“Dobbiamo trovare le risorse per queste zone”. Dopo un’altra notte di terremoti, la quarta dal sisma di domenica mattina che ha gravemente danneggiato molti comuni dell’Emilia Romagna, stamane il ministro ai beni culturali Lorenzo Ornaghi ha visitato alcune delle città più colpite dal sisma. San Felice Sul Panaro, Finale Emilia e poi Ferrara. Ad accompagnarlo nel corso del sopralluogo il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, il presidente dell’assemblea legislativa Matteo Richetti, il capo della protezione civile Franco Gabrielli, il capitano del nucleo per la tutela dei beni artistici Ciro Imparato e il direttore regionale dei beni culturali Carla Di Francesco.

“E’ un sisma” ha detto il ministro “che ha colpito in modo malefico una grandissima parte causando danni enormi per il patrimonio artistico di questa splendida terra. Il tema adesso è capire davvero che cosa fare. Dobbiamo in tempi brevi arrivare a una classificazione dei danni precisa e per fare questo abbiamo bisogno di personale. La priorità – ha aggiunto Ornaghi – è salvare quello che è il simbolo identitario del territorio, è fondamentale e a brevissimo si procederà a questo”.

Per quanto riguarda i costi, ha detto Ornaghi “non è possibile quantificare ancora quanto costerà, prima bisognerà identificare tutte le lesioni che hanno interessato la zona, poi partirà il processo doloroso di fissazione delle priorità”. Il ministro ha visitato i centri cittadini sostando sotto ai simboli perduti, il castello di San Felice, la Chiesa parrocchiale, la torre dell’orologio, la Rocca Estense.

“L’effetto di città ridotte in queste condizioni prende in maniera forte come chi dopo una guerra, vede il risultato – ha dichiarato il ministro – Molti edifici sembrano quasi bombardati”.

Per far fronte alla ricostruzione, ha promesso Ornaghi, non solo serviranno le risorse, ma anche personale aggiuntivo a quello che in questi giorni sta lavorando, giorno e notte, per ripristinare la viabilità nelle aree identificate come zona rossa, per stabilire l’agibilità di stabili e fabbricati, e soprattutto per consentire non solo alle aziende di riprendere a lavorare. Ma per permettere agli sfollati di tornare a casa. Il numero di coloro che si trovano ancora alloggiati in sistemazioni di fortuna, auto, tende, palestre e alberghi ammonta ancora a circa 6.000 persone e le continue scosse non fanno che ritardare il rientro di chi ha l’abitazione agibile.

“Domani nel decreto sarà previsto che persone del ministero che lavorano nelle regioni limitrofe vengano qui – ha concluso il ministro – provvederemo a quel che è necessario per rimborsare la fatica e le ore aggiuntive, ma daremo l’avvio al necessario lavoro di schedatura per capire quel che si può fare”.

Sulla questione relativa alla discarica, il ministro non ha voluto esprimersi. “Non rispondo- ha dichiarato – perché stiamo esaminando questa situazione, poi ci sono altre situazioni. Ho risposto nelle sedi appropriate quindi non mescolerei gli argomenti”. 

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