Il 5 aprile scorso il sito dplmodena.it – frequentatissimo sito di informazione di pubblica utilità gestito da un dirigente della direzione territoriale del lavoro di Modena – viene chiuso per ordine del segretario generale del Ministero del lavoro.

Ecco il testo della comunicazione, perché, anche le parole, in questa vicenda hanno un peso: “Al fine di garantire una rappresentazione uniforme delle informazioni istituzionali e con riferimento agli obblighi di trasparenza ed ai profili di comunicazione e pubblicazione delle informazioni di interesse collettivo anche per quanto attiene agli Uffici territoriali, si chiede alle SS.LL. di provvedere alla immediata chiusura del sito internet www.dplmodena.it“.

Passano i giorni e, in Rete, scoppia la polemica per un provvedimento che appare incomprensibile o, almeno, sproporzionato. Il 10 aprile, al telefono con Anna Masera de La Stampa, è il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, in persona a parlare. Dice di avere avuto una conoscenza solo sommaria della vicenda e di aver avviato degli accertamenti per comprendere cosa fosse realmente accaduto e quali fossero le ragioni che avevano condotta alla chiusura del sito. “…aspetto, e vi chiederei di aspettare, prima di giudicare. Vi farò sapere presto”, concludeva il Ministro la sua intervista.

E’ il 12 aprile quando, il Ministero del Lavoro, con un comunicato stampa, annuncia l’imminente riapertura del sito.
Le parole, ancora una volta, sono importanti. Ecco uno stralcio del comunicato: “Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali non ha mai praticato azioni di censura nei confronti di iniziative o attività poste in essere dai propri dirigenti e dipendenti. Ogni intervento è stato sempre effettuato per garantire il rispetto delle leggi e delle regole vigenti. E, anzi, l’obiettivo è stato sempre quello di valorizzare le buone pratiche avviate dalle strutture del Ministero”.

La chiusura del sito sarebbe stata disposta per “garantire il rispetto delle leggi e delle regole vigenti”; il sito agiva, dunque, fuori legge.

Il 13 aprile, dplmodena.it viene riaperto al pubblico senza alcuna – almeno apparente – modifica della sua struttura e dei suoi contenuti. Legittimo chiedersi cosa ne avesse determinato la chiusura e soprattutto avere una risposta dal Ministero.

A sette giorni dalla riapertura del sito ed a quindici dalla sua chiusura, tuttavia, l’impresa sembra impossibile. La ricerca di una risposta è una storia nella storia che merita di essere raccontata.

Il 15 aprile invio all’indirizzo SegreteriaDGInnovazioneTecnologica@lavoro.gov.it una mail con una richiesta di spiegazioni e chiarimenti sulla vicenda. L’indirizzo non è di fantasia ma è pubblicato sul sito del Ministero.

Ricevo immediatamente una risposta automatica che merita di essere pubblicata “Gentile utente, La informiamo che con decorrenza 9 settembre 2011 la Direzione Generale per l’innovazione Tecnologica e Comunicazione è stata soppressa. Le competenze sono state suddivise tra la Direzione Generale per le politiche del Personale, Innovazione, Bilancio e Logistica e la Direzione Generale per le politiche dei Servizi per il Lavoro, rispettivamente per l’informatica generale e per quella dedicata ai servizi per il lavoro. La preghiamo pertanto di volersi rivolgere agli uffici competenti scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica  CentroServiziInformatici@lavoro.gov.it<mailto:CentroServiziInformatici@lavoro.gov.it>
Distinti saluti
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”.

Inoltro immediatamente la mail all’indirizzo fornitomi ed il 16 aprile, ricevo una nuova risposta, questa volta, non automatica.

Eccola: “Buonasera. La nostra struttura si occupa esclusivamente degli aspetti tecnici relativi ai sistemi dell’Amministrazione per qualsiasi informazione di altra natura può rivolgersi alla: Direzione Generale per la comunicazione e l’informazione in materia di lavoro e politiche sociali. segreteriadgcomunicazione@lavoro.gov.it Cordiali Saluti”.

Mi sento nel gioco dell’oca e mi vien da chiedermi se non fosse più facile per il Ministero inoltrare le mie richieste di comunicazione agli uffici competenti anziché continuare a fornirmene di nuovi ma, decido di andare avanti e inoltro, immediatamente, la mia mail al nuovo indirizzo ed ai nuovi interlocutori.

E’ il 16 aprile. Evidentemente, questa volta, i destinatari della mail sono quelli giusti perché non ho avuto alcuna risposta.

E’ vero che il sito è stato riaperto ma manca la risposta ad una domanda ineludibile: perché il sito è stato chiuso? Quali provvedimenti sono stato adottati per evitare che altri siti siano chiusi in futuro?
Sono domande legittime?
Se sì, si aspettano risposte.

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