Non è vero che in Italia le questioni ambientali non sono considerate. Di conseguenza, non è vero che va tutto male, nel Belpaese. Ci sono centinaia di ottimi esempi, generalmente collegabili al lavoro di associazioni ed enti locali, che testimoniano come anche in un Paese risaputamente “strafottente” e non proprio “eco-friendly” come il nostro possa invece rivelarsi virtuoso.

A Rovigo, ad esempio, un po’ come succede in altri modi in Norvegia o in California, i mezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti viaggiano grazie all’olio di scarto delle cucine, domestiche e professionali, trasformato in biodiesel proprio per questo. Il progetto è nato dalla collaborazione tra il Comune di Rovigo, l’Asm Rovigo SpA, l’Azienda comunale che gestisce il ciclo dei rifiuti, e alcune aziende private locali.

I cittadini, in base a quanto organizzato da Comune ed Asm, devono semplicemente portarsi una tanica da 5 litri (fornita dal Comune) piena di olio “esausto” quando si recano al supermercato, senza nemmeno doversi prendere la briga di cercare luoghi di raccolta. Quest’olio viene poi portato dall’Asm agli operatori specializzati in grado di trasformarlo in “biodiesel di seconda generazione”. Questo è meno inquinante del carburante di origine fossile, e comporta una riduzione delle emissioni di CO2 che, grazie a questa iniziativa, solo nel 2009 a Rovigo sono diminuite del 12%.

Insomma i biocarburanti possono essere veramente utili alla collettività e positivi per quanto riguarda l’impatto ambientale, invece che solamente un motivo per fare business, incrementare la deforestazione o sottrarre terreni utili alla produzione di cibo. Si spera solo che quanto avviato nella cittadina veneta possa diventare presto una prassi in tutte le altre città italiane.

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