La laurea telematica non fa tanto curriculum, neppure in Sardegna. Soprattutto se chi la possiede è stato appena nominato amministratore unico della Carbosulcis, società della Regione Sardegna che gestisce l’ultima miniera di carbone italiana. In pieno Sulcis Iglesiente, a Nuraxi Figus, Comune di Gonnesa, lavorano 442 dipendenti diretti oltre alle ditte di appalto. Un colosso da gestire, un investimento da 25 milioni in un deserto di imprese in quella che anche le statistiche riconoscono come “la provincia più povera d’Italia“.

Il prescelto contestato dai sindacati, dall’opposizione e dal tam tam sui social network si chiama Alessandro Lorefice, 29 anni, di Iglesias. La nomina, ovviamente politica, è stata voluta dal presidente Ugo Cappellacci (Pdl). E così largo al consigliere comunale che vanta la stessa fede del governatore, nonché una certa esperienza ‘diretta’. E’ infatti figlio d’arte: anche suo padre, preside dell’istituto in cui è “collaboratore” si è infatti seduto negli stessi scranni dell’assemblea, sempre in quota Pdl. Ma soprattutto Lorefice junior è stato capo della lista Cappellacci nel congresso Pdl del Sulcis-Iglesiente. E c’è chi vede nella scelta il risultato di beghe interne tra le fazioni del partito. Lo stesso coordinatore regionale del Pdl, Settimo Nizzi, dopo uno scambio di missive con Cappellacci, è sceso in campo consigliando addirittura le dimissioni del nuovo amministratore.

L’atto formale è a suo modo un effetto dei referendum del 6 maggio. Tra i quesiti consultivi c’era anche quello che proponeva la cancellazione dei cda degli enti strumentali e delle agenzie regionali: valanga di sì. E così si è arrivati a quello che molti definiscono il “signor nessuno”, ma soprattutto senza l’esperienza e i titoli adatti. Il fatidico pezzo di carta, laurea in giurisprudenza, gli è stato conferito poco più di un anno fa dall’Università telematica Nicolò Cusano. Attestato che, non appena pubblicato da La Nuova Sardegna, ha fatto guadagnare al nuovo amministratore unico l’appellativo di ‘trota sardo’. Nel contestato curriculum figurano poi più diplomi tra cui quello di ‘perito turistico’.

Troppo poco secondo l’opposizione che ha già presentato una mozione . Per Francesca Barracciu e Pietro Cocco, consiglieri regionali del Pd “la nomina non è solo l’ennesimo segno della pochezza di orizzonte del presidente ma è paradigma della prosecuzione del perverso sistema che continua ad erodere il tessuto connettivo della Sardegna”. I giovani dell’Idv chiedono un concorso pubblico e fanno il verso ai leghisti che contestavano Renzo Bossi e la laurea albanese: “Noi la laurea ce l’abbiamo vera”. Ferma condanna anche dai rappresentanti Sel del Sulcis-Iglesiente: “Malgrado la furia anticasta del governatore siamo di fronte a nuove nomine, vecchie logiche”. E intanto su Facebook c’è già un appuntamento: il 14 giugno davanti alla Regione ci sarà il lancio del ‘burriculum (espressione che richiama a su burricu, asino in sardo). “Per dimostrare che la Sardegna è piena di giovani in possesso di autentici requisiti professionali per dirigere la Carbosulcis – scrivono gli amministratori – si lanceranno aeroplanini di carta con la stampa del curriculum vitae”. Più di quattrocento adesioni in meno di 24 ore.

Preceduto da polemiche e annunci al vetriolo l’ingresso ufficiale a Nuraxi Figus di Lorefice è stato più soft del previsto. “Siamo persone educate – dice Antonello Tiddia, Rsu Carbosulcis – anche le altre erano nomine politiche. Ma questa, certo, ha sorpreso tutti. Lo vedremo all’opera. Di prassi non siamo tanto buoni: basteranno pochi mesi, anche meno”. Nel lavoro sarà comunque affiancato dal direttore generale, Mario Porcu. In tanti hanno comunque apprezzato l’umiltà e anche le sue ‘giustificazioni’. In ogni caso Lorefice ha sottolineato il risparmio: se il vecchio cda costava 80mila euro lordi l’anno, lui prenderà uno stipendio da 50mila euro.

E dopo la prova del fuoco ha affidato a una nota Facebook la sua difesa: non ci sta al “tiro al bersaglio”. Precisa che si è presentato in anticipo, a 17 anni, “su suggerimento del professore e della pagella con una media abbondante dell’otto” all’esame di Stato. Poi l’iscrizione all’università di Cagliari “dove ho sostenuto quasi tutti gli esami”, poi l’università telematica scelta perché gli “consentiva d’insegnare e simultaneamente poter seguire le lezioni”. Uno studente lavoratore, insomma. E ancora, un altro diploma ‘perito turistico’ per “inserirmi nelle graduatorie d’istituto nelle varie scuole, per l’insegnamento di ‘Esercitazioni di portineria e pratica di agenzia’ ed ottenere così a pieno titolo la nomina da parte di preside di altre scuole ben diverse dal Fermi di Iglesias (quella del padre, ndr) dove sono successivamente stato reclutato in forza di una rigida graduatoria pubblica”. Nessun accenno alla pratica d’avvocato, citata anche in nota ufficiale del presidente Cappellaci. E chiude così: “Devo ricordare a tutti, ma soprattutto ai più critici ed impietosi che da sempre nella politica italiana sono stati nominati ministri che non avevano alcuna esperienza nel dicastero per il quale erano stati nominati”. Appunto.

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