La musica non è gratis, mettetevelo in testa una volta per tutte! Scriverla, suonarla e infine produrla, costa! Quindi occorre sostenerla.

Non ci credete? Proviamo allora ad entrare nello specifico, facendo (orientativamente) i conti della spesa.

Fatti salvi “i soliti noti”, in Italia le band – anche quelle con un discreto seguito – si autoproducono o perlomeno scendono “a patti” con la casa discografica. Significa mettere in preventivo una serie di costi per arrivare al prodotto finito, ovvero il cd o qualsivoglia press kit digitale del progetto.

Da dove si vuole cominciare se non dallo studio di registrazione? Per editare un disco possono servire almeno due settimane di lavoro, tenendo presente che una giornata lavorativa con il fonico potrebbe costare circa trecentocinquanta euro.

Non siete convinti? Che cosa ne penserete allora nello scoprire che il concepimento del mastering è un’operazione in grado di comportare una spesa almeno di mille euro? Parlare poi di estetica del progetto non è certamente di poco conto; i saldi, infatti, non abitano le boutiques dei grafici. Photoshop e In Design saranno pur la risposta snella e filante dell’immagine ma costano! Per evitare una copertina amatoriale è facile ipotizzare almeno ottocento euro. Resta la stampa e relativa produzione del disco; il prezzo di 1000 copie con cd in due colori e relativo booklet di dodici facciate è di un euro e cinquanta per copia. Aggiungeteci infine il tedio procurato dalla contestatissima Siae (secondo il numero di copie e altre amenità varie) e se, nonostante tutto, continuerete a rimanere scettici, ci penseranno gli oltre diecimila euro dello scontrino (prezzo ivato) finale a fugare ogni dubbio residuo.

Abbiamo chiesto a Luca Giovanardi – leader dei Julie’s Haircut – di illustrarci la questione. La band sassolese, proprio in questi giorni in studio, è un chiaro esempio di quanto espresso.

1 • Caro Luca, facciamo i conti in tasca ai Julie’s. Quanto sostenuto corrisponde a verità?

Difficile dirlo. I calcoli proposti sopra si riferiscono a una produzione di media grandezza realizzata in modo tradizionale. Più o meno quello che facciamo noi ma non è l’unica via. Ecco, quello che mi pare mancare sono i costi di promozione e ufficio stampa, che sono fondamentali. Che te ne fai di un garage pieno di dischi se lo sai solo tu?

2 • Qual è l’iter al quale si affidano i Julie’s?

La registrazione dei dischi dei Julie’s Haircut da un punto di vista artistico ed economico è auto prodotta. Solo in un secondo momento il master viene ceduto – in licenza e a tempo determinato – ad un’etichetta esterna.

3 • E a quel punto cosa succede?

La casa discografica si occuperà della stampa e della commercializzazione, tenendo presente che ad essa corrispondono tutti i costi (stampa, grafica, distribuzione, promozione). Il gruppo solo in un secondo momento, percepirà una percentuale sulle royalties.

4 • La gestione del progetto cosa prevede?

La cosa importante da capire è quali possono essere le proprie potenzialità e quindi muoversi di conseguenza, tenendo presente i costi che devi affrontare e le probabilità di rientrarne.

5 • Una regola che può valere anche per un esordiente?

Non esiste una regola precisa valevole per tutti. In questi casi far circolare gratuitamente qualche pezzo può risultare il miglior biglietto da visita; se sei uno che colpisce, le cose si muoveranno.

6 • Rientrare dalle spese è un’utopia?

Occorre capire che per gli artisti il disco è un investimento, i guadagni eventuali arrivano dalle tournée e questo vale per i piccoli quanto per i grandi.

7 • Tutto questo riguarda soltanto il mercato indipendente oppure vale anche per le Major?

La differenza la fanno i soldi i quali mancano a tutte le latitudini, quindi i calcoli valgono in generale. Non avendo mai lavorato per una grossa casa discografica, suppongo che da un lato si possano avere più garanzie, ma dall’altro esistono ovviamente anche più obblighi.

8 • Cosa pensi del Download illegale?

Che è un dato di fatto. Le generazioni più giovani non hanno conosciuto l’epoca in cui la musica o la compravi o non la sentivi, per cui per loro non viene vissuto come un reato o un torto. Questo rispecchia anche il forte senso materialista che si avverte oggi: la musica è una roba immateriale, perché mai dovrei pagarla?

9 • Come sopravvivere a tutto questo?

Come dicevo sopra: conoscendo molto bene come stanno le cose e agendo di conseguenza, costruendo giorno per giorno.

La play list di questa settimana è stata gentilmente consigliataci dai Julie’s Haircut! Andrea Scarfone chitarrista/bassista della band ha selezionato per noi “9 gruppi 9” italiani. In molti casi i link permettono il download gratuito e legale, non solo del brano in questione ma dell’intero album.

Enjoy!

9 canzoni 9 … per salvare la musica

Lato A

Parting and Weeping • Quakers and Mormons

Piovono Pietre • Fine Before You Came

Heart & Soul (Live in Luxembourg) • Julie’s Haircut

Troppo Facile • Gazebo Penguins

Lato B

Crazy in Love • Heike Has The Giggles

Sanremo • Mariposa

Plumy Tale • Dumbo Gets Mad

Figlio del Diavolo • Marquez

Thomas • Cosmetic

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