Le cose si stanno muovendo. Alcuni Comuni iniziano a chiudere le porte ad Equitalia dopo avere realizzato che sono più i problemi che crea di quelli che risolve. Poca roba, si dirà: era già previsto che i Comuni, a partire dal 2013, si organizzassero diversamente avviando procedure di recupero crediti al proprio interno o avvalendosi di altre agenzie.

Rimane il problema Equitalia e il relativo rapporto con i cittadini e le imprese. Rimane, beffardamente inevasa, la questione terminologica di chi è effettivamente un evasore (nella accezione negativa di questo termine) e di chi non lo è, ma lo diventa, a causa di una crisi generale e a causa di una maxi inadempienza da parte del creatore di Equitalia, lo Stato.

Befera la fa facile. Tutti coloro che sono stati raggiunti da Equitalia sono evasori. La realtà è più complessa. La Pubblica amministrazione deve al sistema delle imprese circa 100 miliardi. Significa che in questo momento le imprese operano da banca per la pubblica amministrazione per la cifra (esorbitante) sopra riportata. Una parte di questa cifra si traduce in denaro che le imprese devono pagare per contributi e tasse allo stato. Tale ultima cifra, spesso, si traduce in un massacro finanziario aggravato da agio, more, penali e interessi. Superfluo dire che non altrettanto avviene quando è la pubblica amministrazione a non pagarti.

Da questo stato di cose scaturisce un secondo problema che investe la penosa mancanza di liquidità che il nostro paese sta attraversando. I pagamenti si sono dilatati e questo è un elemento di sofferenza finanziaria enorme per tutti. Se si aggiunge che le banche, i soldi li tengono in cassa, si può agevolmente ipotizzare che Equitalia agisce come se tutti questi problemi, semplicemente, non esistessero. Agisce ignorando che l’economia di questo paese è profondamente malata.

Si dirà che proprio per curarla. Equitalia opera in siffatto modo. La cura, evidentemente non sta funzionando e quando una terapia non funziona è buona prassi sospenderla. Se il recuperare denaro da una impresa si traduce nella chiusura della stessa impresa. la soluzione non rappresenta un colpo di genio.

Befera potrà ignorare tutto ciò ma coloro che non possono ignorarla sono i politici. Se le compensazioni (tra pubblica amministrazione e sistema privato) non è possibile trovino altra strada. Se un elementare problema di equità si traduce in una coercizione al pagamento da parte del forte contro il debole, lo Stato sempre più sarà vissuto come crudele e vessatorio. E a quel punto i demagoghi, di cui questo paese è già pieno, diventeranno maggioranza.

Articolo Precedente

Capitali svizzeri, ora Monti dice sì

next
Articolo Successivo

Un decalogo sulla spesa

next