Come per la pillola del giorno dopo e la pillola abortiva RU486, anche l’arrivo della pillola dei cinque giorni dopo, a base di Ulipristal acetato, è stato accompagnato dalle consuete polemiche. E’ in vendita da meno di un mese infatti, per la precisione dal 2 aprile, e un gruppo di 85 parlamentari ha già chiesto che ne venga bloccata la vendita, perché si tratterebbe non di un contraccettivo d’emergenza, bensì di un farmaco dall’effetto abortivo. Eppure l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha spiegato da tempo che la contraccezione d’emergenza agisce evitando il concepimento, che non ha effetti abortivi e che il meccanismo d’azione di Ulipristal acetato è quello di inibire o ritardare l’ovulazione. Tra l’altro l’Italia è l’unico Paese, tra i 28 dove la pillola è commercializzata, in cui il medico è tenuto a verificare l’assenza di una gravidanza preesistente attraverso un test di gravidanza negativo, basato sul dosaggio delle beta Hcg, come indicato dall’Agenzia italiana del farmaco (da fare o con esame del sangue o con un semplice stick delle urine reperibile in farmacia).

Ma per l’associazione parlamentare ‘Intergruppo per il valore della vita’ non basta. Vogliono che la vendita sia sospesa, e a tal fine hanno presentato un’interrogazione al ministro della Salute, Renato Balduzzi. “Ci sono i margini per uno stop alla commercializzazione – sostiene il senatore del Pdl, Stefano De Lillo – . Secondo le regole europee, infatti, l’Italia deve accettare l’immissione sul mercato di un farmaco già in commercio negli altri paesi, solo laddove tale farmaco non risulti in contraddizione con le leggi nazionali, ma Ellaone è in contrasto sia con la legge 194 a tutela della maternità, sia con la legge 405 sui consultori”. Per queste ragioni, annuncia, ”presentiamo una interrogazione al ministro Balduzzi per sapere se non ritenga che la presentazione del farmaco Ellaone come antiovulatorio sia in contraddizione con i dati in letteratura e se non sia pertanto immorale e illegale indurre il consumatore, attraverso una informazione non corretta, ad utilizzare il prodotto al fine di prevenire un concepimento, cioè come anticoncezionale, mentre il meccanismo è prevalentemente antiannidamento o abortivo”. Gli 85 deputati presenteranno anche un esposto all’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato ”affinchè venga data una corretta informazione alle donne che volessero utilizzare tale farmaco”.

Una mossa puramente demagogica, secondo Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Coscioni. “La pillola dei 5 giorni dopo non è abortiva – rileva – anzi rappresenta un valido strumento per la salute delle donne, svolgendo un ruolo importante per scongiurare il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza. E’ tempo di finirla con queste ridicole divisioni tra coloro che si autodefiniscono per la vita e il resto del mondo. L’effettiva scissione è tra coloro che vedono i cittadini solo come elettori, come questi 85 parlamentari che fanno pura demagogia apportando tesi a-scientifiche e oscurantiste, e coloro invece che fanno politica per tutelare realmente i diritti dei cittadini in quanto persone”.

Le stesse società scientifiche italiane di ginecologia hanno più volte assicurato che la pillola non ha effetto abortivo ma contraccettivo. ”Questo farmaco – spiega il presidente della Società medica italiana per la contraccezione, Emilio Arisi – inibisce l’ovulazione della donna per 5 giorni dalla sua assunzione; in questo lasso di tempo, gli spermatozoi muoiono e la donna, dopo un rapporto a ‘rischio’, non può dunque restare incinta. Si tratta quindi di un farmaco contraccettivo e non abortivo”. Dello stesso avviso anche il presidente della Società italiana della contraccezione, Carmine Nappi: ”E’ escluso che tale farmaco abbia effetti negativi su di una gravidanza già instaurata, ma l’efficacia di EllaOne dipende in gran parte dalla tempestività con cui è somministrata”. Lo stesso Balduzzi aveva detto, neanche un mese fa, che se saranno ”rispettate le indicazioni dell’Aifa è possibile evitare che questi strumenti diventino una occasione di pericolo e di rischio per la salute”. Si attende ora la sua risposta in Parlamento.

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