La Procura di Milano ha chiesto il fallimento delle holding private della famiglia Ligresti Sinergia e Imco.  La richiesta di fallimento è stata inoltrata ieri mattina alla sezione fallimentare dal pm milanese Luigi Orsi titolare dell’inchiesta sul gruppo Ligresti. Sinergia, la cassaforte della famiglia dell’ingegnere di Paternò, detiene il 20% di Premafin, oltre a una serie di terreni e proprietà immobiliari, mentre Imco è la società di costruzioni del gruppo. Ora si tratta di capire quali possano essere le conseguenze della richiesta di fallimento sull’operazione di salvataggio di Premafin-Fonsai. L’udienza potrebbe tenersi già tra un mese circa al tribunale fallimentare di Milano.

Ammonterebbe a oltre 100 milioni di euro il deficit patrimoniale di Sinergia-Imco le holding della famiglia Ligresti per le quali ieri la procura di Milano ha chiesto il fallimento. Secondo le valutazioni della magistratura a fronte di attivi derivati dagli immobili che si aggirano attorno ai 290 milioni, i debiti delle società sono di circa 400 milioni.

La richiesta di fallimento da parte della Procura di Milano delle holding della famiglia Ligresti Sinergia-Imco spalanca le porte anche alla possibilità dei magistrati di procedere, sotto il profilo penale, con un’inchiesta per bancarotta fraudolenta.

La decisione da parte della Procura di presentare l’istanza di fallimento è arrivata dopo che è stata verificata l’impossibilità, per la mancanza di un accordo tra i creditori, di approvare un piano di risanamento (ai sensi dell’articolo 67 della legge fallimentare). La situazione delle società è molto preoccupante e in assenza di un concordato preventivo o un accordo ai sensi di un altro articolo della legge fallimentare (il 182/bis), il fallimento delle società pare inevitabile.

E’ presto per capire quali saranno gli impatti della richiesta di fallimento di Sinergia-Imco su Premafin, la controllante del gruppo Fonsai di cui il 20% del capitale è in mano a Sinergia. Certo, il fallimento di una controllante è molto pericoloso per la società controllata. Ai Ligresti resta comunque in mano un 30% di Premafin attraverso un sistema di holding lussemburghesi, mentre un altro 20 della società è detenuto dai 2 trust off share che la Consob ritiene riconducibili alla famiglia siciliana. L’articolo 67 della legge fallimentare, sul quale le banche creditrici delle holding non hanno trovato un accordo, prevede la predisposizione di un piano di risanamento che non transita dal tribunale e non è sottoposto al controllo giudiziario, ma si realizza attraverso provvedimenti interni all’impresa.

La trattativacon Unipol. L’effetto non si limita alle due holding. La stessa Premafin sta ancora trattando per entrare in sinergia con Unipol. E peraltro proprio ieri sera si era registrato un colpo di scena, perché Unipol ha proposto di fissare già al 66,7 per cento la quota che la compagnia assicurativa bolognese avrà nel nascente maxi polo assicurativo. Proposta che ha spiazzato Fondiaria Sai, tanto che i consigli d’amministrazione della Fonsai e della Milano Assicurazioni vengono definiti dall’esito “aperto”. La decisione dei due board non è insomma così “scontata”. Il cda Premafin tornerà a riunirsi dopo quelli di Fonsai e Milano.

Articolo Precedente

La Cina cattura nuovi vantaggi

next
Articolo Successivo

Il testa coda di Monti sull’Imu

next