Finirà in tribunale la vicenda dei lavoratori di una cooperativa milanese messi alla porta dopo essere passati dalla Cisl alla Cgil. Una settimana fa il Fatto quotidiano aveva raccontato del loro allontanamento e ieri, per entrambi, è scattato il licenziamento. La vicenda si consuma in un polo commerciale del sud milanese costellato di capannoni, magazzini e supermercati dove lo spettro della crisi agita i lavoratori e mette a dura prova le relazioni sindacali. Succede un po’ in tutta Italia, dove si sono persi 500mila posti nel settore. Ma a Pieve Emanuele la lotta per la sopravvivenza che ha fatto tappa in Autogrill lascia sul terreno i segni di uno scontro durissimo. Che inizia il giorno in cui due dipendenti della cooperativa “Sanguglielmo Nord” decidono di cambiare casacca e di passare dalla Fit Cisl alla Fit Cgil, con tanto di foto di uno dei due con Susanna Camusso esposta in bacheca. Una scelta che, a detta della Cgil, avrebbe provocato reazioni dure da parte dei soci in un’escalation di atteggiamenti “ostili” culminati nel licenziamento in tronco.

“Licenziamento politico”, precisa il segretario Errone Montagna (Cgil) che mette in fila le tappe di questa vicenda e lunedì darà mandato ai legali del sindacato per le contestazioni davanti al giudice del Lavoro. Tutto inizia il 17 aprile quando due rappresentanti della Cgil, tra cui lo stesso Montagna, varcano l’ingresso della cooperativa per proporre un’assemblea sindacale. Vengono fermati dai lavoratori della Sanguglielmo che rivendicano il terreno alla Cisl. Effettivamente tra gli 84 soci non ci sono altre sigle. Dopo qualche momento di tensione, urla e minacce di chiamare i carabinieri l’assemblea si tiene così come previsto per legge ma partecipano solo in due. Sono Pierre Essomba, 37 anni originario del Camerun e Francesco Zito. Entrambi al termine decidono di aderire alla Cgil che per tutelarli li nomina rappresentanti sindali. Ma secondo la Cgil da allora sarebbe iniziata la rappresaglia in forma di cambio di turni e di orari imposti senza alcuna motivazione o confronto. Essomba viene spostato dal turno delle 15 a quello del 4 del mattino e a Zito viene prescritto di fare la pausa pranzo in un orario diverso da tutti gli altri colleghi “così da isolarlo”. Per tutta risposta il camerunse si presenterà al lavoro nei vecchi orari, dovendo lottare per riprendere il suo posto. Il 25 affigge poi la sua foto con la Camusso in bacheca e qui sarebbe partito l’attacco più forte, con la sospensione a partire dal 26 di aprile per una settimana, fino al 3 maggio, data nella quale l’assemblea dei soci vota per il licenziamento di entrambi. Così la Cgil parla di “licenziamento politico” che viola sia lo statuto dei lavoratori (giusta causa) sia il contratto collettivo di lavoro per attività antisindacale da parte della coop.

“A questo punto chiederemo una procedura d’urgenza anche perché l’appalto è cambiato 4 mesi fa e i lavoratori licenziati non hanno neppure un Tfr alle spalle con cui poter sopravvivere”, dice Montagna. Finora ha parlato la Cgil. E la Cisl? Man mano che la vicenda prende piede sui giornali la risposta del sindacato di Bonanni si fa più dura e sferzante. A partire dalla messa a fuoco dei motivi del licenziamento. “I due lavoratori sono fannulloni che invece di lavorare come tutti gli altri, disturbano, minacciano i propri colleghi. Erano iscritti alla Cisl ma sono pasati alla Cgil perché la Cisl non si è piegata ai loro ricatti e alle loro assurde richieste”. Cosi le Rsa Fit-Cisl unitamente ai soci della Sanguglielmo Nord. A stemperare però i toni interviene il segretario lombardo Bruno Verco. “Per prima cosa esprimo solidarietà ai lavoratori sospesi. Anziché essere protagonisti di questa guerra di bandierine tra sindacati rischiano di esserne le vittime sacrificali”. Per Verco però la Cgil ha sbagliato strategia. “Capita anche a noi, ai nostri. Un lavoratore che si trova in situazioni di difficoltà diciamo “ambientali” a volte cerca soccorso e riparo in altre sigle. Poi l’eccesso di questa ritrovata sicurezza finisce per fargli fare passi falsi. Per uno dei due, infatti, le contestazioni si susseguivano da molto prima di questa storia”. Nel merito, i due sospesi secondo Verco avrebbero dovuto adeguarsi alle nuove disposizioni “anche se non hai la macchina per raggiungere alle 4 del mattino il luogo di lavoro, te la fai prestare”, dice. “Perché poi succede che il giudice conferma il licenziamento. Nella giurisprudenza sul lavoro è invalso che il lavoratore prima si adegui alle nuove disposizioni e poi le contesti nel merito. Ma non può assolutamente rifiutarsi di seguirle e fare di testa sua. Perché così passa dalla parte del torto e forse i due sono stati mal consigliati”. La via stragiudiziale però non è del tutto preclusa. “Sono pronto a sedermi al tavolo con i colleghi della Cgil, i lavoratori e la cooperativa per evitare che alla fine di questa specie di guerra di religione, su una notizia costruita sul niente, si contino due posti in meno”.

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