Da scienziati e ricercatori italiani e giapponesi è stato lanciato un appello (disponibile qui) per rompere il muro di silenzio che circonda la catastrofe di Fukushima: si vuol infatti far credere che gli incidenti siano stati di poco conto, che la situazione sia sotto controllo e le conseguenze per la popolazione giapponese minime.

Ma la situazione è purtroppo completamente diversa: in particolare non è stato raggiunto lo “spegnimento a freddo”, non è stata risolta la situazione delle piscine del combustibile esausto e in caso di nuove scosse sismiche di notevole intensità si potrebbe verificare un nuovo gravissimo incidente anche a causa dello stoccaggio addensato delle barre.

Per quanto poi attiene la contaminazione radioattiva, la situazione rimane estremamente preoccupante nella regione Nord Est del paese.

Sono migliaia infatti le persone sradicate per sempre dalla loro terra (comprese quelle trasferite, anche di propria iniziativa, dalla zona inquinata di Fukushima), altrettante quelle che  hanno perduto il lavoro e le prospettive per il futuro e vivono in un’incertezza drammatica.

Purtroppo il governo giapponese minimizza la gravità della contaminazione ed ha alzato la soglia della contaminazione per i bambini, dimostrandosi molto più preoccupato del ritorno ad una apparente normalità che alla salvaguardia della salute dei cittadini.

Inotre il, 5 maggio scorso, anche l’ultimo dei 50 reattori nucleari in esercizio commerciale del Giappone si è fermato per le periodiche revisioni (che quest’anno riguardano anche test e adeguamenti conseguenti agli incidenti di Fukushima) senza che ciò abbia pregiudicato la fornitura di energia elettrica al paese. Si apre ora una partita decisiva perché, a fronte della volontà del governo e dell’industria nucleare di riattivare le centrali quanto prima, si sviluppano forti opposizioni delle popolazioni, che devono poter contare sulla solidarietà di altri “cittadini del mondo”.

Questi problemi infatti non riguardano solo il Giappone, ma l’intera comunità internazionale e pertanto con questo appello si avanzano alle autorità giapponesi 4 precise richieste:  non riattivare i reattori nucleari attualmente fermi, intervenire urgentemente per estrarre e trasferire le barre di combustibile dalle piscine gravemente danneggiate, provvedere immediatamente – anche se tardivamente – all’evacuazione dei bambini dalle zone contaminate, favorire l’istituzione di un’autorità interdisciplinare e internazionale sotto l’egida dell’Onu al fine di risolvere la situazione, data l’incapacità dimostrata dalla Tepco nella gestione dell’incidente di Fukushima.

Non abbiamo bisogno di nucleare, né in Giappone, né in Italia, nè in alcun altro paese del mondo!

Articolo Precedente

Le carissime mentine e il tonno in saldo

next
Articolo Successivo

Allevare talenti alla scuola del clima

next