L’Erasmus compie venticinque anni e oggi e domani a Copenhagen lancia il suo “Manifesto”. Dieci punti per ricordare i risultati finora conseguiti e presentare le azioni da intraprendere in futuro. E’ necessario, ad esempio, “abbattere le barriere” che esistono in Europa tra i sistemi nazionali di educazione per creare uno spazio comune di formazione, oltre a incrementare i collegamenti con il mondo del lavoro e promuovere negli atenei i corsi delle lingue meno insegnate. Ma soprattutto il progetto vuole diventare “globale”, estendendosi ai paesi extraeuropei. E per questo dal 2013 nascerà “Erasmus for all”.

Nel 1987, anno in cui venne inaugurato, furono tremila gli studenti a partecipare. Oggi, al suo anniversario d’argento, i ragazzi che hanno ricevuto una borsa di studio per passare uno o due semestri all’estero sono due milioni e duecentomila, di cui 270mila italiani e nei video sulle celebrazioni si parla addirittura di 3 milioni entro fine 2012. Un’esperienza che consente di ampliare il proprio bagaglio linguistico, ma anche gli orizzonti professionali. Ne dà testimonianza chi l’ha vissuta vent’anni fa e oggi ne raccoglie i frutti. “E’ un momento importante per avviare opportunità e contatti”, spiega Tomás López, ambasciatore Erasmus per la Spagna che ricorda nel video la sua esperienza personale: “Se non fossi andato in Finlandia, non avrei fatto il dottorato in Corea, e senza la Corea oggi non sarei a Cambridge, dove vivo e lavoro”. Ed è anche un progetto per sperimentarsi in veste di cittadini del Vecchio Continente. “E’ stato uno degli anni fondamentali della mia vita, perché mi ha dato innanzitutto la possibilità di sentirmi europeo”, prosegue Maurizio Oliviero, docente di diritto comparato all’Università di Perugia che a Copenhagen rappresenta l’Italia insieme alla collega Ann Katherine Isaacs. Oliverio nel 1988 trascorse dieci mesi ad Alicante e ritiene che l’Erasmus sia una possibilità per “fare della diversità una risorsa su cui costruire un mondo globale più giusto”. 

Due gli eventi annunciati in Italia: il 18 maggio a Fiesole (FI), con la partecipazione del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo e il 15 giugno il Museo MACRO di Roma, con esibizioni artistiche a cura degli istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale. Secondo i dati pubblicati dall’Unione Europea, fra le 15 destinazioni al top della classifica del programma ci sono anche tre città italiane. La prima università scelta dagli studenti europei nel Belpaese è quella di Bologna, al quarto posto, seguita da ‘La Sapienza’ di Roma al nono posto e infine l’Università di Firenze, al dodicesimo. Quest’anno gli italiani a fare le valigie sono stati più di 22mila e hanno scelto soprattutto Spagna (7.547), Francia (3.338), Germania (2.199) e Gran Bretagna (1.899). 

Per quanto riguarda i fondi, nel 2010-11 sono stati destinati alla mobilità degli studenti e del personale delle istituzioni di istruzione circa 460 milioni di euro anche se in Italia le borse di studio sono scarne. “Il problema principale è far fronte alle spese”, racconta Anna che è andata a Granada, “300€ al mese non bastano, sebbene la Spagna non sia tra le mete più costose”. La situazione cambia di regione in regione, come nota uno studente dell’Università di Sassari: “Io tra i contributi regionali e del mio ateneo sono arrivato a 600€/mese”. Ma il caso sardo è un’eccezione. “In Danimarca con meno di 400€/mese non si vive facilmente, quindi ho dovuto trovarmi un lavoro e aggiungere del mio”, spiega Antonio, accolto da ‘La Sapienza’ di Roma. “Se avessimo avuto un budget superiore avremmo soddisfatto più richieste – ha detto il commissario europeo responsabile per l’Istruzione, Androulla Vassiliou -. Per questo il nostro obiettivo è di aumentarlo per il periodo 2013/2020 e riuscire a duplicare le borse disponibili”. Vedremo gli sviluppi di “Erasmus for all”.

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