Gurbanguli Berdymukhamedov con il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad

Le idee del signore sono infinite. Il signore in questione è Gurbanguli Berdymukhamedov, un ex dentista che a febbraio è stato rieletto con il 97 per cento dei voti alla presidenza del Turkmenistan, quarta maggior riserva mondiale di gas naturale. Berdymukhamedov, pur non beandosi di un culto della personalità pari al suo predecessore Niyazov, ama comunque farsi ammirare come uomo d’azione che eccelle nello sport: spesso alla televisione nazionale lo si vede correre, cavalcare, andare in biciletta, giocare a pallavolo o praticare judo e taekwondo. Anche per questo, il mese scorso ha istituito in Turkmenistan la “Settimana della Salute e della Felicità”, e ha deciso di utilizzare i proventi del gas per coronare il suo sogno: organizzare un campionato nazionale di hockey su ghiaccio in un paese per la maggior parte desertico e dove le temperature raggiungono tranquillamente i 50 gradi.

Come riporta il giornale di stato Neutral Turkmenistan (per Repoter Sans Frontiéres il Turkmenistan è il terzo peggior Paese mondiale per libertà di stampa), Berdymukhamedov ha chiesto che ogni dipartimento ministeriale crei la propria formazione di hockey su ghiaccio per partecipare al torneo. Il quotidiano ha poi riportato i commenti entusiasti del ministro dell’Interno e raccontato come anche la polizia stia attrezzando una squadra. La settimana scorsa, il presidente dopo aver vinto in mattinata una gara automobilistica per le strade della capitale Ashgabat, nel pomeriggio ha messo i pattini e si è esibito in una lunga pattinata prima del fischio d’inizio della partita per inaugurare il nuovo palazzetto del ghiaccio della capitale. Altri ne saranno costruiti nel deserto del Karakum (delle sabbie nere) che occupa quasi l’80 per cento dell’intero territorio del Turkmenistan.

Questo allucinante delirio di voler istituire un campionato di hockey su ghiaccio nel deserto, entra di diritto nei primi posti della classifica delle leghe sportive più assurde mai istituite. Gli altri tentativi arrivano dagli Stati Uniti. A cominciare dalla Nasl (North American Soccer League), il campionato di calcio che negli anni ’70 e ’80 vide tra le sue fila strapagati fuoriclasse sul viale del tramonto come Pelé, Beckenbauer, Cruyff, George Best e Chinaglia. Il torneo cominciò con 6 squadre e all’apice (1978-81), grazie ai massicci investimenti delle televisioni, poteva contarne 24. Ma non riuscì mai a sfondare: la media spettatori non salì mai sopra i 15mila e nel 1985 chiuse i battenti. Oltre ai campioni, la Nasl è ricordata per lo strano regolamento: fuorigioco spostato oltre la metà campo, abolizione del pareggio con rigori in movimento a fine partita, classifica cannonieri che contava anche gli assist oltre che i gol.

Cambiare le regole per rendere gli sport più avvincenti è anche l’idea alla base dei tornei di Slamball e Xfl. Il primo è un campionato di basket nel quale è privilegiato l’aspetto più spettacolare del gioco: la schiacciata. Per questo si gioca in una gabbia e sotto canestro, al posto del parquet, sono disposti quattro tappeti elastici per favorire i salti. Il contatto è libero e, quando un giocatore subisce fallo, invece dei tiri liberi gioca uno-contro-uno da metà campo contro chi gli ha fatto fallo. Creato sull’onda del successo del wrestling nei primi anni zero, è rapidamente declinato. Da una costola del wrestling era nata anche la Xfl: un nuovo torneo di football americano da giocarsi durante la pausa del campionato della Nfl (l’originale). Regole limitate: in pratica non esistevano falli di gioco, mentre erano benvenuti gli insulti gridati ad alta voce dai giocatori, dal pubblico e dallo speaker.

La Xfl doveva essere sport soprattutto televisivo: ogni giocatore aveva infatti una telecamere montata sul casco. Si disputò però solo per una stagione (2001) e poi si perse nel nulla. Non si è mai concretizzata invece – e per fortuna – l’idea della All-American Basketball Alliance: un campionato di basket alternativo alla Nba dove le regole rimanevano le stesse ma cambiavano i criteri di selezione dei giocatori. Avrebbero potuto giocare solo giocatori nati negli Stati Uniti e i cui genitori naturali fossero di razza caucasica. Annunciato a gennaio 2010 come il torneo che avrebbe riportato il basket alle radici, fu bloccato sul nascere. Ma chi avesse nostalgia di questi assurdi tornei non si preoccupi, presto in Turkmenistan, grazie al presidente Berdymukhamedov, andrà in scena un favoloso campionato di hockey su ghiaccio nel deserto.

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