Tredici richieste di rinvio a giudizio per altrettanti indagati nello scandalo ultraventennale dell’ospedale di Cona. Dopo aver chiuso le indagini e notificato nei mesi scorsi il 415 bis, ora la procura chiude il corposo fascicolo sulle anomalie del maxi ritardo per la costruzione del nuovo nosocomio di Ferrara.

I pm Nicola Proto, Barbara Cavallo e Patizia Castaldini hanno chiesto formalmente il processo per gli imprenditori e i funzionari pubblici accusati di aver scelto materiale non idoneo e approvato perizie di varianti che hanno fatto lievitare i costi di realizzazione dell’ospedale.

Mentre si attende ora la fissazione dell’udienza preliminare da parte degli uffici del gip del tribunale di Ferrara, la notizia contribuisce a creare ulteriore imbarazzo istituzionale, cadendo proprio alla vigilia dell’open day. Le porte di Cona apriranno per la prima volta al pubblico per consentire ai ferraresi un primo tour conoscitivo del loro nuovo ospedale. L’8 maggio, invece, dovrebbe partire finalmente il trasloco dal vecchio Sant’Anna, in contro città. Trasloco più volte annunciato e sempre rimandato.

Tornando all’inchiesta, per gli imputati, tra i quali spiccano nomi eccellenti della sanità ferrarese, si rincorrono 17 capi di imputazione che vanno a vario titolo dalla truffa aggravata al falso ideologico all’omissione, fino all’abuso d’ufficio.

Le buste verdi recapitate in questi giorni ai diretti interessati si aprono con l’abuso di ufficio a carico di Giuliano Mezzadri (ferrarese di 78 anni, progettisti di Prog.Este, concessionaria dell’appalto), Carlo Melchiorri (61 anni, ferrarese, direttore dei lavori), Giorgio Beccati (ferrarese di 60 anni, il Rup, responsabile unico del procedimento), Ruben Saetti (59 anni modenese, presidente del cda di Progeste) e i tre componenti della commissione di collaudo Andrea Benedetti (57enne residente a Bologna), Antonio Pellegrini (parmense di 51 anni) e Fulvio Rossi (55 anni, ingegnere capo del Comune di Ferrara).

Secondo la procura avrebbero omesso di controllare l’idoneità del calcestruzzo per le strutture di fondazione e per le opere speciali, consentendo in questo modo all’impresa esecutrice di fornire calcestruzzo di tipo RCK25 anziché RCK30, previsto invece nel capitolato. Il primo tipo di materiale sarebbe composto da un minor quantitativo di cemento, tale da garantire comunque la resistenza della struttura, ma non la sua durabilità nel tempo, prevista in almeno 100 anni secondo la legge.

Per la consistenza del materiale deve rispondere invece di truffa aggravata Mario Colombini, 65 anni, amministratore delegato della Calcestruzzi S.p.A. (l’impresa che ha fornito le circa 1.300 tonnellate del calcestruzzo al Consorzio Cona), per aver fornito materiale diverso da quello previsto nel capitolato. Un escamotage – secondo i magistrati – utile a risparmiare circa 117mila euro.

Quel materiale doveva passare il vaglio di Melchiorri, che si vede indagato anche per omissione, per non avrebbe verificato adeguatamente la composizione del calcestruzzo.

Di truffa aggravata in concorso sono indagati anche Guglielmo Malvezzi (modenese di 50 anni, capo commessa per il Consorzio Cona), Nicola Fakes (veronese di 33 anni, responsabile del controllo di produzione) e Roberto Trabalzini (aretino di 51 anni, addetto alla contabilità lavori). Il primo avrebbe presentato all’azienda ospedaliero-universitaria istanza di compensazione per riconoscere i maggiori costi del materiale utilizzato nella costruzione dell’ospedale, avvallando in sostanza la richiesta da parte di ProgEste/Consorzio Cona. In questo modo i tre avrebbero indotto in errore l’azienda che, sulla base della documentazione prodotta, erogò nel febbraio 2011 oltre 2 milioni di euro a titolo di riconoscimento per maggiori costi.

Beccati è indagato anche di falso ideologico, per aver formato il verbale di validazione del progetto esecutivo attestando la conformità del progetto esecutivo alla normativa vigente, quando invece, secondo gli inquirenti, mancava totalmente il progetto architettonico.

Sempre Beccati deve rispondere di ulteriori capo di imputazione, insieme a Melchiorri, Marino Pinelli (modenese di 78 anni, responsabile amministrativo dell’azienda ospedaliera), Saetti e Riccardo Baldi (65 anni, l’ex direttore generale dell’azienda S. Anna). Si tratta sempre di abuso di ufficio, ma questa volta per le perizie di variante, redatte dal direttore dei lavori e approvate dal Rup, dal responsabile amministrativo e dal direttore generale.

Nel corso dei lavori vennero approvate infatti cinque perizie di variante che fecero lievitare i costi della struttura. I 137 milioni previsti inizialmente (97 a carico dell’azienda Sant’Anna e il resto a carico della concessionaria) aumentarono di 25 milioni di euro. Varianti che, secondo la procura, non potevano essere adottate, dal momento che si trattava di un appalto “chiavi in mano”, a prezzo prestabilito.

Ai tre “ferraresi” Beccati, Pinelli, Baldi è contestato anche il falso ideologico per un’altra perizia di variante, la numero 3, mai richiesta – come invece si sostiene nella documentazione – dal direttore dei lavori.

Viene poi l’omissione a carico di Melchiorri per non aver comunicato al Rup un importo di riserve tecniche superiore ai limiti di legge (oltre 68 milioni di euro). Di omissione, per non aver verificato l’ammissibilità di quelle riserve, è chiamato a rispondere anche Beccati.

Il capitolo sulle riserve tecniche prosegue con l’abuso di ufficio contestato a Beccati, Melchiorri e Saetti: quest’ultimo avrebbe proposto la somma di 3 milioni di euro, liquidata poi da Beccati a Prog.Este come accordo bonario in caso di iscrizione di riserve tecniche. Somma non dovuta, secondo la procura.

A Benedetti, uno dei tre componenti della commissione di collaudo, si contesta anche un “conflitto di interessi”: il professionista avrebbe assunto da Cmr, impresa esecutrice dei lavori di Cona, incarichi affidati a una società di cui è socio di minoranza. Di questa incompatibilità sarebbero stati a conoscenza Beccati, Melchiorri, Rossi e Pinelli. Per loro l’accusa è di omissione per non aver segnalato la situazione al direttore generale.

 

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