Bersani esulta, parla di “vittoria senza se e senza ma”, elenca tutte le località dove il Pd ha battuto gli altri e soprattutto il centrodestra. Eppure i primi  “se” e i primi “ma” arrivano proprio dall’interno del Partito Democratico. “Non nascondiamo la testa sotto la sabbia: il risultato di Parma offusca ogni altra vittoria del Pd” fa sapere l’europarlamentare del Debora Serracchiani. Per l’esponente democratica “sarebbe ingiusto sminuire un risultato elettorale che porta il centrosinistra ad amministrare 18 capoluoghi su 26 che andavano al voto, ma gli elementi di forte riflessione che vengono da Parma, oggi, non devono assolutamente essere accantonati dai leader nazionali del Partito democratico”. Per la Serracchiani “se la credibilità di una leadership politica si rivela nel percepire e nell’accompagnare i mutamenti e i bisogni della società, per Bersani questo è il momento di dimostrare che il Pd è all’altezza delle vittorie e impara sul serio dalle sconfitte. Dopo Parma, il motto ‘rinnovarsi o morire’  non è una critica alla segreteria ma – conclude – una proposta concreta”.  

Certo è che il centrosinistra, nelle sue varie forme, conquista il governo di 100 dei 168 comuni con più di 15mila abitanti andati al voto in questa tornata elettorale. Dai dati elaborati proprio dal Pd, il centrosinistra governava in 54 città e ora è passato a 100. Nettamente positivo anche il saldo dei cittadini amministrati: da 2.475.000 a 4.816.000. Ma il trionfo di Orlando (Idv) a Palermo e il boom di Pizzarotti fanno male. Così tanto il risultato del Mcs che dopo la sconfitta di Vincenzo Bernazzoli, attuale presidente della Provincia e candidato sindaco sostenuto da tutto il centrosinistra, arrivano le dimissioni del segretario provinciale Roberto Garbi, che le presenterà al direttivo già convocato per questa sera.

Per Matteo Renzi, sindaco di Firenze, “un dato sconvolgente che emerge è quello sull’astensionismo: o capiamo che le prossime elezioni le vince chi porta a votare chi ha smesso di farlo o non abbiamo capito la strategia politica. La vittoria di Pizzarotti a Parma è forse uno shock per tanti. Però ha un aspetto positivo, e cioè quello per cui i grillini ora possono smettere di sparare nel mucchio e si confronteranno con le problematiche di una città. Un dato molto interessante è che si esca dalla logica della rete e si cominci a misurarsi con i contenuti. Piuttosto dobbiamo porci una questione: se i cittadini di Parma ritengono che un candidato del Movimento di Beppe Grillo sia più credibile del nostro candidato, io una domandina me la farei. E, nell’ottica delle elezioni dell’anno prossimo: facciamo quelli che si arroccano in una fortezza o proviamo a fare qualcosa?”. Il primo cittadino del capoluogo fiorentino, che molte volte ha chiesto uno svecchiamento della politica, ritorna all’attacco anche su Facebook: “Se il candidato del Pd’’ a Parma “è considerato meno credibile del grillino, qualche domanda il Pd se la deve fare. Il gruppo dirigente del Pd ha un unico compito: convocare le primarie per ottobre/novembre, con le stesse regole delle primarie del passato: i cittadini decideranno il leader”. 

Una riflessione arriva anche da Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia per il centrosinistra, che invocando un Monti bis e commentando i risultati delle elezioni dice “In questa situazione occorre una coalizione che vada aldilà dei vecchi steccati, una coalizione di persone responsabili tra il politico e il tecnico. Spero ci sia qualcuno nel Pd disponibile a questa coalizione. Dopo le batoste che hanno preso ovunque alle primarie e il risultato di Palermo e quello eclatante di Parma, se credono di essere a posto e tranquilli pace all’anima loro. E’ evidente che è una situazione che travolge alcuni, Pdl e Lega, e minaccia di travolgere anche il resto”.

”Il Partito democratico deve leggere la sua vittoria con prudenza. Mai come in queste elezioni ha inciso così tanto il fenomeno dell’astensionismo. Gli elettori indipendenti anche nel Lazio hanno ritirato la delega a Berlusconi, ma disertando le urne hanno voluto altresì marcare il proprio distacco dall’attuale centrosinistra” riflette Lucio D’Ubaldo, senatore del Pd di area popolare. “Il nodo politico a livello nazionale e locale è costituito dalla riconquista, finito il berlusconismo, del centro sociale e politico del Paese. Non ci riusciremo con un’alleanza a trazione populista, dando a Sel e Idv il potere di condizionamento rispetto ai futuri impegni amministrativi e di governo. Mi pare che Zingaretti sottovaluti la fragilità di questa ipotesi di lavoro e trascini il Partito democratico sul terreno di un’euforia pericolosa”.

A caldo, dopo le prime proiezioni di Parma, anche Enrico Letta aveva chiesto una riflessione anche se più generale. I risultati “devono far riflettere noi del Pd e devono far riflettere il centrodestra. C’è da riflettere, il dato non è da sottovalutare”.

 

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