Almeno il Fondo sanitario 2012 sembrava, fino ad oggi, essere al riparo dai tagli legati alla spending review. Approvato in un tempo record (meno di 6 ore) il 29 febbraio scorso, oggi attendeva l’ok definitivo dal governo, nel corso della Conferenza Stato-Regioni. Ma questo via libera – che peraltro sarebbe già dovuto arrivare la scorsa settimana – non c’è stato: il ministero dell’Economia, la cui delega spetta al premier Mario Monti, ha chiesto un ulteriore rinvio, sostenendo di non aver chiuso l’istruzione tecnica interna. E questo ha portato all’abbandono, da parte di presidenti e assessori, di Palazzo Cornaro, sede del ministero degli Affari regionali, dove usualmente si svolgono le Conferenze Stato-Regioni e Unificata. I governatori hanno fatto chiaramente intendere di ritenere grave il nuovo rinvio chiesto dal Governo, e di pensare che l’atteggiamento dell’esecutivo sia lesivo dei rapporti istituzionali che intercorrono con lo Stato.

La preoccupazione, in verità, è duplice: da un lato circolano voci secondo le quali il governo vorrebbe tagliare al Fondo sanitario nazionale, che per il 2012 ammonta a 108 miliardi di euro, 1.5 miliardi che alimentano i cosiddetti ‘obiettivi di piano’, ovvero alcune voci vincolate di spesa. Ma, se così fosse, fanno notare le Regioni, si interverrebbe sul tetto di spesa per la sanità che è fissato dal Patto per la salute. Tra l’altro le Regioni puntualizzano che le risorse per la sanità crescono già molto meno rispetto al tasso dell’inflazione e sono ancora più lontane dal tendenziale della spesa sanitaria. In dicembre, poi, il governo aveva ritoccato il Fondo sanitario, sottraendogli 2 miliardi che sono poi stati rimpinguati con l’aumento dell’addizionale regionale Irpef (passata dallo 0,9% all’1,23%). L’altra preoccupazione è di natura politica: l’impressione è che il Governo proceda per proprio conto tenendo in poca o nulla considerazione le Regioni che, non a caso, da tempo chiedono un confronto al premier Monti.

“Questo nuovo rinvio dell’esame del Fondo sanitario 2012 da parte del governo è incomprensibile e grave, occorre una maggiore volontà di leale collaborazione. I pagamenti alle imprese sono da velocizzare, non da rallentare”, ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, quando ha appreso la notizia. Oggi Errani non ha presieduto i lavori della Conferenza a causa dei numerosi impegni seguiti al grave terremoto di domenica in Emilia. “Nel condividere pienamente l’allarme del presidente Errani per questo ennesimo rinvio, non vorrei che definire ‘incomprensibilè tale posizione finisca con l’essere un atteggiamento ottimista”: ha messo in guardia l’assessore alla Salute della Regione Basilicata, Attilio Martorano. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha parlato di “sgarbo istituzionale del Governo”. Più duro l’affondo del coordinatore della Commissione Affari Finanziari e Bilancio della Conferenza delle Regioni, e assessore in Lombardia, Romano Colozzi: “siamo quasi al dileggio istituzionale. Si ha quasi l’impressione che qualcuno nella compagine ministeriale non riconosca valore istituzionale a queste conferenze. Ogni volta o viene chiesto un rinvio o non si formulano delle risposte”. Il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, ha sottolineato la gravità di quanto accaduto oggi “sia dal punto di vista istituzionale che sostanziale”. Per l’assessore alla Sanità della Lombardia, il leghista Luciano Bresciani, “è proprio la sanità che potrebbe far cadere l’attuale maggioranza”.

“Il Governo è confuso” ha accusato il presidente dell’Abruzzo, Giovanni Chiodi. “Il Fondo sanitario nazionale non è un bancomat e altri tagli sarebbero insostenibili”, ha commentato l’assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna Carlo Lusenti. Secondo l’assessore alla Sanità della Liguria, Claudio Montaldo “è molto grave che a metà anno, quando le Regioni hanno già deciso le spese sanitarie e sono in attesa di ricevere le risorse, il Governo abbia rinviato la discussione. L’esecutivo deve capire che le Regioni hanno un pari ruolo costituzionale con lo Stato e non possono solo prendere direttive”. “Questa marcia indietro del Governo è inaccettabile”, per l’assessore al Bilancio della Regione Piemonte, Giovanna Quaglia.

Il ministro per gli Affari Regionali, Piero Gnudi, ha tentato di ricucire: “Sono consapevole della delicatezza dell’argomento e della rilevanza delle risorse in discussione. Sarà mio massimo impegno riannodare il filo del dialogo”. Sempre oggi è arrivato il parere negativo di Regioni, Province e Comuni al Dl sulla spending review. “Noi condividiamo l’idea di razionalizzare la spesa pubblica ma avevamo offerto al governo una leale collaborazione che finora non è stata accolta”, ha spiegato il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione. Ma uno spiraglio è arrivato dalle Regioni: “se verranno accolti i nostri emendamenti siamo pronti a modificare questo parere negativo”, ha fatto sapere il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, il governatore del Molise Michele Iorio.

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