Strano paese l’Italia. Si dice da tempo che al settore della giustizia mancano uomini e mezzi. Ed è vero. Conosco magistrati che si sono comprati la carta per le fotocopie, perché da Roma non arrivavano i fondi. So di istituti penitenziari che hanno accumulato debiti per energia elettrica, sempre perché da Roma non arrivavano i fondi.

La situazione è drammatica da molto tempo, e non è solo colpa dei governi Berlusconi.

Diversi anni fa, alla fine del 1990, ben prima dell’avvento del nano, Vladimiro Zagrebelsky, allora Procuratore della Repubblica a Torino, emanò una circolare interna all’ufficio che stilava un elenco di gravità dei reati, giusto nell’intento di razionalizzare l’attività dei magistrati inquirenti, concentrando le forze sul piano oggettivo della lesione cagionata all’interesse protetto, e sul piano soggettivo della pericolosità del soggetto agente. Tradotto in parole povere: abbiamo pochi mezzi, concentriamoci sui reati di maggiore allarme sociale.

Da allora, sicuramente, la situazione della giustizia italiana e torinese è ancor più peggiorata, anche e altrettanto sicuramente per un marcato disinteresse di chi ha avuto l’onere di governare il paese.

Mi è venuto in mente quanto sopra in questo periodo in cui a Torino la magistratura sembra avere un solo interesse: colpire i presunti reati commessi dai No Tav. Difficile dire quanti siano gli avvisi di reato emessi nei confronti di appartenenti al variegato movimento, ma sicuramente sono tanti. Alcuni attivisti sono già finiti in carcere, altri sono agli arresti domiciliari, altri ancora avranno già il dibattimento a breve, come quelli che vengono accusati di aver realizzato la baita presunta abusiva in Val Clarea ed avere rimosso i sigilli della stessa quando fu posta sotto sequestro perché presunta abusiva (inizio il 3 maggio prossimo). Come dice ironicamente Alberto Perino: “saremo gli unici (NdA inteso come movimento) a venire condannati in Italia per un abuso edilizio”. Sempre il giorno 3 ci sarà l’interrogatorio di un ragazzo, allora minorenne, accusato di aver partecipato al blocco dell’autostrada Torino – Bardonecchia a dicembre. Solo alcuni esempi fra i tanti.

Posto che, rispetto a quando fu emanata la “grida” di Zagrebelsky, la situazione della Procura di Torino, come accennavo, è certamente peggiorata, e di molto, è davvero singolare questoa solerzia verso presunti autori di reati di davvero scarso allarme sociale. Con questo – e qui anticipo i soliti che, lo so già, mi diranno che io giustifico i reati – non voglio giustificare proprio nulla, dico solo che con tutti i reati che vengono commessi nell’ambito della competenza della Procura di Torino, si assiste attualmente ad una sollecita repressione in particolare di quelli assertivamente commessi dai No Tav.

Ma voglio chiudere anche con un’altra considerazione. Torniamo alla baita Clarea, realizzata sì senza permesso a costruire, ma alla luce del sole, su un terreno di proprietà di una attivista No Tav ed esclusivamente per realizzare un punto d’appoggio e di riunione dei movimentisti. Non viene da fare un parallelo con altre costruzioni notoriamente abusive realizzate per fini speculativi in giro per il nostro ex belpaese? Nella sola Campania, Legambiente denunciava nel 2010 la realizzazione di sedici case abusive al giorno, per un totale di circa 60.000 in dieci anni. Sarebbe carino sapere quanti sono i procedimenti penali iniziati e quante le case abbattute. Davvero uno strano paese l’Italia.

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