Oggi, 27 aprile, ad Avellino è stato firmato un protocollo d’intesa tra le cinque consigliere di Parità della Regione Campania e il Comitato regionale per le Comunicazioni. La cerimonia si è svolta – significativamente – al Circolo della Stampa.
Mi piace condividere questa notizia perchè è un passo importante nella lunghissima strada verso una corretta comunicazione di genere. Nel 2008 il Parlamento Europeo chiese agli Stati membri di intensificare gli sforzi affinchè la pubblicità (per la pervasività e l’assiduità di mezzo di comunicazione) fosse tesa alla valorizzazione della figura femminile e del ruolo delle donne nella società. La risoluzione europea, assieme alla nascita in Italia dello IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) e alla redazione del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, sarebbero stati veri baluardi nei confronti di un andazzo tragico e deprimente assieme, quello di svilire la figura delle donne, specialmente nella pubblicità, attraverso rappresentazioni non oneste, né veritiere, né corrette.
 
Ho intervistato la consigliera di Parità della Provincia di Avellino, la dr.ssa Mimma Lomazzo, da anni in prima linea in questo genere di battaglie. Se vi aspettate una vecchia e coriacea femminista, protesa unicamente sulle posizioni estreme della salvaguardia di genere, vi sbagliate. Mimma difende a tutto tondo. Tant’è che ha ricevuto apprezzamenti da ogni parte e colore. Si rammarica che non i partiti, né gli oratorii svolgano più un’azione pedagogica che insegni il rispetto verso le persone, perché è tutto qui il vulnus: la mancanza di rispetto.
Non basta prendersela con l’inerzia delle istituzioni (le leggi per la parità di genere esistono, eccome, ma non vengono fattualmente applicate); non è colpa della crisi economica che sospinge indietro le questioni di genere, aumentando una misoginia tale da aver fatto proliferare il numero dei “femminicidi” in Italia (l’ultimo, quello di Vanessa Scialfa, con le aggravanti della gelosia e dell’uso di stupefacenti da parte del convivente); non ci serve una politica degli ‘annunci’ (anche se dobbiamo ringraziare la Fornero almeno di aver ripristinato seppur parzialmente la Legge Damiano contro le dimissioni in bianco): ciò che ci serve è modificare i comportamenti. Ho letto in un bel sito di un’organizzazione americana – Miss Representation – questo slogan: “Non puoi diventare ciò che non vedi”. Ecco, è tutto qui. Nel bene e nel male.
di Marika Borrelli
Articolo Precedente

Giovanardi: “Nessun olocausto dei gay. Dai nazisti solo persecuzione”

next
Articolo Successivo

Zanardo: “Vanessa e il femminicidio in Italia: scriviamo a Napolitano”

next