Un corteo colorato di 400 persone ha attraversato Bologna per protestare contro il governo Monti, le politiche di austerità e l’apertura festiva e domenicale permessa dalle recenti liberalizzazioni. Lungo il percorso l’entrata di una banca viene letteralmente murata (“Chiudiamo le banche, apriamo nuovi diritti”), alcuni negozi vengono “sanzionati” e simbolicamente chiusi con del nastro adesivo, sulle vetrine viene più volte tracciata a vernice la scritta “chiuso”. Alla fine il corteo si conclude a pochi passi dalla sede di Unindustria, “responsabile con il governo Monti della precarietà e della mancanza di diritti”. E’ il corteo lanciato da Usb, a cui hanno aderito moltissime sigle della sinistra cosiddetta alternativa cittadina. Tra i tanti No People Mover, il laboratorio Crash, il sindacato degli inquilini Asia, il coordinamento degli operatori sociali di Bologna e Santa Insolvenza.

Sono proprio gli attivisti di Santa Insolvenza ad aprire la giornata, con un presidio di fronte al supermercato Pam di via Marconi. Alle 9 si ritrovano in un centinaio e tentano di convincere la gente a non entrare. Di fronte alla Pam trenta agenti in tenuta antisommossa, scudo in mano e casco allacciato alla cintura, difendono il centro commerciali da eventuali irruzioni. Che però, ed era stato annunciato, non sono nemmeno in programma. Gli attivisti parlano con chi vuole fare la spesa, qualcuno entra lo stesso, altri ascoltano i manifestanti e fanno dietro front. “La Pam così come molti altri negozi sta aperta il Primo maggio, per la festa dei lavoratori, quando invece nessuno dovrebbe lavorare – urla un manifestante al megafono – Oggi Bologna è piena di persone che sono costrette perché precarie e con un reddito basso a farsi sfruttare. Addirittura c’è chi lavora gratis, perché in stage o in tirocinio. Vogliamo più reddito, più diritti e meno lavoro”.

Poi gli insolventi confluiscono nel corteo di Usb. Man mano i numeri aumentano, e alla fine sono centinaia le persone che sfilano per le vie del centro dietro allo striscione di apertura “Licenziamo il governo Monti”. Di fronte al consolato greco vengono lanciati petardi e uova e scanditi slogan “contro le politiche di austerità della Bce”. Poi la chiusura simbolica di molti negozi lungo le vie dello shopping bolognese. Nastro bianco e rosso che blocca gli ingressi e con la vernice la scritta “chiuso” sulle vetrine. Quando la pancia del corteo passa di fronte alla filiale del Monte dei Paschi si accende all’improvviso un fumogeno, e dietro ad uno striscione appaiono mattoni su mattoni. In un attimo, prima che la celere possa arrivare sul posto, l’entrata della banca è murata. Sui mattoni la scritta in vernice “muriamo l’ingiustizia”. A due passi da Piazza Maggiore c’è chi intona slogan contro Monti, vengono chieste le dimissioni immediate del governo “che non è democratico, non è stato eletto da nessuno e fa gli interessi della speculazione finanziaria”. A pochi metri di distanza gli attivisti di Cgil, Cisl e Uil guardano in silenzio. Per loro quest’anno è un flop. Piazza maggiore, negli anni scorsi strapiena, questa volta è mezza vuota, sicuramente anche a causa dell’assenza della Fiom, in polemica con Cisl e Uil dopo le vincende Fiat e Magneti Marelli.

Il corteo si conclude a pochi passi dalla sede di Unindustria. Usb annuncia iniziative contro il governo Monti e il sindaco di Bologna Merola, “che vuole privatizzare i servizi istituendo una fondazione del welfare”. I collettivi e gli altri gruppi in corteo lanciano il loro maggio, “che sarà caldissimo” dicono.

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