Diteci che non è vero, che la colpa è dei cronisti, dei carabinieri, dei giudici, che si sono inventati tutto, che hanno sbagliato le ricostruzioni, che hanno preso le classiche lucciole per lanterne…

Ci riferiamo alla notizia del ritrovamento, nelle acque del torrente Taggia, Imperia, del cadavere di un uomo, forse di origine caucasica, giovane, alto circa 1 metro e 70centimetri, stando almeno alla prima ricostruzione.

L’autopsia avrebbe rivelato che l’uomo sarebbe morto cadendo da un’impalcatura; probabilmente lavorava in nero, e così il cosiddetto imprenditore avrebbe pensato bene di sbarazzarsi del “corpo del reato” buttandolo nel torrente.

Denunce, almeno per ora, non ce ne sono, nessuno ha chiesto notizie di questa persona, ancora senza un nome e un cognome.

Per altro non si esclude che la morte sia venuta in Piemonte o in Costa Azzurra e che, proprio per depistare gli inquirenti sia stato poi buttato nel Taggia.

Sia come sia questa non è neppure una morta sporca, ma sporchissima, lurida e nessuno si nasconda dietro l’alibi della crisi e della disperazione.

Simili episodi, e questo non e il primo, non possono trovare giustificazione alcuna, sono il frutto di un cinismo e di un disprezzo, che affondano le radici nei peggiori umori della “Società incivile” quella che ha sempre ritenuto lecito spremere gli ultimi e ancor più gli extracomunitari senza diritti, neppure quello alla vita.

Chi ha compiuto questo gesto è una bestia, un caporale abituato a vendere le braccia e i corpi, uno che, pur di intascare qualche euro, farebbe qualsiasi cosa. Del resto una simile “pianta umana” è assai diffusa e gode, talvolta, di grande rispettabilità sociale e civile, si fa per dire ovviamente..

Ci auguriamo, lo ripetiamo, che le ipotesi di queste ore, purtroppo molto credibili, possano essere smentite, se così non fosse sarà bene non cancellare questo “anonimo lavoratore caucasico”.

Almeno proviamo a dargli un nome, chiediamo scusa alla sua famiglia, garantiamo loro un sostegno, costruiamo accanto al Taggia un monumento simbolo dedicato ” al lavoratore ignoto” morto mentre lavorava in un cantiere italiano.

Non servirà a molto, ma almeno impedirà che, di questa persona, si perda persino il ricordo.

Nonostante tutto proviamo a “Restare Umani” come avrebbe detto Vittorio Arrigoni.

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