A sette anni dall’estate dei “furbetti del quartierino“, quando il risiko bancario era il gioco preferito di imprenditore e della politica, arriva la sentenza d’appello, che ribalta quanto deciso in primo grado nel processo sulla tentata scalata di Unipol a Bnl. Dopo la calda estate del risiko bancario del 2005, il procedimento giudiziario era partito a fine 2007. La sentenza di primo grado, con le condanne di tredici persone su ventuno a tre società su sette,era arrivata quattro anni dopo.

Patto e contropatto. Nell’aprile 2004 il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (Bbva), Generali e la Dorint di Diego Della Valle firmano un patto parasociale sul 28,39% del capitale di Bnl. Tre mesi dopo debutta il ‘”contropatto” che raccoglie inizialmente il 13,55% dell’istituto con le quote di Francesco Caltagirone, degli immobiliaristi Danilo Coppola e Giuseppe Statuto e di Vito Bonsignore, all’epoca parlamentare Udc, Ettore Lonati e Giulio Grazioli. 

Dall’ops spagnola all’opa di Unipol. A marzo 2005 Bbva spariglia le carte e, forte del suo 14,9% e del patto di sindacato, lancia un’offerta pubblica di scambio (ops) sul 100% di Bnl nei giorni in cui l’olandese Abn Amro cerca di conquistare Antonveneta. Il via libera della Banca d’Italia arriva il 13 maggio. Tre giorni dopo entra in gioco Unipol: comunica di possedere l’1,97% di Bnl e chiede l’autorizzazione a superare il 5% “al fine di meglio tutelare l’investimento effettuato nella joint venture assicurativa Bnl Vita”. In pochi giorni si porta alla soglia del 5%, l’1 giugno è già al 9,99% e poco dopo può salire al 14,99%. Intanto Palazzo Koch, governato da Antonio Fazio, autorizza Bbva a raggiungere il 29,99% della stessa Bnl. Il 18 luglio Unipol annuncia un’offerta pubblica d’acquisto (opa) da 4,9 miliardi di euro; quel giorno si scioglie il “contropatto”, che vende il proprio 27,5% con una forte plusvalenza. Attraverso una serie di accordi, Unipol risulta controllare il 41,96% di Bnl. Si chiude con un fallimento l’offerta di Bbva: le adesioni si fermano allo 0,848% di Bnl, la banca spagnola rinuncia e si prepara a consegnare la propria quota a Unipol. A metà settembre ci sono i via libera di Antitrust e Consob all’opa dei bolognesi, ma il 23 settembre Giovanni Consorte viene sentito in Procura a Roma. 

Le indagini e il passaggio a Bnp Paribas. Tutto precipita a fine anno: il 15 dicembre Consorte è iscritto nel registro degli indagati, il 16 dicembre tocca al governatore di Bankitalia Antonio Fazio, che si dimette il 19 dicembre. Palazzo Koch blocca l’opa in via definitiva il 3 febbraio seguente: il giorno stesso Bnp Paribas rileva il 48% di Bnl e lancia l’opa che sancirà il passaggio di proprietà.

Il processo e la sentenza di primo grado. Fazio e l’ex capo della Vigilanza di Bankitalia Francesco Frasca avrebbero “in violazione dei doveri d’ufficio istigato, promosso e assecondato la condotta” degli ex vertici di Unipol Consorte, Ivano Sacchetti, Carlo Cimbri e dell’ex ad di Bpi, Giampiero Fiorani. Lo scrive il 19 dicembre 2007 il pm di Milano, Luigi Orsi, nell’invito a comparire per l’ex presidente di Unipol Giovanni Consorte. Fazio avrebbe promosso “l’idea della costituzione di una cordata italiana che contrastasse l’iniziativa di Bbva e ciò con indicazione specificamente rivolta a Fiorani e da questi coltivata nei contatti con Caltagirone e quindi con Consorte e Sacchetti”. Tre mesi dopo, il 3 marzo 2008, la Procura chiude le indagini per trentuno persone fisiche e quattordici società.

Tutti avrebbero aiutato, in modo occulto, Consorte a raggiungere il 51% della Bnl a danno di Bbva; i reati ipotizzati sono manipolazione del mercato, ostacolo alla Consob e, per Consorte, anche la diffusione di notizie sensibili per le telefonate con Piero Fassino e col senatore Nicola Latorre. Il 18 settembre 2009 si conclude con ventotto rinvii a giudizio, quattordici proscioglimenti e tre patteggiamenti (Fiorani, Boni e Bpi) l’udienza preliminare. Il processo inizia a febbraio 2010: il pm di Milano chiede la condanna di diciassette imputati e l’assoluzione di altri quattro. Definisce Fazio “direttore d’orchestra“, Frasca “il tecnico molto capace” e Caltagirone “uno dei leader” chiamato a “riallineare ragazzi scalmanati come Ricucci che volevano fare soldi”.

Il 31 ottobre 2011 arrivano le condanne: 3 anni e mezzo e una multa di 1 milione di euro per Fazio, pene severe per Consorte, Sacchetti, Cimbri, Caltagirone e i ‘contropattisti’.  Condanne a tre anni e sei mesi di reclusione, e a 900 mila euro di multa ciascuno, agli immobiliaristi Danilo Coppola, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto, al finanziere Emilio Gnutti, ai fratelli Ettore e Tiberio Lonati, al banchiere Guido Leoni, all’europarlamentare Vito Bonsignore e a Francesco Gaetano Caltagirone. Assolti Berneschi, i vertici della Popolare di Vicenza, due dipendenti di Deutsche Bank e Stefanini.

Il 9 maggio il sostituto procuratore generale di Milano chiede la conferma della sentenza di primo grado. Oggi, l’appello che ribalta tutto. Una costola parallela del procedimento Bnl-Unipol vede coinvolti Paolo e Silvio Berlusconi, rinviati a giudizio per la vicenda relativa al passaggio di mano dell’intercettazione tra Giovanni Consorte e Piero Fassino (“abbiamo una banca”), poi pubblicata da ‘Il Giornale’. Quindici persone sono state inoltre chiamate a giudizio il 9 gennaio anche a Roma in un procedimento-bis partito in primavera che ruota intorno al cosiddetto “contropatto”. 

Solo qualche giorno in un altro processo sulle scalate bancarie, Antonveneta, i giudici di appello avevano ridotto le pene inflitte in primo grado. L’ex governatore di Bankitalia si è visto scontare un anno e mezzo rispetto al verdetto di prima grado. 

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