Un’alleanza della destra gollista e tradizionale con il Front National? In Francia è sempre stato un tabù assoluto. Sì, la teoria del “cordon sanitaire” intorno alla formazione di Jean-Marie Le Pen, un po’ come per il Movimento sociale italiano ai tempi della Democrazia Cristina. Ora, con il successo di Marine Le Pen al primo turno delle presidenziali, qualcuno ci sta ripensando. Anzi, in tanti, almeno nella base elettorale di Nicolas Sarkozy. Intanto lui, alla disperata caccia dei voti della zarina dell’estrema destra, si arrampica sugli specchi, tra gli occhiolini strizzati a quell’elettorato, sotto forma di discorsi anti-immigrati e sulle radici cristiane dell’Europa, e rassicurazioni ai più moderati del proprio schieramento sul rifiuto a tendere la mano all’Fn.

Un sondaggio reso noto da OpinionWay ha messo in luce che, se nel complesso il 64% dei francesi resta contrario a un’alleanza tra l’Ump, il partito di centro-destra, quello di Sarkozy, la formazione erede della tradizione gollista, repubblicana e democratica, e il Front National, è ormai il 64% tra chi ha votato domenica scorsa il Presidente uscente a esservi invece favorevole. E’ la prima volta che si varca questo limite, finora indiscutibile. Secondo Bruno Jeanbart, che ha curato l’inchiesta di OpinionWay, quel risultato è dovuto alla volontà degli elettori di Sarkozy di vincere a tutti i costi. “Ma è chiaro anche – ha precisato – che l’alleanza non rappresenta più un tabù, Marine Le Pen è riuscita nel suo intento di modificare l’immagine del Front National e al tempo stesso l’elettorato della destra in Francia si sta radicalizzando”.

Intanto Sarkozy si barcamena come può. Una cosa è certa: al primo turno la Le Pen ha ottenuto il 17,9% dei consensi e François Bayrou il 9,13. Insomma, se il 6 maggio vuole vincere, è agli elettori della leader dell’estrema destra che deve parlare in primo luogo. Lo ha fatto ieri, in una trasferta a Longjumeau, cittadina a Sud di Parigi, dove ha puntato il dito su “un’Europa che per l’immigrazione è come uno scolapasta, che ridicolizza le sue radici cristiane”. Per poi prendersela con “gli assistiti che in Francia abusano della solidarietà” e, ancora una volta, contro “gli immigrati che ignorano i valori e la lingua del nostro Paese”. In pieno nella dialettica lepenista.

Stamani, però, sempre sul filo del rasoio, in una logica da “un colpo al cerchio e uno alla botte”, per non perdere comunque i suoi elettori più moderati e visceralmente allergici a un discorso da estrema destra, il Presidente ha voluto specificare che “non ci sarà un accordo con l’Fn, né ministri del Front National in un governo futuro”, nel caso di vittoria. Ancora ieri, d’altra parte, Chantal Jouanno, sarkozysta della prima ora, ex ministro dello Sport e un tempo popolarissima campionessa di karaté, aveva preso le distanze dalla “droitisation” (come viene definita) della campagna del grande capo. “Vorrei un discorso più equilibrato”, ha sottolineato. “La destra deve rimanere se stessa – ha aggiunto -, con i suoi valori che sono quelli della meritocrazia, del lavoro, dell’autorità (ma al pari del rispetto), della competitività, della crescita ecologica”.

Intanto Marine Le Pen guarda con compiacenza a queste divisioni all’interno dell’Ump. Il primo maggio fornirà le sue indicazioni di voto per il secondo turno. Ma è molto probabile che consiglierà semplicemente l’astensione. Secondo le voci che circolano a Parigi, la Le Pen spera in un’implosione dell’Ump dopo quella scadenza elettorale, se Sarkozy perderà davvero, come indicano tutti i sondaggi. Lei vuole diventare il capo dell’opposizione al socialista François Hollande. Punta a una ricomposizione della destra francese intorno al Front National. Solo questo: niente ministri in un Governo che molto probabilmente non ci sarà… Ne potrebbe avere l’occasione, se alle legislative di giugno ripeterà il successo di domenica scorsa.

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