Mio padre, Augusto Panichi, era nato a Fucecchio nel 1904 e lì aveva vissuto come contadino “di Padule”, come lui diceva, fino all’età di 20 anni quando, per sfuggire alla miseria, venne a Firenze e diventò Carabiniere.

Nel 1940 sposò mia madre ed io nacqui nel 1941.

I fucecchiesi erano considerati dai fiorentini come persone ignoranti e retrograde, li chiamavano “cisposi”, a maggior ragione sfottevano mio padre che aveva l’aggravante di essere stato contadino.

Mio padre si riscattava da questo attraverso la figura del suo concittadino Indro Montanelli, infatti ricordo che negli anni Cinquanta quando talvolta si sentiva parlare alla radio c’era l’obbligo del rigoroso silenzio e dopo c’era il commento sempre positivo delle sue posizioni. Lo stesso con i ritagli degli articoli che Montanelli scriveva sul Corriere e che lui conservava in una cartelletta.

Ricordo molto volentieri questa sua devozione per Indro e la sua importanza poiché è forse stato uno dei pochi motivi di vanto per mio padre nei confronti degli amici e conoscenti che scherzosamente lo sfottevano per le sue origini nel periodo del duro dopoguerra.

Francesco Panichi