Non si placano le azioni dimostrative e quelle violente contro Equitalia. Questa mattina, all’alba, due bottiglie molotov – una è rimasta “inesplosa” – sono state scagliate contro l’ingresso della sede livornese dell’agenzia di riscossione, in via Indipendenza, strada centralissima della città. Le fiamme hanno danneggiato l’esterno della sede che si trova al piano terra di un edificio in via Indipendenza. Danni alla porta di ingresso, annerita la stessa saracinesca e i muri. 

Il fatto è avvenuto attorno alle 4.15 della notte fra venerdì e sabato. Una donna ha dato d’allarme, raccontando che vedeva “una luce e del fuoco intorno alla sede di Equitalia”. Secondo la Digos si tratterebbe di un’azione dimostrativa. Sulla facciata del palazzo, proprio sotto le finestre della sede di Equitalia, compaiono anche scritte come “ladri”: sarebbero però vecchie e ricorrenti. C’è poi una scritta in rosso, “Lotta continua – Equitalia boia”, con falce e martello, che sarebbe invece nuova.

Le indagini. E’ l’area anarchica-antagonista quella in cui sarebbe maturato l’attentato. Secondo gli investigatori l’episodio si inserisce nel filone delle contestazioni di cui, anche ieri, è stata vittima la società. La molotov e il petardo inesplosi, oltre all’incendio fallito, lascerebbero supporre agli investigatori una “scarsa professionalità” degli autori, che potrebbero non essere arrivati da troppo lontano. Ci sarebbe un video in cui si vedono sei-sette persone che corrono: sarebbe uno degli elementi alla base dell’ipotesi che si tratti dell’opera di un gruppo e non del gesto di un singolo esasperato dalle tasse. Non ci sono rivendicazioni.

Oltre alle due bottiglie molotov e a un petardo (anch’esso inesploso) contro la sede di Equitalia, che si trova in pieno centro, a due passi dall’area pedonale, c’è stato anche un tentativo d’incendio. La dinamica dell’attentato fa presupporre agli investigatori che all’opera abbiano partecipato almeno 3 persone, ma anche di più. Dalla questura di Livorno viene spiegato che “i danni sono minimi ma il fatto è grave”. Gli investigatori spiegano che al lavoro sono sia la polizia scientifica, sia Digos e carabinieri, e che oltre alla Procura di Livorno sono stati interessati anche i magistrati della Direzione distrettuale fiorentina. Gli inquirenti non si sbilanciano né sulla natura dell’attentato, che potrebbe essere un’emulazione di quanto avvenuto ieri, nè sulla provenienza degli autori. Viene ribadita la massima vigilanza e attenzione e viene ricordato che la sede di Equitalia era già sotto stretta sorveglianza.

Saranno anche chiesti i video delle telecamere di sorveglianza di negozi e delle numerose banche della zona, che come detto è in pieno centro.

Il sindaco: “La città ha anticorpi contro violenza”. “Si ha la sensazione che il livello di qualità, in senso ovviamente negativo, di questo episodio, si sia innalzato rispetto a quanto già accaduto in passato – dichiara il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi – e che si sia di fronte ad una aggressione vera e propria. Ritengo che la città di Livorno abbia tutti gli anticorpi per isolare queste frange violente che sbagliano, e sbagliano in maniera grave. Bisogna solo condannare questi fatti e alzare il livello di attenzione contro ogni forma di violenza, assolutamente da rigettare”.

Rossi: “E’ terrorismo”. ”Chi mette le bombe, anche se sono molotov, fa del terrorismo a bassa intensità. Lo Stato, la magistratura e le forze dell’ordine devono indagare e punire chi compie questi atti” afferma il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi secondo il quale “si sta creando ovunque un clima pericoloso, se c’è, da rivedere i meccanismi di riscossione, concedere tempi più dilazionati è bene farlo ma le tasse vanno pagate. Non ci sono via d’uscita a questo, e chi dice il contrario si colloca su un piano eversivo”.

L’episodio di gennaio. A Livorno, il 5 gennaio scorso, si era già verificato un altro episodio contro la sede di Equitalia: era stata recapitata una lettera con un proiettile calibro 7.65. Nella missiva che l’accompagnava l’autore specificava di non avere nulla a che fare con le ideologie anarchiche e l’ipotesi degli investigatori fu che si fosse trattato di un gesto isolato. È sempre ai primi di quest’anno, ma l’episodio emerse solo il 26 gennaio, era stata scoperta una busta con un meccanismo a orologeria a carica manuale indirizzata all’Agenzia delle entrate di Livorno. Al momento comunque non verrebbe ipotizzato alcun collegamento con quanto avvenuto stamani.

Peraltro in quest’ultimo caso la Digos livornese era scettica sul fatto che fosse stata iniziativa di qualche organizzazione. Non solo nella lettera l’autore precisava di non avere simpatie anarchiche neanche alla lontana, ma anche e soprattutto per il linguaggio e l’italiano. L’autore di quella lettera aveva accusato Equitalia di avere modi arroganti e ingiusti, tanto da non tenere conto della differenza tra il recupero di poche centinaia di euro da un pensionato rispetto al credito del ‘solito giovane furbastro’. L’ipotesi, insomma, in quell’occasione era stata di qualcuno, verosimilmente un anziano, che intendeva reagire per presunte ingiustizie subite.

L’escalation. Ieri è stata la giornata della rivolta, con disordini e feriti durante una manifestazione a Napoli, un’aggressione a due ispettori a Milano e un pacco bomba senza innesco a Roma. Ma soprattutto con la presa di posizione dei vertici di Equitalia, che hanno respinto la responsabilità dei gesti estremi “attribuibili alla crisi e non a noi. E accentuati dal sensazionalismo mediatico”. 

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