A qualche anno di distanza dalla trilogia  « Paesaggio con fratello rotto », il Teatro Valdoca dà vita a un nuovo mastodontico progetto, Trilogia della gioia, che si svilupperà nel corso dei prossimi tre anni.

La prima parte di questa nuova produzione, composta da due movimenti distinti e speculari riuniti sotto il titolo O tu reale, scontrosa felicità, ha debuttato lo scorso 12 maggio nella chiesa del Santo Spirito a Cesena, dove resterà in scena fino al 23. Lo spettacolo approderà poi al Teatro delle Passioni di Modena, il 26 e 27 maggio, nell’ambito del Festival Vie. Vi sono coinvolti due giovani artisti cresciuti all’interno della compagnia fondata dal regista Cesare Ronconi e dalla poetessa e drammaturga Mariangela Gualteri.

Il primo movimento è ideato e diretto da Muna Mussie, performer nata in Eritrea, cresciuta a Bologna e oggi basata a Bruxelles, che è stata protagonista di molti spettacoli della compagnia cesenate prima di intraprendere un percorso creativo autonomo. Si tratta dell’evoluzione di un progetto performativo realizzato con il sostegno di Workspacebrussels e Xing, proseguito poi con una parte allestita a Cesena e prodotta dal Teatro Valdoca.

In scena due sorelle gemelle (Giorgia e Muriel Del Don) giocano con il concetto di doppio, somiglianza e ripetizione, tra citazioni cinematografiche, letterarie e storiche. Al centro dell’azione c’è uno specchio, che amplifica il meccanismo di raddoppiamento includendo anche il pubblico, che da osservatore si trasforma in osservato.

La seconda parte, diretta da Cesare Ronconi e basata su un testo poetico di Mariangela Gualtieri, vede protagonista Leonardo Delogu, altro attore che è cresciuto all’interno della Valdoca : recentemente è stato Lucifero nello spettacolo « Caino », al fianco di Danio Manfredini e Raffaella Giordano.

Se nel primo movimento c’erano due figure identiche, qui c’è dunque un solo personaggio, che il regista pone in un luogo scuro (la cripta della chiesa), ben delimitato e connotato dalla presenza di alcuni oggetti. Anche qui c’è uno specchio, ma questa volta deformante : una parabola ottica. E se apparentemente i due movimenti appaiono uno il negativo dell’altro, a legare entrambi c’è l’idea dell’incertezza della visione, dell’inganno ottico che crea spaesamento nell’osservatore.  

di Vega Partesotti

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