Se c’è una categoria professionale che si lamenta più delle altre per la crisi, per le tasse, per il destino gramo di cui è vittima, per la meteorologia, per i suoi stessi clienti, questi sono i pubblicitari. È vero che le grandi corazzate Potemkin della pubblicità sono colate a picco da tempo, e quelle che si sono incagliate come la Costa Concordia mentre cercavano di navigare in acque basse hanno dovuto scaricare un sacco di gente. È vero che le aziende italiane hanno sempre inteso la pubblicità come una spesa inutile, non un investimento. E la intendono così a maggior ragione adesso quando invece dovrebbero tener vivi i consumi per aiutare il paese a uscire dalla stagnazione. Ma i pubblicitari si lamentano per la mancanza di lavoro dall’epoca in cui il lavoro c’era veramente.

Eppure non ci sono mai state tante opportunità come in questo momento, basterebbe solo saperle vedere:

1) Premio Carli. Quest’anno, il premio intitolato al grande oppositore della P2 è stato conferito al titolare della tessera numero 1816 della P2. Ci dev’essere stato un disguido. Occorre, come minimo, una campagna pubblicitaria per dire che si sono sbagliati e che presto verrà comunicato il nome del vero vincitore.

2) Equitalia. Siamo certi che l’Ente vorrebbe partecipare al cordoglio del Paese per i suicidi che in questo periodo si susseguono quasi quotidianamente per cause non precisate ma non ha ancora trovato un’agenzia pubblicitaria a cui affidarla. Altrimenti l’avrebbe già fatto, giusto?

3) Province. Sono in molti ad aver già lanciato l’allarme: le province italiane sono una specie protetta in via di estinzione. Occorre una campagna per salvarle. È in gioco il nostro provincialismo.

4) Monti. Il capo del Governo è un grande tecnico ma un pessimo comunicatore. Sta facendo lo stesso errore che fece Prodi non comunicando il poco che stava facendo. Occorre una grande azione di comunicazione per spiegare agli italiani quale sia il piano per lo sviluppo che sta attuando Monti, altrimenti sembra quasi che non ci sia nessun piano per lo sviluppo.

Cari colleghi, avete visto quante opportunità di lavoro ci sono? Basta col piagnisteo. Anzi colgo l’occasione per invitare i lettori a segnalarvi altre campagne pubblicitarie possibili per il rilancio dell’economia, del lavoro, della società civile e, perché no, anche della pubblicità.

Per una volta almeno potrete dimostrare di essere utili. 

Articolo Precedente

Da Eco a Dago, elogio del pettegolezzo

next
Articolo Successivo

Auguri non convenzionali

next