“I vertici della Lega Nord non potevano non sapere”. Attaccano e avanzano sospetti sui piani alti del Carroccio gli ex leghisti che questa mattina si sono ritrovati a Zola Predosa, alle porte di Bologna. Fuoriusciti volontariamente, o espulsi con un ordine di partito, sono uniti dalla delusione e dalla voglia di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Le loro previsioni per il partito fondato da Bossi sono tutt’altro che rosee: “In Emilia Romagna, è possibile attendersi diverse decine di persone indagate per la gestione del Carroccio sul nostro territorio” ha detto Marco Lusetti, dirigente della Lega nord fino al 2010. Secondo Lusetti, quindi, il vero terremoto deve ancora arrivare. Almeno in Emilia Romagna: la procura di Bologna potrebbe presto iscrivere nel registro degli indagati altri nomi, oltre a quelli di Marco Mambelli e Luigi Pasquini, candidati alle regionali 2010 e accusati per presunti falsi su spese elettorali.

 

A giudizio dell’ex-numero due della Lega Nord dell’Emilia, però, bisogna fare una “differenza tra chi sarà iscritto nel registro degli indagati che saranno diverse decine, credo, e invece quelli che riceveranno un avviso di garanzia su diversi, immagino, capi di imputazione”. Quanto agli “indagati – prosegue Lusetti – cioè tra gli iscritti nel registro degli indagati, credo saranno diverse decine di persone tra tutte le province dell’Emilia Romagna, Milano e anche la segreteria nazionale perché io ho fatto un esposto anche in riferimento a Calderoli, Belsito, Nadia Dagrada perché avevo contatti anche con loro. Nell’esposto – chiosa – non parlo di alcuna persona attualmente residente a Bologna”.

 

Se si va su Internet, aggiunge Lusetti, “c’è la telefonata trascritta e c’è anche la registrazione su certi siti, le ho pubblicate io. Lì si capisce, si fanno i nomi, si fanno i riferimenti precisi ai conti della regione relativi a questa fattispecie e alla problematica della mala gestione dei soldi all’interno dell’Emilia, sia per ciò che riguarda i fondi pubblici, cioè quelli dell’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, sia per ciò che riguarda i soldi del movimento politico, quelli gestiti dal tesoriere nazionale”.

 

Presente all’incontro anche Alberto Veronesi, autore dell’esposto da cui è partito il filone d’indagini bolognese sui conti della Lega. L’ex-leghista ha sottolineato come sulla “mia vicenda abbia fatto ricorso al Nazionale dell’Emilia-Romagna e abbia inviato una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno al consiglio federale” della Lega Nord, “in cui ho ripercorso e mostrato tutti i pasticci compiuti durante tutta quella campagna elettorale. Il federale – prosegue – al tempo era composto da tre ministri, Bossi, Calderoli e Maroni, e due sottosegretari, Giorgetti e Belsito: forse il difetto era nella presidenza, ossia Angelo Alessandri”. A giudizio dell’ex militante, “non potevano non sapere, a meno che non avessero una segretaria che butta via la corrispondenza”.

 

Veronesi ha ricordato infine l’invito rivolto a Roberto Maroni a partecipare al convegno. Invito caduto nel vuoto. “L’abbiamo spedito a Maroni attraverso la segreteria della Camera dei Deputati: se Maroni non ha sentito la necessità di risponderci, di dare un segnale, di rinunciare all’invito – chiosa – possiamo certificare che Bologna non è in Padania”.

 

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