A Siena non ne va bene una, di questi tempi. Una disgrazia tira l’altra. Adesso che il Monte dei Paschi sta andando a gambe all’aria e non dà più dividendi alla Fondazione Mps, cadono come birilli, uno per uno, i pezzi pregiati del peculiare welfare senese.

Ed ecco atterrare su piazza del Campo il nuovo presidente del Monte dei Paschi, Alessandro Profumo. Fermo ai box da un anno, dopo essere stato fatto fuori dall’Unicredit, credeva di dover solo rimettere insieme i cocci di una banca sfasciata. Invece sono arrivate le sorprese. Ieri ha dovuto sostenere una faticosa conferenza stampa convocata per presentarsi e caduta, invece, all’indomani della visita di 150 finanzieri in tutti i santuari del potere cittadino: la banca, a Rocca Salimbeni, la Fondazione a palazzo Sansedoni, il Comune a piazza del Campo. “Non sapevo di questa inchiesta quando mi hanno proposto la presidenza“, dice. Magari è la verità.

Certamente non ha avuto il mandato di fare pulizia, visto che è stato chiamato dal sindaco Franco Ceccuzzi e dal presidente uscente Giuseppe Mussari, sodali e responsabili del disastro. E infatti Profumo si rifiuta ostinatamente di commentare l’operazione di acquisto della Banca Antonveneta, pagata nel 2007 9,3 miliardi di euro agli spagnoli del Banco Santander che pochi mesi prima l’avevano pagata 6,3. E’ quello su cui indaga la procura di Siena, ma la cosa non interessa il presidente: “Mi chiedo quale sarebbe l’utilità di un’inchiesta interna sull’acquisizione dell’Antonveneta. Su questo voglio essere radicale: non abbiamo alcuna intenzione di guardare al passato”. Poi, per rafforzare il concetto che non è in cerca di guai, ripropone la teoria di Giuseppe Mussari secondo cui a Siena la massoneria non esiste. Alla domanda se arrivando tra le colline del Chianti avesse percepito segni di presenze e influenze massoniche ha risposto così: “Non faccio parte della massoneria, non me l’hanno mai chiesto. Non ne ho la più pallida idea. Potrò sembrare un pò Alice nel paese delle meraviglie ma sinceramente non so risponderle”. A questa attenzione a non rompere gli equilibri ha reagito ieri l’Italia dei Valori con un’interrogazione dei senatori Lannutti, Pancho Pardi, Borghesi ed Evangelisti, che chiede l‘urgente commissariamento del Monte dei Paschi. L’imbarazzo di Profumo è utile a ritrarre il disastro senese. Quando il banchiere genovese descrive come un vantaggio il non essere condizionato dal passato, mentre illustra il Monte dei Paschi del futuro – oggi terza banca italiana – come un’umile banca regionale costretta a far quadrare i conti anche mollando per strada un po’ dei 31 mila dipendenti, mette implicitamente sotto processo il modello Siena oggi al capolinea con le sue manie di grandezza.

Fa impressione che nel bilancio 2011 del Monte dei Paschi, nonostante i conti chiusi con un rosso di 4,7 miliardi, si vanti “l’ulteriore rafforzamento del tradizionale legame con le squadre sportive senesi, A.C. Siena e Mens Sana Basket”. Circenses. Nell’anno del disastro il Monte è riuscito a spendere 31 milioni per le sponsorizzazioni. Due giorni fa il senatore leghista Massimo Garavaglia ha fatto in Senato la seguente denuncia: “Nel momento in cui un istituto primario bancario non paga allo Stato gli interessi sui Tremonti-bond che ha ricevuto e dà 25 milioni di euro a una squadra di basket locale, probabilmente sarebbe il caso che il governo potesse far valere la sua voce, anche perché a casa nostra 25 milioni di euro, dati con effetto leva alle aziende, fanno 250-350 di milioni di prestiti alle aziende”. E adesso che ne sarà dello squadrone che ha all’attivo cinque scudetti consecutivi ed è in corsa per il sesto? Anche il Siena Calcio deve tutto al Monte dei Paschi, così come la famiglia Mezzaroma gestisce la squadra perché è stata la banca a chiedere il suo intervento – garantendo tutto il garantibile – per prendere il posto di un altro immobiliarista romano, Giovanni Lombardi Stronati.

Siena forse ha vissuto al di sopra dei propri mezzi, sicuramente adesso non ha più i mezzi per vivere come prima. Emblematica la vicenda della Siena Biotech, società di ricerche nel campo medico farmaceutico, mantenuta dai finanziamenti della Fondazione Mps.

Pochi giorni fa tutti i 107 dipendenti (nella gran parte ricercatori, dicono, super specializzati) sono finiti in cassa integrazione. Ma la Fondazione, che negli ultimi dieci anni ha distribuito al cosiddetto territorio oltre un miliardi di euro, forse non avrà mai più un euro da dare alla Siena Biotech. E nemmeno all’Università, che quanto a sfascio è stata precorritrice. Dal 2003 al 2007, secondo le accuse del pm Antonino Nastasi, uno di quelli che adesso indaga sul Montepaschi, due rettori, Piero Tosi e Silvano Focardi, avrebbero scavato nei conti dell’ateneo un buco da 200 milioni di euro, gonfiando a dismisura gli organici. L’inchiesta sull’Università è destinata con tutta probabilità alla prescrizione, così come quella sull’Antonveneta, che si riferisce a fatti di quattro-cinque anni fa. Mentre per la mega inchiesta milanese sulla frode fiscale da oltre 3 miliardi di euro messa in piedi dalle maggiori banche italiane, e nella quale anche Profumo e Mussari sono indagati, è pronta la leggina salva-banchiere architettata dal governo Monti. Di tutti questi scandali quindi resteranno solo i conti del denaro sparito. E la nuova miseria senese.

Il Fatto Quotidiano, 11 maggio 2012

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