Fu una delle prime cose annunciate dal governo dei tecnici: “Tagliati del 92 per cento i voli di stato”. E Catricalà, potentissimo sottosegretario di Monti: “Ministri viaggeranno in treno, l’aereo verrà usato soltanto per le destinazioni irraggiungibili con altri mezzi, come il treno o l’auto o per destinazioni come Madrid e Bruxelles, coperte dalle compagnie”. Il taglio c’è stato, non c’è dubbio. Ma è andata così? Assolutamente no. Il governo Monti, appena insediato, ha messo a disposizione un Falcon per il ministro della Difesa Di Paola. Destinazione Bruxelles, appunto. Volo andata e ritorno effettuato il 18 novembre, in giornata.

Stesso mese tocca ad Annamaria Cancellieri salire per la prima volta su un volo blu. Destinazione Parigi, una di quelle città che sono collegate sia in treno sia con normali aerei di linea, come prevede un disegno di legge convertito in legge a luglio del 2011: l’aeronautica e voli blu si rendono indispensabili solo per trasferte impossibili da effettuare con altri mezzi o voli di linea. Dall’Italia a Parigi volano almeno 150 aeromobili tutti i giorni, da tutti gli aeroporti, ma Cancellieri il 30 novembre sale su un Airbus.

Alla fine del mese, comunque, i voli della presidenza del consiglio saranno limitati. Se ne contano 11. Niente a che vedere con gli ultimi dati resi disponibili a maggio, 38 voli. E marzo è il momento più alto della flotta. Volano più di un aereo al giorno, trasportano tutti, da Severino a Terzi di Sant’Agata fino a Passera, che va a Kuwait city, il 12, e rientra il giorno successivo. Non sono pochi, ma la trasparenza voluta da Monti funziona: basta collegarsi al sito della Presidenza del conisiglio del ministri e in tempo reale vengono aggiornati i voli. Tutti sanno dove sono i ministri e, se qualcuno vuole approfondire, magari riesce a sapere anche il motivo della missione cliccando sui siti d’informazione. Trasparenza che riguarda ministri, vice ministri e parlamentari. “I voli disposti ai sensi dell’articolo 2. commi 3. 4 e 5. sono pubblicati mensilmente nel sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri con l’indicazione della data di effettuazione, del soggetto destinatario e delle motivazioni. Il Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri adotta le necessarie disposizioni e detta ulteriori criteri e modalità per l’effettuazione delle pubblicazioni”.

Ma anche da marzo di aerei in volo non si sa più niente. Sono scomparsi, in coincidenza col picco più elevato di aerei, e difficile che possa trattarsi di una dimenticanza. Per sollecitare il servizio abbiamo scritto anche una mail all’ufficio stampa e a quello delle relazioni col pubblico, con la domanda sul perché e quando il servizio di pubblicizzazione dei voli di Stato sarebbe ripreso. Alla mail non è arrivata nessuna risposta. E l’ultimo aereo volato di cui si ha conoscenza è quello tra Herat e Kabul del ministro Di Paola. Ufficialmente non sappiamo neppure se sia rientrato e come. Il 31 marzo era a Kabul, poi ufficialmente lì è rimasto, perché il volo di rientro è stato dimenticato. Dalla legge sulla trasparenza, ovviamente, erano esclusi il presidente del consiglio Monti, il presidente della Repubblica Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, il presidente della Corte costituzionale.

Trasparenza o meno, c’è da dire che nel periodo di Berlusconi e governo bunga bunga bastava avere come unica credenziale l’amicizia col premier. Hanno volato a spese nostre Mariano Apicella, le bunga girls, il ministro Calderoli che per passare tre ore a Cuneo – dove risiede la sua compagna Gianna Gancia, presidente della Provincia – la mattina del 19 gennaio 2011 ha usato un volo di Stato andata e ritorno, smasceherato da un consigliere del Movimento 5 Stelle e poi finito sotto inchiesta.

Non era andata meglio nemmeno col governo Prodi: aerei ne volavano spesso e molti, Francesco Rutelli e Clemente Mastella (inchiesta archiviata dal tribunale dei ministri così come nei confronti di Silvio Berlusconi in tempi più recenti) usarono l’aereo per andare a vedere il Gran Premio di Monza.

Prodi, però, durante il suo governo un segnale lo aveva dato: far pagare i giornalisti parlamentari al seguito del presidente del consiglio. La stessa cosa accade ora: anche i giornalisti al seguito del premier Monti dovranno pagare. Così per il viaggio a Seul, Tokyo e Pechino di fine marzo il biglietto era di 2.500 euro a persona. Soltanto dieci i posti disponibili sull’Airbus presidenziale, selezionati dall’associazione stampa parlamentare.

Con l’Espresso, lo scorso anno, si sfogò anche un genrale sugli sprechi: “In una vecchia legislatura i presidenti delle Camere erano entrambi milanesi, ma ogni lunedì mattina l’Aeronautica doveva mandare due aerei per portarli a Roma: uno decollava da Linate alle 7, l’altro alle 7.30. I due non gradivano viaggiare insieme e noi non potevamo davvero imporgli di farlo. Certo, così di sicuro non si economizzavano le risorse”. Il generale Vincenzo Camporini ormai non si scandalizza più: nella sua vita d’ufficiale – prima pilota, poi comandante dell’Aeronautica e infine di tutte le forze armate – ha visto decollare migliaia di voli di Stato. “Mai però missioni che fossero formalmente illegittime”. 

Illegittime mai, numerose sì. A gennaio 2008 (governo Prodi) le ore di volo erano state 153, un anno dopo (governo Berlusconi) le ore sono diventate 370. Stessa storia a febbraio: da 176 a 468; a marzo: da 183 a 510; ad aprile (da 124 a 471) e maggio, quando l’Airbus 319 CJ ha superato le 500 ore di volo. Monti cosa ha fatto? Il taglio del 92 per cento non c’è stato, la trasparenza si è inceppata. Si è limitato a riportare i voli di stato sulla linea di quello che aveva fatto Prodi. Il treno comunque viene usato molto poco.

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