È uno dei festival più longevi del panorama italiano. Il BFF, Bellaria film festival, quest’anno spegne le sue 30 candeline  e si conferma un punto di riferimento per gli amanti della settima arte in Riviera. Dal 31 maggio al 3 giugno il piccolo Comune del riminese rivivrà il suo annuale appuntamento con il cinema documentario indipendente. Un orientamento coraggioso quello del bff, visto che in Italia, nonostante la qualità delle opere prodotte, il genere documentario fatica a emergere, nella miopia di un panorama distributivo che valuta più redditizia la fiction.

Quest’impronta della kermesse, così attenta al cinema del reale, la si deve a Fabrizio Grosoli, colui che diresse il festival dal 2006 al 2009. Al direttore artistico l’incarico venne tolto, non senza polemiche, alla vigilia dell’edizione 2010. Cambiò la giunta, dal centro-sinistra al centro-destra e venne nominata al suo posto, Emma Neri, con relativo staff. L’epurazione non piacque a Grosoli che si vide sottratta la sua creatura, senza alcuna specifica ragione. La gestione Neri ricalcò infatti quella precedente: stesso programma, stesse sezioni competitive, identiche addirittura le date. E allora perché Grosoli ricevette il ben servito? “Scarso impatto sulla città” fu la risposta vaga contenuta nella delibera del consiglio comunale targato Enzo Ceccarelli, l’albergatore di 53 anni che, divenuto sindaco per il Pdl, è riuscito a espugnare per la prima volta il municipio bellariese.

La sua verità Grosoli la consegnò a una lettera aperta con la quale salutò l’avvio della ventottesima edizione: “Se vogliamo chiamare le cose con il loro nome –scriveva- questo cambio radicale nella conduzione del festival si chiama lottizzazione, spoil system, o come altro si voglia definire l’intrusione volgare e cialtrona del potere politico in tutti i settori della vita pubblica. Al punto da identificare gli operatori culturali come altrettanti soldatini militanti della parte avversa e quindi da spazzare via”.

Dal 2011 la guida del bff è in mano a Fabio Toncelli, documentarista con un solido curriculum di riconoscimenti in campo internazionale. L’edizione del trentennale si conferma densa di proposte di qualità. Nella 4 giorni di proiezioni si alterneranno i film dei concorsi Italia doc agli audiodocumentari di Radio doc.

Una sezione sarà interamente dedicata alle pellicole del panorama internazionale e ampio spazio verrà dato a incontri e workshop sui nuovi linguaggi del reale. Venerdì 1 giugno, alle 21, sarà ospite del cinema Astra Toni Servillo, che riceverà il premio Casa Rossa alla carriera.

Sono 12 i film selezionati nella sezione Italia doc. Tra questi c’è Italy. Love it or Leave it di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, il racconto di un viaggo lungo 6 mesi, a bordo di una vecchia Fiat 500, con la quale i due registi hanno percorso tutta l’Italia, confrontando le loro diverse opinioni sull’abbandonare il Paese o il restarvi. Mare chiuso di Andrea Segre e Stefano Liberti racconta con dolore e dignità i respingimenti in mare dei migranti provenienti dalla Libia, in seguito agli accordi del 2009 tra Gheddafi e Berlusconi. Una realtà differente è invece esplorata da Roba da matti, documentario in cui il regista Enrico Pitzianti ritrae la quotidianità di Casamatta, una residenza socio assistenziale a Quartu Sant’Elena in Sardegna, dove le persone con sofferenza mentale possono aspirare a ricostruirsi una vita.



Nella sezione dei radiodocumentari vanno perlomeno ricordati L’isola che c’è di Daria Corrias in cui si narra la vita al Giglio, dopo il naufragio della Costa Concordia. Uno sguardo alla vicina Africa è quello di Volti di Tahrir di Marco Pasquini. Il film che prende il nome dalla piazza simbolo della rivoluzione egiziana, un anno dopo la caduta di Mubarak, procede per piccoli ritratti intimi nel racconto della vita di alcuni ribelli che hanno accettato di raccontarsi, tra i sogni e le aspettative che li spingono a lottare per un Paese libero e democratico. Nella sezione internazionale verranno proiettati Into The Abyss di Werner Herzog, un’asciutta meditazione sulla pena di morte negli Usa, Mama Africa di Mika Kaurismäki, omaggio alla cantante sudafricana Miriam Makeba e Big Boys Gone Bananas! di Fredrik Gertten, la storia di 12 lavoratori del Nicaragua e della loro lotta contro la multinazionale delle banane Dole Food Company.

Tre inoltre saranno le anteprime italiane con Confessions of an Eco-Terrorist di Peter Jay Brown, LoveMEATender di Manu Coeman e Sushi: The Global Catch di Marc Hall. L’ingresso alle proiezioni del Bellaria film festival 2012 è gratuito.
Per accedere alle sale è però necessario registrarsi alla segreteria del festival (l’info point si trova in via dei Platani, davanti al cinema Astra) e ritirare l’apposito tesserino. Il fulcro del festival sarà il cinema Astra. Nella biblioteca comunale Alfredo Panzini e nel palazzo del turismo si terranno i workshop. Al Pjazza Club sarà invece possibile ascoltare i radio documentari. Da un luogo all’altro della kermesse in pochi passi. Anche questa è la magia dei piccoli-grandi festival come il Bff. 

Articolo Precedente

Guttuso, a cent’anni dalla nascita venti opere in mostra a Reggio Emilia (gallery)

next
Articolo Successivo

Quelli del Dams, il ritorno di Paolo Angelini dieci anni dopo Paris, Dabar

next