“Io dal Pd non me ne vado neanche se mi cacciano, mi dispiace deluderli”: Matteo Renzi, sindaco rottamatore di Firenze, risponde volentieri ai giornalisti presenti al Salone internazionale del libro di Torino dopo l’incontro che lo ha visto duettare con lo storico Luciano Canfora sul tema “Politica e democrazia al tempo del web”. “Mi dispiace deludere la corrente staliniana o stalinista del Pd. C’è una corrente di pensiero dentro il Partito Democratico che ritiene che quando uno non la pensa esattamente come il segretario deve essere espulso o deve andarsene. Io non me ne vado, io faccio una battaglia interna al mio partito”.

Dice di aspettare che il partito comunichi la data delle primarie per la scelta del leader: “Ce lo facciano sapere per avere il tempo di organizzarsi. Io credo che in un paese normale un partito le primarie le fa prima delle elezioni”. Anche se il Pd ha già fatto quadrato attorno a Bersani respingendo l’idea di primarie in autunno, lui va avanti e si considera moderatamente ottimista: “Scommetto un caffè che le primarie si faranno. Farle dopo le elezioni è poco più di una barzelletta. Questo è partito che fa le primarie per tutto, dalla circoscrizione in su, è assurdo che non si facciano per i leader nazionali”.

Firma autografi, Renzi, alla fine dell’incontro al quale si presenta in ritardo. Al tavolo ci ha messo un po’ ad ingranare e alla fine se ne rammarica: “Avrei dovuto rispondere diversamente a Canfora”. Parte con una posizione da equilibrista (“I social network non sono l’unica realtà. Se avessi pensato questo dopo la mia visita ad Arcore e i commenti che ho ricevuto su facebook, mi sarei dovuto dimettere”), ma passati i primi minuti torna il rottamatore di sempre. E rispolvera i suoi soliti cavalli di battaglia. Cita Grillo: “Dodici anni fa alla fine dei suoi spettacoli spaccava i computer, ma nessuno se lo ricorda”. Poi si scalda rispondendo a Canfora che addita alle esperienze dei social media la “banalizzazione del pensiero”. “Pensare che il nostro tempo sia quello della superficialità – dice Renzi – è un pensiero più superficiale di quello che ci viene attribuito. Chi fa politica oggi ha il compito di usare anche questi strumenti, se non lo fa le prossime elezioni non le vince Grillo, ma Belen”.

Alla fine è Renzi a vincere il duello, ma non di misura. Del resto Canfora, lo dice ai nostri microfoni prima dell’incontro, non si trovava lì per quello: “Mi pare che l’idea di un mondo a portata di clic sia un’illusione, una droga mentale. Spero che la critica prevalga sul feticismo. Forse il mio interlocutore pensa il contrario di quel che penso io, ma non è grave. Cercheremo di convertirlo”. Non è così invece che finisce: “La fase novecentesca dei partiti è finita – proclama Renzi in chiusura – oggi i cittadini sanno tutto attraverso la rete. Così avviene nella mia città, Firenze”. E a chi gli chiede se il modello Renzi-Firenze sia esportabile ovunque risponde con le parole di Lucio Battisti: “Lo scopriremo solo vivendo”.

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