagliata, via Bonazza 55. In mezzo ai campi della bassa reggiana, a pochi passi da The Cleb, la cascina che ha ospitato per cinque anni l’ormai tradizionale appuntamento con Handmade Festival, vi attende la nuova location: un ampio parco attrezzato – più adatto ad accogliere il sempre più folto pubblico della rassegna – in cui distendere le membra o saltellare e comunque godervi le tante band che dal primissimo pomeriggio sino alla serata sfileranno sui due palchi per celebrare al meglio una domenica di buona musica all’aria aperta. Da bere e da mangiare: per tutto il giorno piatti tipici, grigliate, panini, drink, cocktail. Vi sarà anche un mercatino con banchetti che venderanno roba vintage, dischi e molto altro. Detto che l’ingresso, come ogni anno, è assolutamente gratuito, passiamo ad illustrare la cospicua ed assortita lista dei partecipanti.

La musica leggera ed ironica dell’arcinoto Cristian Bugatti, in arte Bugo, sorta di Beck all’italiana, è perfetta per la giornata di festa. Ed anche se dimenticate a casa gli occhiali nessun problema perché lui ha in serbo per voi Nuovi rimedi per la miopia. I torinesi Drink to Me, già attivi da una decina d’anni, hanno appena pubblicato il loro terzo album, intitolato S, uno dei dischi italiani più chiacchierati degli ultimi mesi, per la bolognese Unhip Records. L’ottima Picture of the Sun è un brano emblematico e perfettamente riassuntivo del loro stile, a cavallo tra Animal Collective, Caribou, Grizzly Bear e Neon Indian ovvero il miglior indie americano degli ultimi anni, quello più psichedelico ed elettronico. Nel caso del duo veneziano dei Mojomatics siamo invece su un terreno garage rock and roll sferragliante dall’impronta punk blues, alla confluenza tra gli Stones, i Jam, i Saints, i Beasts of Bourbon ed il Paisley Underground. Sono certo che quando attaccheranno a suonare chiameranno a raccolta tutti i cowboys del circondario. Per loro già una manciata di album nell’ultimo decennio ed uno nuovo di zecca, You Are the Reason for My Troubles, uscito nei giorni scorsi su Outside Inside Records, la nuova etichetta che fa capo all’omonimo studio di registrazione e che ha appena pubblicato anche il recentissimo Movie Star Junkies. I Gazebo Penguins faranno gli onori di casa legnando con il loro emo-core molto anni novanta che ricorda tanto band come Jawbox, Pegboy, Sunny Day Real Estate, Texas Is the Reason, Juno e talvolta persino i Built To Spill. Degli A Classic Education ci siamo già occupati ampiamente intervistando Jonathan Clancy qualche mese fa, in occasione dell’uscita del loro Call It Blazing. In questa sede non posso che ribadire la bontà del loro lavoro, uno dei migliori dischi usciti l’anno scorso: sono molto curioso di risentirli dal vivo visto che negli ultimi mesi hanno suonato moltissimo da una parte e dall’altra dell’Atlantico. I Welcome Back Sailors di Yes/Sun sono deliziosamente languidi e sognanti come Junior Boys ma con quel pizzico di aria e luce balearica che li rende congeniali per l’estate alle porte. I Brothers in Law sono i più albionici del lotto: ascoltando il loro ottimo Gray Days EP sulla CF Records di Belfast affiorano Stone Roses, Bunnymen ed altro post-punk inglese molto dreamy, romantico e psichedelico. Davvero bravi. I Cane! di Cum In Your Heart EP, da Milano, hanno una chiara matrice punk che pare mescolare i Ramones con lo shitgaze alla Psychedelic Horseshit. I Karibean di Love, Tears and Spiritual Blessing hanno un approccio indie più pop e melodico, un po’ alla Brian Wilson ed un po’ alla Morrissey. Invece con Dumbo Gets Mad ed il loro Elephants at the Door diciamo viva la psichedelia, una cosa che sta a metà strada tra Syd Barrett e Broadcast and the Focus Group ma apre molti spiragli su tante altre suggestioni: affascinante. Nell’infinita lista della giornata trova posto anche il songwriting lo-fi di Horrible Present, da Londra ed un duo di ragazze con base a Bologna il cui nome è tutto un programma: She Said Destroy! Insomma, se dico che ce n’è veramente per tutti i gusti non dico una banalità.

Nel caso vi fossero problemi di sorta vi saranno aggiornamenti in tempo reale sullo svolgimento del festival: controllate dunque la pagina facebook di Handmade Festival e buon divertimento a tutti. Senza dimenticare naturalmente tutte le persone colpite dal terremoto in questa Emilia martoriata. Mentre ascoltiamo le band di Handmade va a loro il nostro pensiero più sincero e profondo in questo momento, compresi i ragazzi di Musica nelle Valli ovviamente. Massimo rispetto e sostegno.

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