Al di là del fiscal compact. Delle nuove, previste misure europee sulla crescita. Di Angela Merkel e dei problemi del tandem franco-tedesco nell’era del dopo Sarkozy, François Hollande deve affrontare alcune sfide economiche sul fronte interno. Una delle peggiori patate bollenti che si ritrova fra le mani il neopresidente francese è rappresentata da Air France, la compagnia di bandiera (che assieme a Klm si colloca al secondo posto a livello europeo), in crisi nera negli ultimi tempi. Proprio in questi giorni sono in corso serrate trattative fra i vertici dell’azienda (per il 15,7% sotto il controllo dello Stato francese) e i sindacati: in ballo, un piano di ristrutturazione con relativi tagli di posti di lavoro. Che ammonterebbero a 5000 unità da qui al 2015.

L’indiscrezione è del sito del quotidiano Le Figaro, in genere bene informato sui maggiori gruppi del Paese. Va detto che da Air France è arrivata subito la smentita, anche se un portavoce dell’azienda ha ammesso: “La situazione economica della nostra compagnia è preoccupante, soprattutto per una competitività significativamente insufficiente. Ma, per il momento, riguardo alla riduzione del numero dei dipendenti, sono solo in corso negoziati con i sindacati”. E’, comunque, risaputo che Air France punta a un aumento dell’orario di lavoro da una parte e a una cura dimagrante del personale dall’altra. Questi provvedimenti, se varati davvero, rientrerebbero nel piano strategico Transform 2015, lanciato in gennaio e che deve essere ultimato nei dettagli.

L’obiettivo è rilanciare il gruppo (che nel primo trimestre ha visto i conti ritornare in profondo rosso). Direzione e rappresentanti dei lavoratori hanno già raggiunto in marzo un’intesa sul fatto che i costi fissi (senza considerare le fluttuazioni del prezzo dei carburanti) devono ridursi del 20% nel giro di tre anni. Fondamentale, in questo senso, è alleggerire i costi relativi al personale, che per Air France sono molto più elevati rispetto a Lufthansa e Iag (British Airways-Iberia), i principali concorrenti. E sembra che da parte dei sindacati esista una certa disponibilità ad adattarsi alle esigenze della direzione. Per salvare il salvabile: “Esiste ormai piena coscienza della situazione dell’azienda – aveva sottolineato a metà aprile Jean-Cyril Spinetta, presidente di Air France-Klm -. Hanno capito tutti che è necessario agire”.

Le trattative sono seguite da Alexandre de Juniac, amministratore delegato di Air France. Secondo Le Figaro già giovedì potrebbe annunciare l’obiettivo fissato dall’azienda, 5000 posti di lavoro in meno all’orizzonte del 2015. Entro la fine di giugno de Juniac dovrebbe strappare in merito il via libera dei sindacati e procedere ai nuovi contratti collettivi. E’ ovvio che il cambio della guardia all’Eliseo può avere un’influenza sul negoziato, almeno sull’ampiezza dei tagli, che, comunque, appaiono inevitabili a tutti. Secondo quanto riferito da Le Figaro, la soppressione dei posti verrebbe realizzata in parte non sostituendo dipendenti che andranno in pensione. Si tratta in media di 800 lavoratori all’anno, prendendo in considerazione gli ultimi dati. In tre anni, quindi, si arriverebbe a quota 2.400 posti. Per il resto, invece, sarebbero attivate procedure volontarie, con contributi per incoraggiare i dipendenti a lasciare l’azienda. Per la prima volta tale possibilità sarebbe offerta anche ai piloti. Da sottolineare: negli ultimi tre anni già sono stati fatti fuori 4000 posti di lavoro in Air France, ma stavolta lo sforzo da compiere sarebbe ancora maggiore.

Dal 2009 Air France-Klm controlla il 25% del capitale di Alitalia. Fino all’anno scorso veniva dato come inevitabile il fatto che, a partire dal 2013, il gruppo franco-olandese sarebbe salito oltre la soglia del 50%, acquisendo quote agli azionisti “patrioti” utilizzati tre anni fa da Silvio Berlusconi per “salvare” la nostra compagnia di bandiera proprio dalle grinfie di Parigi. Ora, però, con l’emergenza attuale, prendere il controllo di Alitalia non è più una priorità per Air France. Ce ne sono decisamente altre.

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