Questi anni di fine dell’amore (o forse sarebbe meglio dire: della sopportazione) tra italiani e politici sono stati accompagnati da un commento che sempre più spesso gli elettori hanno rivolto agli eletti: “Hanno perso il contatto con la realtà”.

Questa frase, nel complesso, mi sembra piuttosto ingenerosa, soprattutto nei confronti degli amministratori locali, obbligati a dover mediare tra i costanti tagli dei loro budget, la crisi economica e i bisogni dei cittadini.

Certo, non mancano esempi di completa perdita di contatto con la realtà. Negli ultimi anni abbiamo raccolto una sorta di greatest hits della disciplina. Fra tutti è giusto ricordare la casa pagata all’insaputa dei proprietari (Scajola), insuperabile esempio di alienazione;  spaghetti col caviale pagati coi rimborsi elettorali della Margherita (prelibatezza per cui Lusi ha speso 180€, più o meno lo stipendio medio settimanale di un giovane precario); diamanti color verde Lega (Belsito), senza contare la quotidiana guerra di posizione per non perdere i tanti privilegi dell’essere parlamentare.

Roberto Formigoni è un politico che in queste settimane sta mostrando qualche problema di collegamento con la realtà. Si paragona a Gesù (che però non credo abbia mai dormito in un Hotel a sette stelle), non ricorda dove ha passato il Capodanno (evidentemente non ha fatto il conto alla rovescia guardando Rai1 e mangiando lenticchie), dice che chi non passa le vacanze in compagnia è uno sfigato e per fortuna ci ha risparmiato commenti su chi, in vacanza, non potrà andarci per chissà quanto tempo.

Un drammatico picco in questo processo di scollegamento è rappresentato dalla lettera con cui il Pdl della Lombardia chiede ai propri sostenitori un sostegno a Formigoni. Prima di tutto, riduce la politica e il consenso a una questione di tifo, di scontro tra fazioni. Lo avesse fatto il Berlusconi dei tempi d’oro, avrebbe forse funzionato. Ma oggi, con Pd e Pdl che governano insieme da ormai sei mesi, fa sorridere.

Il picco, però, non sarebbe stato così tanto elevato se questa richiesta non fosse stata avanzata chiedendo ai sostenitori di manifestare la propria vicinanza al Governatore della Lombardia attraverso un fax. Uno strumento che richiede che l’ipotetico cittadino sostenitore debba pagare per mandare un messaggio (a meno che i fax non siano sponsorizzati da Daccò, naturalmente), che spreca carta, che evoca un’attivazione individuale e non sociale, ossia l’esatto contrario di ciò di cui Formigoni ha bisogno.

Ma soprattutto, parliamo di uno strumento che non credo sia più reperibile nelle case degli italiani (ammesso che lo sia mai stato) e che a malapena è disponibile negli uffici. Forse è una sottile strategia politica: è una buona scusa per poter dire che non sono arrivati messaggi di solidarietà. Si potrà sempre sostenere che i poteri forti che vogliono scalzare Formigoni sono così forti da aver imposto l’uso del telefono e della posta elettronica ai poveri lombardi inconsapevoli.

p.s. un litro di latte costa circa 1.30€.

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