“Sono dibattuto tra l’ansia di spiegare la verità e il non voler turbare il Santo Padre”. Lo dice all’Ansa Ettore Gotti Tedeschi, ieri sfiduciato dalla presidenza dello Ior dal consiglio di sovrintendenza. “Il mio amore per il Papa – aggiunge – prevale anche sulla difesa della mia reputazione vilmente messa in discussione”. Gotti Tedeschi parla a poche ore dalla decisione del board dello Ior che ieri sera lo ha sfiduciato e da una parte si dice “dibattuto”, dall’altra conferma il suo sentimento verso Benedetto XVI. 

Fu proprio il pontefice a chiamare nel 2009 il banchiere ed economista al vertice dell’Istituto per le opere religiose, quella che a torto viene considerata la “banca” del Vaticano, ma che certamente è un braccio armato economico d’Oltretevere. Il contrasto tra Gotti Tedeschi e il resto del consiglio (che ha votato all’unanimità la sfiducia) si è consumato su due questioni delicatissime: l’applicazione della legge sulla trasparenza e l’antiriciclaggio da una parte e lo scandalo del San Raffaele dall’altra. 

Ma sul destino del banchiere ha pesato come un macigno l’opinione del cardinale Tarcisio Bertone, il segretario di Stato della Città del Vaticano (cioè il primo ministro) che è anche presidente della Commissione di vigilanza dello Ior. Eppure fu proprio lui, Bertone, a chiamare Gotti Tedeschi – dalle ferme convinzioni nel solco della dottrina cattolica tradizionale, magisteriale e conservatrice – ad occuparsi della gestione finanziaria del governatorato, i cui bilanci all’epoca (nel 2008) presentavano un passivo di 15 milioni di euro. Un’uscita di scena che fa rumore: Gotti Tedeschi è stato editorialista del Sole 24 Ore, ma anche dell’Osservatore Romano, ha un rapporto diretto con papa Ratzinger, tanto da esserne stato consulente e collaboratore per la stesura di Caritas in Veritate, l’enciclica del 2009. 

“Pago la difesa della legge antiriciclaggio e la vicenda del San Raffaele” ha detto ieri il banchiere all’uscita della riunione che ha certificato la sua defenestrazione. Frase seguita da una fredda nota della sala stampa della Santa sede. Tra i temi in agenda, hanno spiegato dai Sacri palazzi, c’era la governance dello Ior, che “nel tempo ha destato progressiva preoccupazione nel Consiglio e, nonostante ripetute comunicazioni in tal senso al professor Gotti Tedeschi, presidente dell’Ior, la situazione è ulteriormente deteriorata”. “Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente Presidente – prosegue la nota del Vaticano – che aiuterà l’Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l’Istituto e la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standards bancari internazionalmente accettati”.

Oggi si riunirà la commissione di vigilanza dello Ior – composta da cinque cardinali e presieduta come detto dal cardinale Bertone –  per “per trarre le conseguenze della delibera del Consiglio e decidere i passi più opportuni per il futuro”. Il vicepresidente vicario Ronaldo Hermann Schmitz, ora presidente facente funzione, potrebbe diventare presidente ad interim. I tempi sono stretti perché il Vaticano aspetta l’estate per capire se finalmente il piccolo Stato finirà nella «white list» dell’Ocse, la lista dei Paesi virtuosi contro il riciclaggio di denaro sporco.

I motivi della rottura? Il patatrac è arrivato quando per l’ennesima volta Gotti Tedeschi si è detto di nuovo contrario al testo della legge antiriciclaggio emanata in Vaticano, il secondo nel giro di meno di un anno. Ma non solo: gli attriti tra Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani si erano verificati per molte ragioni. Entrambi erano finiti indagati con contestuale sequestro di 23 milioni di euro dell’istituto vaticano. Ma tra le divergenze  anche il tentativo di acquistare l’istituto San Raffaele, operazione sulla quale il segretario di Stato puntava molto e che invece il banchiere non ha mai approvato. 

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