Meno di un mese fa un importante quotidiano ha pubblicato un appello firmato dai lavoratori del comparto della creatività e della conoscenza. Individui che hanno a che fare con il sapere, la cultura, la comunicazione, la formazione e la ricerca, gli autonomi del terziario avanzato (pensate, ad esempio, a tutti coloro che lavorano con internet e l’informatica).

Persone che lavorano “con la partita Iva, i contratti di collaborazione, in regime di diritto d’autore, con le borse di studio, nelle forme della microimpresa e dell’economia collaborativa” che si occupano “di cura della persona, della tutela del patrimonio artistico.

Ogni giorno producono “beni comuni intangibili e necessari: intelligenza, relazioni, benessere sociale”.

In questo appello chiedono una cosa semplice, sulla quale non si può non essere d’accordo: che dal disegno di legge Fornero si elimini l’aumento dell’aliquota previdenziale per le partite Iva di 6 punti, dal 27 al 33%. Una scelta che graverebbe in modo insopportabilmente oneroso sulla vita delle lavoratrici e dei lavoratori iscritti alla gestione separata Inps.

Quei lavoratori, oggi, rivendicano ancora attenzione alla loro specifica condizione. E non può mancare l’attenzione a questo problema da parte di un amministratore dell’area metropolitana romana.

Roma, con Milano, possiede la maggiore concentrazione del paese di lavoro e impresa della conoscenza, professionisti, creativi, tecnici della produzione terziaria (il comparto della creatività rappresenta quasi il 5% dell’intero fatturato della Provincia di Roma, un dato superiore alla media nazionale ed europea). La crisi li ha colpiti duramente, espellendo dal mercato le componenti più precarie di questo universo.

Da Milano a Roma, arrivando fino alla Puglia o passando per il Piemonte, il nuovo modello di sviluppo italiano passa per la salvaguardia e il rilancio di questi comparti produttivi ad alto tasso di intelligenza “attiva”: conoscenza, creatività, welfare, creazione di contenuti, produzione artistiche.

Se le nostre aree metropolitane vogliono competere oggi e domani col resto del mondo devono garantire un ambiente di lavoro adatto a far vivere le esperienze di innovazione creativa, quelle che domani potranno garantire nuova crescita. Inoltre, la loro capacità di “fare innovazione e innervare di saperi il tessuto della produzione territoriale, è risorsa preziosa non solo per le imprese e il mercato, ma per la stessa qualità sociale delle città”.

A questo scopo, alla Provincia di Roma, abbiamo promosso bandi per il  finanziamento, per sostenere la nascita di aziende nei settori strategici per il tessuto romano, dall’architettura, al disegno industriale, dalla comunicazione, all’editoria, includendo l’industria dello spettacolo e dell’audiovisivo.

Ma non solo: creando a Roma la rete per l’accesso il wi-fi gratuito più grande d’Europa abbiamo contribuito a creare un ambiente favorevole a chi lavora in contesti non tradizionali, fuori dal perimetro di uffici e aziende.

In prospettiva dobbiamo ragionare sul consolidamento degli strumenti della formazione permanente, in supporto alla creatività e alla conoscenza: questo tipo di infrastrutture sono indispensabili per settori che fanno dell’autoformazione – e quindi, per definizione, dell’innovazione – il loro punto di forza. Spesso, purtroppo, si tratta di percorsi individuali quasi impraticabili per ragioni di costi e di logistica (a maggior ragione in tempo di crisi).

Sugli strumenti da adottare c’è tempo per discutere. Intanto, però, sarebbe bene non uccidere il lavoro creativo.

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