Manca pochissimo alla manifestazione di #salvaiciclisti.

Il 28 aprile finalmente, ai Fori Imperiali, dopo mesi di azione digitale, sarà finalmente possibile guardarsi in faccia, parlarsi senza svelare ironia attraverso smiley ammiccanti. Ci potremo finalmente toccare e abbracciare. Sarà un’emozione fortissima.

I più superficiali parleranno di una manifestazione di amanti delle due ruote, alcuni magari anche di un raduno, dimostrando ancora una volta di non aver capito nulla di quanto sta succedendo da due mesi e mezzo a questa parte e del perché #salvaiciclisti è arrivato fino al punto di mobilitare diverse migliaia di persone.

Sabato ci saranno telecamere e giornalisti, senatori, deputati, funzionari di partito, presidenti di provincia, portaborse e sindaci, magari anche con la fascia tricolore per essere meglio riconoscibili in mezzo alla folla. Alcuni verranno per essere al momento giusto, nel posto giusto e dalla parte giusta, sicuramente in sella a una bicicletta e giureranno di essere sempre stati appassionati di ciclismo e di essere felici che sia arrivato il momento del riscatto della bici.

Per una volta tutti questi signori non verranno a parlare, ma verranno ad ascoltare e questa sarà un’altra grande vittoria.

Quello che verranno a sentire però non è come si fanno le piste ciclabili o quanto è importante per una società che la mobilità ciclabile arrivi al 15% del totale per raggiungere livelli accettabili di sicurezza, perché tutte queste cose le sanno già, le hanno sentite milioni di volte dalle associazioni che da sempre lavorano sul territorio. Verranno ad ascoltare per cercare di capire come si fa a risvegliare la passione dei cittadini e ad aggregarli attorno a un tema, ovvero quella cosa che loro non sanno più fare da oltre 20 anni.

I più ingenui poi si metteranno in posa accanto alla loro bici con la sella troppo bassa e le gomme gonfiate apposta per l’occasione, pensando che la bicicletta sia l’oggetto magico, il totem in grado di creare una così ampia coesione sociale. E ancora una volta dimostreranno di non aver la più pallida idea di quanto stia succedendo.

Perché la chiave del successo di #salvaiciclisti, a dispetto del nome, non è la bicicletta, ma il buon senso contenuto nel messaggio trasmesso. Il buon senso, cioè quella cosa che dice che il traffico non dovrebbe esistere, che le piazze dovrebbero essere destinaate alle persone e non alle automobili parcheggiate, che non si dovrebbe morire sulle strade. In questo contesto, quindi, la bicicletta non è il fine, ma solo uno strumento per raggiungere questi obiettivi.

Sabato svariate migliaia di persone confluiranno ai Fori Imperiali per dire che per risolvere i problemi non servono montagne di soldi ma solo buone leggi e la buona volontà per applicarle da parte di amministratori in buona fede. Non chiamateci ciclisti, chiamateci persone dotate di buon senso che usano la bicicletta.

voglio liberarmi dal traffico

voglio smettere di essere ostaggio del prezzo della benzina

voglio sentirmi libero di vivere la città

voglio vedere la gioia dei miei figli mentre giocano in strada

voglio più spazio per vivere

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